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Foodora mente sapendo di mentire!

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Nelle scorse ore, tramite un botta e risposta giocato tra quotidiani cartacei e social netowrk, il Ministro del Lavoro DiMaio e l’amministratore delegato di Foodora Cocco hanno rilanciato il dibattito sul tema della cosiddetta “gig economy” e in particolare delle condizioni di lavoro dei suoi addetti, i riders.

Se l’ad della multinazionale del food delivery ha parlato esplicitamente di una legge in gestazione che obbligherebbe aziende come la sua a lasciare il mercato italiano, più che alle generiche risposte di DiMaio sul fatto che il governo abbia “dichiarato guerra al precariato” preferiamo affidarci alle parole di Deliverance Milano che smonta pezzo per pezzo le fesserie di Cocco.

Andrea Cocco, CEO di Foodora Italia, in un’intervista al Corriere della Sera, ha dichiarato che se il Ddl “dignità” del Ministro del Lavoro Di Maio dovesse entrare in vigore, la società tedesca sarebbe costretta a scappare dall’Italia. Falso!

IL CASO TEDESCO

In Germania i fattorini di Foodora sono contrattualizzati come lavoratori dipendenti. Sono subordinati a tempo determinato. Che vuol dire questo? Che chi lavora nel food delivery tramite piattaforma non è un collaboratore ma un lavoratore dipendente a tutti gli effetti.

SUBORDINATI IN ITALIA

E a Foodora in Italia? Ci sono contratti a tempo determinato per alcuni lavoratori anche se la cosa non viene pubblicizzata e la maggior parte dei contratti è co.co.co. per i fattorini. È la solita storia del lavoro precario: qualcuno è più garantito e qualcuno non lo è, perché costa meno all’ azienda che ci deve mangiare sopra. Noi sappiamo per certo che Foodora Italia stipula anche contratti subordinati a tempo determinato di sei mesi ai riders.

COCCO SPIEGA LA GIG ECONOMY

Che cosa ha detto in realtà il Country Manager di Foodora Italia con la sua intervista? Andrea Cocco ha spiegato come funziona l’economia on demand dei lavoratori alla spina: tutto il rischio d’impresa viene scaricato sui lavoratori. I facchini in bici sono precarizzati con la scusa del lavoro autonomo e le aziende come Foodora, Deliveroo, Glovo, Just Eat, Ubereats, Domino’s pagano il meno possibile di tasse ammortizzando su una flotta “flessibile” di lavoratori le oscillazioni della domanda del mercato, negando di fatto ogni responsabilità e diritto a chi consegna.

IL RICATTO

Quello che l’amministratore esecutivo di Foodora ha espresso con le parole “Via dall’Italia” è il messaggio di ricatto che tutte le multinazionali rivolgono ai loro lavoratori e allo Stato, ogni volta che si parla di diritti dei lavoratori e si chiede alle società che fanno profitto alle loro spalle, di rispondere alle proprie responsabilità sociali. Questo atteggiamento si traduce come il tentativo da parte dei più grandi gruppi di ogni settore di imporre le proprie condizioni allo Stato per strappare i ricavi maggiori per sé. Del resto compagnie come Foodora sono piuttosto prevedibili, pretendono massamalizzare i guadagni e di pagare tasse minime, pagando i propri lavoratori al ribasso.

QUESTA NON È AUTONOMIA

Malgrado il Tribunale di Torino abbia sentenziato che i fattorini delle consegne sarebbero lavoratori autonomi, con il primo grado del processo a Foodora, noi sappiamo benissimo che non è così.
Se così fosse i corrieri del cibo avrebbero il potere di contrattare la propria paga con il proprio datore di lavoro, in base al tipo di richiesta fatta dalla piattaforma, volta per volta, esattamente come potrebbero decidere di subappaltare il loro lavoro, essendo formalmente delle aziende ad personam. Ma non è così. Tutti sanno infatti che l’uso dei mezzi propri, come un cellulare o un mezzo di locomozione, imposti ai rider dall’azienda, nell’ottica del risparmio e del taglio di spesa totale, non fanno di un lavoratore un manager di se stesso, ma un gabbato.

DECRETO DI MAIO

Il Decreto proposto dal Ministro rischia di affossare le piattaforme del cibo e il loro giro d’affari? No. Se rimane così com’è, la bozza del testo che abbiamo letto, passibile ancora di modifiche (il giro di consultazioni tra le parti è ancora in atto), impone un aggiornamento della giurisprudenza del lavoro, partendo dal presupposto che chi presta la propria opera, un servizio o un bene tramite piattaforma è un lavoratore subordinato. Detto ciò sarà in sede di contrattazione che sarà possibile definire meglio i punti delle singole richieste dei lavoratori. Ma la “clausola rider” dice anche che bisogna prendere a riferimento i contratti nazionali collettivi per definire minimi salariali, previdenza e indennità: un punto di svolta.

COSA CAMBIA?

Tutto e niente. Tutto perché la legge dice che i rider sono finalmente lavoratori subordinati e devono essere riconosciuti come tali, quindi la prossima volta che un lavoratore andrà in causa per dimostrare la propria subordinazione o farà un esposto all’ispettorato del lavoro su irregolarità contrattuali, l’azienda non potrà nascondersi dietro alla formula del “collaboratore indipendente” con la stessa facilità. Ma le aziende del food delivery potrebbero decidere di non contrattare con le parti sociali e i lavoratori le loro condizioni. Se lo facessero dovrebbero cambiare in parte la loro organizzazione interna e Foodora Italia dovrebbe applicare un modello di gestione più simile a quello tedesco (comunque sostenibile) con lavoratori subordinati full time e\o part time.

RIVOLUZIONE?

Sarebbe nel nostro piccolo una grande rivoluzione. Con punte di caduta per tutti i lavoratori digitali delle piattaforme. Finalmente i lavoratori avrebbero quello che gli spetta e gli è sempre spettato: il riconoscimento di lavoratori. Il lavoro è un diritto (come il non lavoro, ma questa è un’altra storia) oltre che una necessità. Fare consegne non è un gioco, non esiste il “lavoro quando voglio”, si lavora perché si deve e si ha bisogno di soldi. Certo in un mondo del lavoro dove si fa fatica ad ottenere una paga degna e a trovarsi un impiego stabile viene voglia di accettare qualsiasi cosa o passa la voglia di lavorare. Ma le persone hanno diritto al reddito in maniera incondizionata, esattamente come hanno diritto di lavorare in maniera garantita e tutelata. Lotteremo per ottenere questo e allargare il fronte dei diritti dei lavoratori per i lavoratori e i disoccupati, come sempre abbiamo fatto dall’inizio. Non per noi, ma per tutt*!

Deliverance Milano
Deliveroo Strike Raiders

 

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