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H&M / XPO: la lotta paga e batte i pugni sul tavolo!

Si tratta di un primo passo verso il cambiamento sostanziale dell’organizzazione del lavoro che dovrebbe vedere il passaggio per tutti e tutte al tempo indeterminato nelle prossime settimane. Questi primi risultati, strappati grazie a più di un mese di lotta dura, scioperi e picchetti, sono estesi a tutti i lavoratori e le lavoratrici, non solo agli iscritti S.I. Cobas, e si tratta di un primo duro colpo alle retoriche con cui i padroni organizzano i crumiri, specialmente nel magazzino di Stradella (PV) dove molti e molte giovani hanno esitato ad unirsi alla lotta seguendo le proprie logiche individualistiche e di meritocrazia dello sfruttamento dove “farsi il culo” sarebbe garanzia di successo e appagamento personale.

Tuttavia nulla è scontato e solo la capacità di continuare la mobilitazione, costringendo anche H&M ad aprire il tavolo di trattativa e a riconoscere il sindacato, di allargare la basi della lotta nei magazzini e il collegamento tra i vari poli logistici in cui sono presenti le controparti aziendali può essere garanzia di sostanziali passi in avanti. È solo dal rapporto di forza complessivo che riescono ad imporre le lotte sul medio-lungo periodo che scaturiscono i risultati, come questi ultimi anni di mobilitazioni nella logistica, anni di “crisi”, stanno dimostrando. Non bisogna mollare la presa quando l’azienda cede. Sappiamo, altresì, che qualsiasi governo, ad esempio quello Renzi, può cambiare le carte in tavola con leggi che garantiscono sfruttamento ed erosione dei diritti, vedi job act, quindi la battaglia si situa sempre su un piano politico che trascende i risultati ottenuti sulla singola vertenza.

Lo sguardo deve quindi avere una prospettiva sociale che colloca le lotte e le soggettività in lotta dentro i magazzini all’interno del complesso reticolo determinato dalle realtà territoriali, dall’accesso a beni e servizi e in generale delle politiche complessive che regolano i rapporti tra capitale e lavoro dove il rapporto di forza ottenuto nelle vertenze deve farsi sociale, rigettando al mittente i costi della crisi che vengono scaricati verso il basso, trovando nei territori in tensione alleanze e legami che agitino politicamente il fatto che “la lotta paga” quando collettivamente si sottrae la direzione della nostra vita a padroni e governanti.

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