Il “salvinismo” sfidato dalla realtà
Personaggi controversi e viscidi quale un buon esempio è Matteo Salvini, venuto alla ribalta grazie a un’attenta costruzione mediatica e politica, a volte possono cadere nella trappola dei loro stessi fuochi di paglia. Senza alcuna pretesa di previsione, può essere interessante andare a sviscerare la costruzione dell’immaginario sul quale si è basata la sua credibilità. Può essere utile nella misura in cui permette di non allarmarsi per ipotetici avventi di neofascismi e per individuare su quali assi le bolle di sapone del Capitone potrebbero esplodere.
Durante questo anno di governo gialloverde poche sono state le parole d’ordine ripetute quasi alla nausea da parte del Capitone : la volontà di lavorare per la nuova Europa, basata su una presunta vera democrazia per mettere fine all’arroganza di Francia e Germania; lo stop agli sbarchi per un’Italia protetta dagli invasori stranieri e per la sicurezza interna al Paese; la retorica della famiglia farcita da Vergini Marie e benedizioni. In ognuno di questi leit motiv, carte vincenti almeno sul piano del discorso, Salvini si esibisce in un gioco di prestigio che si regge su un equilibrio, non del tutto precario, che da un lato incide sul piano reale della criminalizzazione dei corpi e della delegittimazione di qualsiasi istinto di umanità, ma che dall’altro si muove in una dimensione del tutto immaginifica che non ha portato a nessuna trasformazione delle condizioni materiali dei cittadini di questo Paese. Se il reddito di cittadinanza ha avuto modo di espletare, in minima parte, questa funzione, distribuendo qualche briciola su un territorio devastato, sicuramente non è bastato e non basta a risolvere in profondità questa contraddizione. Seppur ancora non sembra ci siano stati profondi sommovimenti di insoddisfazione, al di là delle più recenti contestazioni, determinate ma ancora limitate, al Sud della penisola e attivatesi su questioni ben materiali, quali la questione delle autonomie e di un’Italia a due velocità, resta valido pensare che Salvini oltre a dichiarazioni di salvezza non abbia salvato gli italiani dalla crisi generale in cui versano.
Andiamo con ordine. All’interno del discorso salviniano la posizione antieuropeista è volta ad alimentare la retorica sovranista secondo la quale l’Italia dovrebbe svincolarsi dai poteri forti europei per trovare un’uscita dalla crisi che si fondi sulla chiusura verso l’esterno in virtù della costruzione di una comiunità nazionale che abbia volontà difensiva. Con le sue mosse politiche internazionali però, Salvini ha dimostrato, come per esempio con il suo viaggio negli States a giugno scorso, di saper scegliere il campo in cui stare. Le velleità sovraniste si ridimensionano dietro l’ombra di un’autocandidatura a diventare pedina dei giochi mondiali, riconfermando il servilismo italiano nei confronti degli USA e dando sponda a chi, dall’altra parte dell’Atlantico, punta alla distruzione dell’Unione Europea, a un indebolimento della Cina e a un’accelerazione della guerra all’Iran dando appoggio a Israele. Di certo non siamo qui per ricordare certi eventi per volontà di conservare un’Europa che è tutt’altro che l’ultimo baluardo della difesa della democrazia di fronte a istanze nazionaliste e autoritarie. Allo stesso modo di Salvini, il fronte dei difensori dell’UE suscita ilarità quando si spertica nella difesa di questo ordinamento giuridico sovranazionale che altro non è che l’estensione dei confini nazionali delle grandi potenze nel controllo, nel disciplinamento, nella crisi del debito e nella richiesta di pagare in nome di un sistema liberal-democratico che affama e uccide.
