Mo’ mangiatevi ‘ste brioches
E niente. Vuoto pneumatico. Avevano annunciato un G7 umanitario che avrebbe discusso dei problemi della disoccupazione tecnologica, della povertà, dei salari, ma alle roboanti dichiarazioni che avevano lanciato in queste settimane ha fatto seguito il nulla. Più che un incontro tra i rappresentanti dei sette paesi più potenti del mondo sembra di aver assistito ad un convegno di odontoiatri, solo con cravatte di lusso, banchetti dionisiaci e migliaia di poliziotti a difenderli. Il tutto ovviamente pagato con i soldi di tutti.
La difficoltà nel difendere il proprio operato si coglie già dalle dichiarazioni che Poletti ha rilasciato nella giornata di sabato mentre la manifestazione contro il G7 era ancora in corso. Il freddo e burbero ministro del lavoro, tra i più odiati di questo governo e solito a uscite per lo meno inappropriate, si lascia andare in un non sense psichedelico ammettendo in sostanza che i giovani ne hanno ben donde di essere incazzati, anche se non proprio tutti tutti partecipano alle manifestazioni.
Il meglio però lo dà uno spompato Matteo Renzi che dopo qualche settimana da palombaro in silenzio sotto il pelo dell’acqua approfitta di questa occasione per rimettere il naso fuori. Dice che con questo G7 hanno fatto una figuraccia. E in effetti loro l’hanno fatta di sicuro, costretti a mettere a nudo le proprie grazie, inseguiti da una mobilitazione determinata che in ogni contesto è riuscita a mettere in crisi l’apparato disposto per difenderli e a far emergere un pezzo di città, di paese reale che speravano di tenere ben lontano dalla Reggia in cui si erano rifugiati.
L’ ormai ex “ragazzo d’oro” del PD se la prende con quei consiglieri comunali 5 stelle che con uno scatto di dignità hanno deciso di non sottostare alla narrazione dominante e di venire a misurarsi con le voci dei molti lavoratori, disoccupati, abitanti dei quartieri popolari e giovani che hanno deciso di mobilitarsi in questa occasione. Peccato però che ai piani alti dell’amministrazione comunale il timore sia tanto e che inserito il pilota automatico del profilo istituzionale la sindaca Appendino si lanci negli inviti ai ministri a visitare la città, nelle strette di mano agli aguzzini dei lavoratori, nella solita attestazione di stima e solidarietà a delle forze dell’ordine che ben volentieri le farebbero lo sgambetto per ridersela di gusto con le incrostazioni di potere del PD. Quello che probabilmente da Piazza Palazzo di Città non si riesce a capire è che solo una rottura di quel profilo istituzionale, solo una politica coraggiosa all’attacco dei potentati cittadini, una politica di ridistribuzione delle risorse tra chi ha meno e non riesce ad arrivare a fine mese, può essere efficace. Pena l’adattarsi, il compromettersi e subire gli attacchi in difesa con il cerino in mano ad aspettare che magari, ma proprio magari, un altro profilo istituzionale conquisti il governo nazionale e faccia arrivare qualche soldo da queste parti.
Il vuoto pneumatico si registra anche dalle parti delle redazioni dei giornali che aspettavano da giorni di titolare di città devastate, di torme di selvaggi e un po’ con l’amaro in bocca e il gusto della sproporzione si sono dovuti adattare a parlare di guerriglia urbana per continuare a tralasciare il fatto che quel corteo ha incontrato il sostegno degli abitanti di Torino e Venaria affacciati alle finestre delle loro case o di fronte ai negozi, che in quel corteo dai lavoratori agli studenti tutti volevano arrivare alla Reggia, tutti sono rimasti a sostenere chi ci provava, tutti avevano deciso di esserci. Perché in Italia le vittime della loro crisi si possono solo compatire: guai a parlare di quelle che hanno deciso di alzare la testa. Qualcosa non quadra se solo sabato tutte le testate nazionali tentavano di criminalizzare la mobilitazione di migliaia di persone contro il G7 mentre ieri non esitavano a denunciare le violenze dello Stato Spagnolo contro i catalani durante il referendum. I conflitti sociali altrui sono sempre più comodi dei nostri.
Eh niente…
Mo’ mangiatevi ‘ste brioches.
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