‘Giù le mani dall’articolo 18’: tute blu in strada. Contestato il Pd
Si moltiplicano le prese di posizione e le mobilitazioni anche nel territorio pisano a difesa dell’articolo 18 e contro i diktat della ministro Fornero pronta ad andare avanti con una riorganizzazione del mercato del lavoro – in cui si riducono i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici – anche senza l’intesa con i sindacati.
E tra i primi, ancora una volta, a ribadire con forza il proprio no alla politica del governo sono stati nella giornata di ieri gli operai della Piaggio che su iniziativa della RSU della Fiom hanno scioperato. I lavoratori si sono radunati in fabbrica e da qui hanno poi sfilato in corteo per le strade della città, con un quarto d’ora di sosta sui binari della stazione ferroviaria.
Le tute blu hanno attraversato le strade principali di Pontedera, lanciando slogan contro il governo e fermandosi anche davanti alla sede del Pd pontederese. Qui, con un megafono, è stato improvvisato un comizio in cui è stato rimproverato al Partito Democratico di “aver preso posizione a fianco del governo e non con i lavoratori nella battaglia per la cancellazione dell’articolo 18”.
La protesta davanti la sede del Partito Democratico ha però stizzito il Pd, che in una nota del suo segretario provinciale, Francesco Nocchi, la definisce “incomprensibile”: “Sulla riforma del mercato del lavoro abbiamo una posizione chiara, quella che Bersani e Fassina ripetono da mesi. Nel metodo riteniamo sia necessario un accordo tra le parti sociali prima che il provvedimento arrivi in Parlamento. Nel merito abbiamo sempre chiesto – e continueremo a farlo – interventi a garanzia e tutela dei lavoratori e in special modo dei soggetti più deboli, lotta al precariato, allargamento dei diritti di cittadinanza (maternità, malattia, ferie, ecc) e maggiore tutela delle forme di lavoro autonomo. Non sono proposte improvvisate, ma il frutto di anni passati a stretto contatto con i lavoratori e con le loro associazioni. Il Pd sostiene il lavoro che Cgil, Cisl e Uil stanno facendo in queste ore per arrivare al tavolo della trattativa con una proposta comune, anche sull’articolo 18. Perché protestare proprio contro tutto questo?”
L’adesione allo sciopero in Piaggio, intanto, secondo quanto riferito dai sindacalisti, è stata molto alto: le linee produttive all’interno dello stabilimento si sono fermate con circa l’80% di adesione allo sciopero.
“La rapina ingiustificata e pesantissima delle pensioni è stata il primo atto di una politica economica radicalmente contraria agli interessi dei lavoratori – denunciano dalla RSU della Fiom della fabbrica di Pontedera – che le organizzazioni sindacali non hanno voluto né saputo contrastare. Ora il Governo, debole e remissivo quando si toccano gli interessi di altre classi sociali, sta per intervenire sul sistema di tutele sociali (riduzione drastica della cassa integrazione e della mobilità) e su diritti fondamentali come quello previsto dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori”.
Da qui la richiesta e la sollecitazione che viene al sindacato dagli operai della Piaggio è lo sciopero generale di tutte le categorie: “Non avrebbe senso aspettare ancora e non ha senso continuare una trattativa con il governo che – è evidente – non porta altro che un peggioramento dei diritti e delle tutele. E’ necessario reagire con lo sciopero generale di tutte le categorie, per rispondere direttamente e con la decisione necessaria alla Confindustria e a tutto il padronato, che di questa politica sono i mandanti. E per far capire a tutte le forze politiche e sindacali – compresa la Cgil – che la classe lavoratrice richiede una svolta radicale nella politica economica e sociale e ha tutta la forza necessaria per farlo”.
Proteste e blocco della Vicarese anche alla Ceva di Lugnano, un’azienda dell’indotto della Piaggio, dove la Rsu ha proclamato un’ora di sciopero dalle 11 alle 12. “Siamo usciti dallo stabilimento – racconta Sandro Soldani RSU Cobas della Ceva – e abbiamo bloccato il traffico per circa 40 minuti in un centinaio di lavoratori, spiegando agli automobilisti le ragioni della nostra protesta”. Altre due ore di astensione sono state proclamate sempre nella giornata di ieri a fine turno.
E sempre nel pomeriggio di ieri, invece, i Cobas hanno organizzato un volantinaggio davanti alla stazione. “Sotto tiro – spiegano dal sindacato di base – è la tutela prevista dal famoso articolo 18 contro i licenziamenti individuali privi di “giusta causa”, per permettere alle aziende pubbliche e private e agli enti pubblici di inventarsi di sana pianta motivi “economici” o “disciplinari” per licenziare chi vogliono: in particolare, i lavoratori e le lavoratrici che non chinano la testa e resistono ai progetti di trasformazione dei luoghi di lavoro in caserme, sul modello della Fiat di Pomigliano, dove gli operai – schiacciati sotto il terrore di essere licenziati e di precipitare nella disperazione – subiscono condizioni terribili che li distruggono fisicamente e li umiliano moralmente”.
“Il governo intende ridurre ai minimi termini l’indennità di cassa integrazione – proseguono ancora – abolendo quella in deroga e quella straordinaria per cessazione dell’attività aziendale, oggi finalizzata a ritardare di 24 mesi il licenziamento, per indennizzarlo, quando sopravviene, con la “mobilità” (12 mesi per chi è sotto i 40 anni; 24 mesi per chi ne ha tra 40 e 50; 36 mesi per chi ne ha più di 50). E si vuole abolire la stessa indennità di mobilità, sostituendola gradualmente con una specie di indennità di disoccupazione, ribattezzata ASPI (Assicurazione Sociale Per l’Impiego): indennità che, a partire dal 2016-2017, durerà soltanto 12 mesi per i licenziati con meno di 55 anni; 18 mesi per quelli con più di 55 anni; 36 mesi -pare, ma non è affatto certo- per quelli con più di 58 anni. Con la pensione che sarà ancora di là da venire”.
E per la giornata di oggi a promuovere un presidio davanti agli uffici dell’amministrazione provinciale sono i Cobas della Provincia.
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