L’altro grande cavallo di battaglia di Matteo Salvini, direttamente collegato al disegno di mantenere lo Stato italiano unito sulla base di rigurgiti razzisti, è la strategia del controllo interno ed esterno. Se da un lato Salvini è riuscito a dirottare qualche nave verso altre coste, si ricordi il caso Aquarius di qualche mese fa, accolto da Pedro Sanchez nel porto di Valencia a seguito del rifiuto del ministro nostrano, o altri casi di navi di ong che sono state rimpallate tra Italia, Malta e Spagna, dall’altro non viene mai sottolineato come in realtà gli sbarchi che avvengono tramite ong siano residuali rispetto ai dati sul totale delle persone arrivate. Non solo, è bene sottolineare come il discorso umanitarista, inteso unicamente come obbligo morale nei confronti dei più poveri, se non evidenzia come prioritari e determinanti i motivi che obbligano le persone a spostarsi rischi di aprire margini di azione in questi mari a chi sta in tutt’altri Oceani. In questo modo, si dà spazio all’utilizzo di questo discorso come arma di pressione nei confronti dell’UE da parte degli USA, facendo così il gioco di Salvini che diventa strumento di indebolimento su Bruxelles. Inoltre, se il decreto sicurezza bis ha permesso di fare il pugno di ferro con gli altri stati europei per bloccare l’approdo in Italia di navi di organizzazioni umanitarie internazionali, ha permesso anche una stretta all’interno dei confini nazionali. Come scrivevamo qui https://www.infoaut.org/migranti/decreto-sicurezza-bis-ingiustizia-e-stata-fatta, il decreto sicurezza bis è un tentativo di una riorganizzazione della società in cui il disagio sociale, la marginalità nonchè il dissenso, vengono criminalizzati e repressi. L’inasprimento delle pene per tutti quei reati che riguardano l’espressione di uno scontro con la forza pubblica è un elemento che avrà conseguenze reali per tutti coloro che non solo partecipano a manifestazioni di piazza, ma anche per chi si autorganizza nella quotidianità delle proprie vite attraverso varie forme ai limiti o al di là della legalità imposta.
Le mosse politiche di Salvini sono state condite da farsesche rappresentazioni che attraversano tutto lo spettro del ridicolo. La Madonna è stata chiamata in causa più volte, diventando centro delle polemiche in particolare quando è stata ringraziata per il decreto sicurezza bis. Una malcelata strategia propagandistica che intende toccare il cuore dell’elettorato che nella Madonna ci crede e magari ci affida pure i suoi figli perchè ha paura di rimanere senza casa, senza lavoro, senza reddito. Come in altre occasioni abbiamo sottolineato, l’operato di Salvini in fatto di diritto di famiglia ha dato spazio a disastrose proposte di legge, come il già citato decreto Pillon. Anche in questo caso, se la propaganda alimenta la retorica familistica, che ha come unico interesse quello di mantenere la famiglia tradizionale unita per farne il nucleo su cui basare l’intera riproduzione sociale, le reali conseguenze verranno vissute da tutte quelle donne che non dispongono di mezzi materiali per la sopravvivenza minima.
La facilità con la quale Salvini ha scalato le classifiche, oltre alla costruzione di un immaginario che si gioca sulle direttrici di classe, razza e genere approfittandosi e fomentando la competizione tra gli esclusi dal sistema di profitto per evitare che vi si pongano in contrapposizione, ha trovato terreno fertile grazie a tutte quelle forze della sinistra liberal, PD in testa, che a ogni piè sospinto sgomitano per farsi garanti di una qualche libertà che ha ben poco sapore. Da Zingaretti che invoca all’accoglienza, alla Boschi che si indigna per i diritti delle donne negati, a chi difende la Fortezza Europa come unica tutela per i diritti umani, siamo di fronte all’unione delle forze globaliste del grande capitale in un’affannata corsa per bloccare il nuovo fascismo che avanza. Il rischio di assumere un discorso antifascista che faccia da spalla a un frontismo di questo tipo è esistente tanto quanto questi stessi poteri sono quelli che hanno permesso l’avanzata di posizioni che in Italia ben incarna Salvini.
