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Fast food shutdown! In UK è in corso un’ondata mai vista di scioperi nei fastfood

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Il 4 ottobre la Gran Bretagna è stata protagonista di uno sciopero senza precedenti, che ha interessato l’intero paese. Le lavoratrici e i lavoratori di McDonalds, TGI Friday’s e Wetherspoon per il mondo del fast food e di Uber, UberEats e Deliveroo per il mondo del delivery e del trasporto, hanno incrociato le braccia e attraverso picchetti a sorpresa e manifestazioni improvvisate sono riusciti ha portare , ancora una volta, al centro del dibattito pubblico la condizione lavorativa presente nelle grosse multinazionali e nel mondo della gig economy.

La mobilitazione non ha interessato solo UK, ma si inseriva in una più vasta mobilitazione internazionale che ha interessato paesi e città di quattro continenti diversi; in particolare molte azioni di solidarietà sono state compiute negli USA dove sindacati e gruppi di lavoratori hanno colto l’occasione per sostenere non solo lo sciopero britannico ma anche per rilanciare la lotta negli Stati Uniti. Lo sciopero è stato indetto da molteplici trade union, tra cui: United Private Hire Drivers (UPHD), IWW Couriers Network Strike, BFAWU (Bakers, Food and Allied Workers’ Union), Unite the Union, IWGB (Independent Workers Union of Great Britain), GMB (General Municipal Boilermakers).

La mobilitazione si regge su due principali istanze: l’aumento della retribuzione salariale e il miglioramento delle condizione lavorative sia per quanto riguarda lo spazio fisico di lavoro che la scansione dei turni e il carico di lavoro stesso, quest’ultimo più che raddoppiato a seguito dei licenziamenti sistematici degli ultimi anni.

Le grosse multinazionali della ristorazione, in primis McDonalds, si avvalgono del contratto “flessibile” ovvero che non comporta gli stessi impegni e doveri da parte del datore di lavoro presenti invece nei contratti a tempo indeterminato e determinato. Il contratto permette alle aziende di avere a disposizione i lavoratori in maniera flessibile, ovvero sulla base di specifiche necessità, quali il periodo dell’anno e la presenza di temporanei maggiori o minori afflussi di avventori. Inoltre consente alla direzione del personale di compiere rapidi tagli al personale in modo da allinearsi alla politica generale sostenuta dall’azienda in specifiche finestre temporali. Le politiche del personale sono connesse all’adozione di strategie economiche mirate all’aumento degli utili. Una prima strategia sostiene il taglio massiccio del personale, senza chiudere punti vendita, con conseguente aumento del carico di lavoro su un ristretto gruppo di dipendenti, la cui paga rimane invariata; una seconda strategia vede il taglio alla manutenzione delle strutture e alla qualità del posto di lavoro. Le due politiche sono spesso impiegate dalle grosse aziende unitamente di modo da aumentare gli introiti senza dover fare investimenti né aumentare la qualità del servizio. I lavoratori di JD Wetherspoon, McDonald’s e TGI Fridays chiedono che la paga oraria sia aumentata a 10£ con inoltre un miglioramento dei contratti, in quest’ultimo riguarda anche la possibilità di ricevere le mance durante l’orario di lavoro cosa invece ad oggi vietata dagli accordi lavortivi, questo riguarda soprattutto gli impiegati in JD Wetherspoon che è la più grossa catena di pub presente in UK.

 

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Per i lavoratori del delivery la mobilitazione si è incentrata anch’essa sull’aumento della retribuzione, in particolare i riders e autisti di Uber vogliono essere pagati 5£ per consegna più 1£ per ogni miglio percorso. Questo perché lo scorso mese il colosso della gig economy ha ridotto la soglia minimi di pagamento per ogni consegna da 4.26£ a 3.50£. Uber, come le altre aziende presenti nella “nuova economia”, motiva l’impiego per i propri lavoratori di contratti di lavoro autonomo e la non elevata retribuzione sostenendo che le mansioni svolte sono “lavoretti” e che sono utilizzati come strumento di arrotondamento del guadagno mensile e non come unica fonte di profitto, inoltre esprime come la natura stessa del lavoro in questione comporta un’adozione da parte di esso della sola popolazione giovanile, impegnata perlopiù nel mondo della formazione superiore e universitaria. Questo tipo di narrazione permette all’economia digitale di riprodurre forme di sfruttamento del lavoro classiche dell’economia di mercato, ottenendo valore grazie alla messa a disposizione di forza fisica (i riders per poter eseguire il loro lavoro e ottenere un guadagno decente devono fare il più alto numero di consegne nel minor tempo possibile) oppure grazie alla messa a valore della produzione cognitiva di uomini e donne, il tutto viene sostenuto dall’impiego della tecnologia digitale nel funzionamento dell’azienda e nella gestione del personale. L’interfaccia elimina gli ostacoli e le spigolature presenti nella vecchia organizzazione industriale e della produzione in generale acuendo lo sfruttamento del lavoro in tutti i campi sociali e estendendo la valorizzare a tutte le dimensioni dell’esistente, disintegrando confini e scansionature temporali di vita già in precedenza rotte. La composizione di Uber, come delle altre multinazionali del delivery, smentisce però la narrazione da essa sostenuta infatti una rilevante fetta dei lavoratori impiegati nell’azienda utilizza il sistema come principale strumento di sostentamento e inoltre la composizione generazionale non è totalmente schiacciata sugli strati giovanili ma vede anche la presenza di fasce d’età avanzate.

La questione del tempo è per i lavoratori dello sciopero di estrema importanza, la flessibilità richiesta comporta l’imposizione di orari pressanti e stancanti non tenenti conto della salute psico-fisica degli impiegati, che si trovano a fare lunghi turni notturni e poi magari a dover iniziare un altro turno per un altro lavoro a causa della scarsa paga, oppure a recarsi a scuola o in università.

La giornata del 4 ottobre ha visto l’impiego di una molteplicità di pratiche di sciopero. Gli impiegati nel mondo della ristorazione hanno compiuto picchetti e presidi di fronte ai punti vendita e in contemporanea diversi cortei hanno attraversato le strade delle città, con l’obiettivo di portare lo sciopero nelle strade e di raggiungere le sedi delle aziende in questione o altri punti vendita per diffondere la mobilitazione.

I riders e i guidatori Uber hanno invece fatto cortei in bicicletta e motorizzati, riuscendo a Londra ad occupare l’ingesso della sede di Uber UK. Le città interessate sono state: Londra, Glasgow, Brighton, Cardiff, Newcastle, Plymouth, Southampton e Manchester.

In particolare negli Stati Uniti è stata l’occasione per la campagna “Fight for $15”, presente anche in Canada, per rilanciare la mobilitazione in Nord America, dove negli ultimi mesi importante è stata la mobilitazione dei lavoratori del fast food. Gli stati attivi nella mobilitazione sono stati: Wisconsin, Connecticut, Illinois, Georgia, Michigan, California and Florida.

Elemento da evidenziare è quindi la natura internazionale dello sciopero che ha permesso alla mobilitazione di avere una maggior portata sia in termini contrattuali che mediatici. Inoltre la mobilitazione sia in Gran Bretagna che negli Stati Uniti è proseguita in questi giorni, nel primo caso protagonisti sono i riders di Uber mentre nel secondo i lavoratori del mondo del fast food, soprattutto di McDonalds.

 

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