Ex Aec, senza di loro la scuola andrebbe in malora. Senza scuola nessuno li paga.
Sono lavoratori e lavoratrici della scuola. Lo scorso 20 maggio si sono ritrovati davanti l’assessorato alle politiche sociali per uscire dall’invisibilità. Sono gli assistenti ai ragazzi disabili e svolgono un ruolo fondamentale che sorregge l’ intera struttura scolastica, ma nella piramide lavorativa sono
gli ultimi degli ultimi.
La complessità della loro posizione lavorativa è indice della loro precarietà e dell’ingiustizia che devono subire. Sono assunti da cooperative con contratti ad ore a tempo determinato o indeterminato e grazie al jobs act se non lavorano non vengono pagati. Ecco perchè spesso d’estate svolgono altri lavori, (in nero ovviamente), perchè in teoria sono assunti ma non possono
percepire la disoccupazione. Gli ex AEC svolgono un servizio che è stato smantellato ed esternalizzato da decenni. Il comune di Roma indice ogni due/tre anni bandi di gara per appaltare il servizio alle cooperative sociali, e gli operatori e le operatrici si ritrovano così a passare repentinamente da una cooperativa all’altra dovendo sottostare a tutte le modifiche che ciò implica di volta in volta. Parliamo di migliaia di lavoratori in tutta Roma.
Da circa tre anni è sorto a Roma un comitato autorganizzato di lavoratori e lavoratrci riunitosi nel “Comitato romano AEC” che si è fatto promotore, grazie anche ai sindacati di base, di uno sciopero che ha visto il 70% di adesioni. La richiesta era ed è stata una: l’internalizzazione. Basta con i cambi di cooperative, con gli appalti, con il contratto ad ore. Il loro lavoro è di pubblica utilità ed è il Comune che se ne deve occupare.
Ma perchè il Comune usa le cooperative per un lavoro così essenziale? Roma Capitale è in crisi da parecchi anni, mette a bilancio i soldi per le cooperative degli ex Aec e questi soldi tardano sempre ad arrivare. Le cooperative più solide pagano i lavoratori tramite prestiti bancari che vengono elargiti in attesa di essere rimborsati dal Comune di Roma. Questo genere di meccanismo non vale solamente per gli ex Aec ma per tante cooperative di servizi del Comune. Se il Comune internalizzasse tutti i lavoratori probabilmente non potrebbe pagarli in tempo e si creerebbe una crisi potentissima. Le cooperative in realtà ammortizzano questo sistema di
debito.
Con lo scoppio del lockdown nonostante le direttive regionali e ministeriali per lo sblocco dei fondi a bilancio nelle casse delle amministrazioni, il Comune di Roma non sta erogando i soldi necessari al pagamento degli stipendi degli ex AEC. Il risultato è che dal 4 marzo molti lavoratori e lavoratrici non percepiscono alcuno stipendio, nessuna disoccupazione, nessun bonus, nessun sostegno. Siamo di fronte all’assurdo.
Tutto ciò che in questo paese ruota intorno ai rottami del welfare si basa essenzialmente sul sacrifico delle persone. I lavoratori e le lavoratrici vengono sottopagati e maltrattati con il ricatto che li tiene legati del servizio essenziale che svolgono. Il Comune di Roma come tutto il bel paese fa leva sul lavoro di cura per garantire una tenuta sociale perchè fa da collante a tutto ciò che è essenziale per la nostra vita, per la nostra riproduzione sociale. Se molliamo la presa, cade tutto. Personale sanitario, personale della scuola, operatori sociali, volontari se mollano loro cade tutto.
Allora la domanda è: cosa o chi permette la tenuta?
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