Guerra del latte: un primo quasi accordo che non soddisfa nessuno
Al quinto tentativo ieri dal tavolo tecnico di filiera in Prefettura a Sassari un primo verbale firmato: latte mai sotto i 72 centesimi e possibilità di un rialzo del prezzo con il ritiro del pecorino romano invenduto dal mercato. Positivi gli industriali, “piccoli passi” per i pastori presenti in trattativa. Ma tra chi ha lottato in questo mese prevale lo scontento.
“Un mese di latte buttato per nulla, era la stessa proposta dell’inizio”, è questo il commento più ricorrente sui gruppi facebook della protesta. Con 72 centesimi al litro siamo infatti ancora ben al di sotto del costo di produzione che si aggira tra i 76 e gli 80 centesimi. Dall’incontro al Viminale in avanti i tavoli hanno ripreso centralità nella lotta, ricostruendo delle rappresentanze e rileggittimando una strategia di compromesso per ottenere dei primi risultati. “C’è chi vorrebbe tutto e subito. Non abbiamo la bacchetta magica” si difende Falchi, noto esponente di MPS presente al tavolo in rappresentanza della lotta. Il fronte dei pastori si trova spaccato tra chi sostiene l’esigenza dello sciopero e del blocco a oltranza mantenendo la rigidità di un euro a litro e chi ha sentito il bisogno di tenere unito il fronte davanti alle sofferenze di uno sciopero così lungo, cercando una mediazione unilaterale. Gli industriali infatti non sono mai andati oltre i 72 centesimi e hanno posto come condizione il ritiro da parte dello Stato delle migliaia di tonnellate di Pecorino romano invenduto stoccato nei magazzini dei caseifici. 52 milioni di euro nelle tasche degli industriali e l’elemosina di 12 centesimi al litro ai pastori. Chi ha continuato a non conferire per oltre venti giorni si sente beffato. Piovono critiche su questo primo verbale, rispetto al quale, gli stessi pastori presenti al tavolo di trattativa mettono le mani avanti: “non è stato firmato nulla, nessun accordo. Venerdì ci sarà un’assemblea a Tramatza per spiegare i contenuti di questo primo verbale. Solo dopo si vedrà come affrontare il nuovo tavolo di filiera fissato per il 7 marzo in cui i tecnici del ministero dovrebbero fissare le griglie che all’aumento del prezzo del romano sul mercato dovrebbero fare aumentare il prezzo del latte, da 72 centesimi in su. Siamo fiduciosi perché il mercato si è già ripreso”. Il campo della trattativa insomma rimette al centro l’interesse della filiera più che quello di parte dei pastori in lotta come testimoniato anche dalla condanna unanime nell’incontro di ieri dell’attacco a un camion del latte, svuotato e dato alle fiamme, che viaggiava nella notte di lunedì per conto del caseificio Pinna. Un episodio che segnala una tensione non sopita e che minaccia di ritornare in forme di mobilitazione più virulente a fronte di un eventuale accordo eccessivamente insoddisfacente.
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