Ferrovie. Pendolari: ‘Non può esistere solo la Tav!’
Fiumefreddo di Sicilia, 17 dicembre 2011 – Ormai da anni le scelte dei responsabili di Rete Ferroviaria Italiana si sono indirizzate a migliorare, spesso però solo a parole, esclusivamente il servizio sulle lunghe distanze. Gli investimenti, infatti, vengono rivolti solo ai treni di prestigio, e quindi solo sulle linee ad alta velocità, riservate solo ad una cerchia ristretta di utenti disposti a spendere molto e/o con esigenze particolari e a fare concorrenza al trasporto aereo. I treni locali, per i pendolari, per chi cioè deve spostarsi ogni giorno, vengono lasciati nel degrado e nell’incuria.
Le linee, le carrozze, i locomotori invecchiano, si guastano, divengono sempre meno affidabili e comodi. Eppure questi sono i treni usati da diversi milioni di Italiani al giorno.
Ma, lo ha detto anche l’amministratore delegato di Rfi, questi sono rami aziendali che non interessano e che occorre privatizzare. Ecco perché, anche in Italia, sono già pronte delle società private pronte a gestire il trasporto ferroviario… tanto se va male paga il cittadino. In compenso il cittadino, che poi paga, non ha diritto di protestare se il servizio scade, perché in quel caso gli si risponde “rivolgetevi alla concorrenza, in fin dei conti siete liberi di scegliere…”.
In sostanza Rfi intende impegnarsi solo  sui treni “veloci e di lusso”, lasciando il resto delle linee e dei  mezzi alle regioni. Se le regioni, dicono loro, vorranno migliorare il  servizio sarà, ovviamente, loro cura trovare i soldi ed investire.  Ovviamente, in tempi di crisi, significa dover spostare investimenti da  altri settori, ma da quali se sono tutti in crisi?
 Come dire che in pochi anni le linee verranno chiuse, infatti è  impensabile che, con l’obbligo agli enti locali di spendere sempre meno,  quindi di non fare investimenti, come se le regioni siano in grado di  gestire, non pensiamo a migliorare, i servizi di trasporto pubblico  locale.
 E’ anche questo uno dei frutti avvelenati del “federalismo”  all’italiana, quel metodo che consiste nel “cedere” agli enti locali  solo ed esclusivamente la responsabilità delle strutture non redditizie,  anche se socialmente utili senza specificare come possono operare  economicamente, visto che i trasferimenti dallo Stato sono sempre più  ridotti.
Alla fine di questo processo è evidente  che con la chiusura delle linee ferroviarie ci sarà, necessariamente, un  aumento degli spostamenti in automobile, bus, e tir. Per rendere sempre  più competitivo il treno rispetto al trasporto su gomma non è  necessario avere l’alta velocità.
 La filosofia della Tav di certo è sbagliata.
Il treno che loro hanno voluto è pagato  con i soldi di tutti, ma destinato a pochi, noi invece vogliamo un treno  che serva a tutti, ma soprattutto ai pendolari ed alla gente delle  regioni del sud, per questo si deve cambiare modo di pensare al  trasporto, renderlo facilmente accessibile, più razionale ma anche più  diffuso sul territorio e quindi più “locale” e meno centralizzato in  poche stazioni.
 Occorre invece migliorare ciò che già esiste: rendere più confortevoli e  sicuri i treni, renderli più puntuali e veloci, collegare i treni tra  loro in modo che linee possano essere meglio usate e produrne qualcuno  in più.
 Sono cose che si possono fare con pochi interventi, dal costo limitato  se si paragonano agli investimenti stanziati per le tratte previste per i  treni della Tav>>.
Giosuè Malaponti – Coordinatore Comitato Pendolari Siciliani
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