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Il G7 scappa a Venaria? Roviniamogli il banchetto!

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Prima a Torino, poi a Milano, infine a Venaria, ma solo tre giorni anziché sei, perché per il Ministero dell’Interno è più facile garantirne il tranquillo svolgimento. Rispetto al g7 su lavoro, tecnologia e industria 4.0 nelle settimane scorse i media hanno ampiamente riportato il tira e molla in corso nelle sfere istituzionali, tra chi non voleva perdere “un’occasione” per il Sistema Torino e chi non voleva avere rogne nella città più povera del nord Italia e che più di altre ha subito i processi di de-industrializzazione.

E’ così i ministri del lavoro preferiscono rinchiudersi alla Reggia di Venaria, nell’isolamento delle residenze sabaude con le porcellane di casa Savoia. Altro che questione sicurezza, è una questione di tranquillità. La loro, ovviamente. I responsabili delle decisioni politiche che immiseriscono le nostre vite vogliono agire indisturbati, nuova aristocrazia che impone il proprio potere senza dover rendere conto a nessuno. Le contraddizioni che agitano la società e la loro espressione devono essere neutralizzata dal dispositivo sicuritario e mediatico. Nei desideri di chi governa la società, proprio una piazza potenzialmente nemica deve essere confinata e ridotta all’impotenza. La voglia di prendere i ministri e i loro lacché a pedate nel culo, il grido di chi è stufo, può essere espresso solo a patto che sia svuotato di ogni possibilità concreta di incidere.

Un ingraggio di questa macchinetta è stata la sindaca Chiara Appendino che ha incontrato il Ministro dell’Interno Minniti per garantire il tanquillo svolgimento di un consesso percepito da tutti i torinesi al meglio come uno spreco di soldi in un contesto di povertà dilagante. Nonostante alcune voci di critica all’evento, il movimento 5 stelle invece di manifestare con un gesto politico forte non solo la propria contrarietà al grande evento inutile ma anche l’estraneità al sistema partitico e ai suoi meccanismi di potere se ne fa garante.

Vecchi maestri in quest’arte sono i redivivi dell’ennesima incarnazione dell’“estrema sinistra” che per l’occasione pensano a un g7 laterale e alternativo con star della politica internazionale. Sarà mica per far finta di non capire che la mera possibilità di ogni alternativa comincia con la cacciata dei sette gozzoviglianti ministri che hanno messo in ginocchio un paese e una generazione intera?

Se il potere scappa cosciente della propria inconsistenza si impone la necessità d’inseguirlo e di stanarlo, dare corpo e voce a chi è stanco di subire. E in questo paese, in questa città sono tanti. Riuscire a mettere i bastoni tra le ruote a Poletti e la sua cricca è difendere la possibilità non solo di un futuro migliore ma semplicemente di un presente accettabile. Hanno cattive intenzioni e vanno fermati: ne va della nostra sopravvivenza.

Quelli davanti a noi non hanno paura dei simboli. Lo scenario che si sono platealmente ritagliati i ministri è quello di una nobiltà chiusa nelle residenze reali, estranea alle sofferenze popolari a cantare in coro uno sprezzante ritornello «che stringano la cinghia, che facciano più stage, che aprano una partita IVA… che mangino brioche!». Qualche moderno sanculotto (o meglio sancontratto!) riuscirà a bussare alle loro porte? Noi scommettiamo di sì!

 

 

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