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G7 del Lavoro a Torino. Resoconto assemblea e gesticolazioni politicanti

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Si è svolta venerdì scorso una partecipata assemblea alla Cavallerizza irreale di Torino in vista del G7 del lavoro, dell’industria e della scienza in programma a Torino con un centinaio di persone presenti tra realtà territoriali, sindacati di base e associazioni; numerosi anche i singoli lavoratori, precari e disoccupati venuti a curiosare rispetto a una mobilitazione percepita come quanto mai necessaria.
Gli interventi hanno sottolineato la necessità di intercettare la voglia di riscatto e di contare che si aggira nel paese in un momento in cui la possibilità che la risposta arrivi dalle istituzioni si sta affievolendo sempre di più. Da qui la necessità di intercettare una parte della città ancora non inclusa in questo percorso. Se i vari G7 sono sempre più un rituale stanco per i padroni del mondo, visibilmente incapaci di dare una risposta sistemica alle contraddizioni che viviamo ogni giorno, è stata messo in avanti come si tratti di un’occasione su cui scommettere per far intendere un altro discorso all’interno di una crisi che è anche una crisi di senso. Questo discorso dovrebbe essere soprattutto una presa di parola a partire dalle condizioni di vita e di (non) lavoro che cerchi di rompere l’isolamento e affermare l’insopportabilità del presente che viviamo tutti. Poletti e gli altri ministri che si riuniranno a Torino sono i responsabili di questo presente che non ha nulla di inevitabile: non facciamo parlare solo loro! Alcuni interventi hanno anche sottolineato che la scelta di Torino non è casuale essendo modello di di city post-industriale estrattivista, smart e “culturale”, modello che sta però iniziando a scricchiolare sotto il peso delle sue stesse contraddizioni. Da qui la necessità di guardare alla classe lavoratrice in senso ampio vedendo spiragli di possibile ribaltamento anche a partire da quelle nuove figure sociali che abitano il nostro contesto metropolitano. È stata sottolineata da più parti la necessità di dare una copertura sindacale almeno regionale alle giornate di mobilitazione che ha ricevuto una prima disponibilità da parte dei sindacati di base presenti come anche l’importanza di dare spazio in una delle giornate a un protagonismo giovanile e studentesco. L’assemblea ha deciso di riconvocarsi a breve e di mettere in piedi diversi tavoli di lavoro.

Ancora due parole sulle varie gesticolazioni della politica cittadina e nazionale circa la possibilità di spostare o ridimensionare l’appuntamento del G7 torinese. Dopo un primo momento in cui si paventava addirittura un annullamento dell’evento a causa delle mobilitazioni che si stanno preparando, l’incontro di lunedì tra il sindaco Chiara Appendino e il ministro dell’interno Marco Minniti sembra sancire una ritirata strategica all’interno della reggia di Venaria, a sottolineare senza vergogna la distanza ormai incolmabile tra i signori della politica e le vite di quelli che dovrebbero amministrare. Il summit è effettivamente “indifendibile” come dicono loro ma non si tratta certo di ordine pubblico: sono le loro politiche, le loro facce e il loro vertice ad essere impossibili da far passare in una città con disoccupazione giovanile record e una crisi industriale ancora in atto. Ciò che fa paura è una mobilitazione ampia, radicata e radicale che punti il dito contro i responsabili delle miserie di tutti. Su questo punto non possiamo certo rassicurarli: è proprio quello che stiamo preparando.

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