Ad oggi il Capitone ha smosso qualche altro equilibrio provocando una crisi di governo che, se in seguito alle elezioni europee i motivi di disaccordo tra i due partiti Lega e M5S sono stati vari, dalle riforme delle autonomie, a quella della giustizia, alla questione della flat tax, all’elezione di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione europea, ha visto nella mozione sul TAV il motivo che ha portato alla crisi definitiva. Non furono del tutto sbagliati, quindi, i calcoli del ministro dell’Interno nel forzare la mano sui due fronti, quello del suo disegno di riforma economica e quello di porsi come unico garante perchè l’Italia non finisse schiacciata da Berlino. Già qualche tempo fa si era iniziata a paventare la crisi di governo ed era proprio rispetto all’elezione della presidente alla Commissione Europea, in quell’occasione Salvini si era tirato indietro e aveva lasciato Di Maio fare la figura di chi appoggia gli stessi personaggi voluti da Francia, Germania e liberal. Ursula Von der Leyen rappresenta bene un vento di austerity cammuffato da brezza sociale, risultando una figura di garanzia per l’Unione Europea e Salvini, così facendo, si era mostrato come l’unico ancora in grado di arginare il comando tedesco. Non a caso nella corsa alla normalizzazione mondiale, la crisi di governo si è consumata emblematicamente sulla questione Alta Velocità, tra incapacità proverbiale dei 5 Stelle mista alla volontà di costruzione dell’opera di Lega, PD, Forza Italia e chi più ne ha più ne metta, delineando la forza di un fronte che sceglie un progresso e uno sviluppo spudoratamente capitalisti. Ancora una volta il MoVimento sbaglia i suoi calcoli permettendo così l’azzardo del Capitone che provoca la crisi proprio su questo nodo cruciale, proprio nel pieno di un’intesta estate NOTAV. Provocando la crisi d’agosto Salvini ha pensato di evitare il rischio del taglio ai parlamentari, seppur ora si dica disponibile alle riforme, puntando tutto sulla manovra economica sulla quale non si era ancora trovato accordo. Con la flat tax, che prevede la fine della tassazione progressiva per una tassazione “piatta” uguale per tutti i soggetti al di sotto di una determinata fascia di reddito, Salvini proclama l’abbassamento delle tasse ma che, nemmeno troppo celatamente, va a vantaggio di una fascia di popolazione già (o ancor) benestante. Si può leggere tra le righe di questo progetto l’intenzione di andare ad accumulare il sostegno di una parte del suo elettorato, quello della piccola e media impresa, ma dato che il campo della sua base sociale è particolarmente disomogeneo, occorrono i mezzi e gli strumenti politici che solo una campagna elettorale può regalare per tentare di capitalizzarlo, dando un colpo al cerchio e uno alla botte.
Nell’immediato dei giorni successivi all’annunciata crisi, il Salvini Beach Tour ha raccolto, al di là delle aspettative, insulti e contestazioni dal Sud al Centro Italia e, oggi, l’intervento di Conte in Senato arriva in un momento in cui Salvini viene tacciato di essere un buffone disperato per aver ritrattato sulle sue più ferree posizioni proponendo maxi rimpasti di governo con un M5S che non vuole più saperne di lui e del suo Carroccio. Oggi viene quindi tracciata la fine di questa esperienza di governo e il presidente del consiglio rassegna le dimissioni passando il testimone a Mattarella che vedrà il da farsi. Le dichiarazioni che si susseguono in aula minuto dopo minuto sono da fare accapponare la pelle. Il “da troppo poco tempo passato di moda Matteo Renzi” invoca il bene delle famiglie italiane invitando Salvini a non giocare sulla pelle dei cittadini, il suo alterMatteoEgo risponde augurando buon governo al partito di Bibbiano elevandosi a paladino della famiglia e invocando la protezione della Madonna.
Se è chiaro come non sia necessario annoverare il sovranismo salvinista come unica leva per scatenare guerre e odi perchè fino ad oggi i tesorieri della libertà liberal, dagli USA anteTrump, alla Merkel, al francese Macron, ininterrottamente contestato da 40 sabati a questa parte, hanno sfigurato un mondo intero con le loro partite a risiko, la libertà dell’ “uomo libero” Salvini che dichiara di non aver mai visto un fascismo che vuole il voto popolare è certamente ripugnante. Il suo tentativo di risignificare il concetto di libertà come risultante del disegno sovranista si frantuma nel becero sforzo di costruire una risposta alla crisi che soddisfi il bisogno apparente di una comunità che si regga sulla competizione tra i soggetti che stanno nel crocevia delle contraddizioni di questo sistema di governo. La “libertà” a cui fa riferimento Salvini non è una libertà liberale ipocrita, né una collettiva, ma è la libertà palese, ad ogni costo di sfruttare uomo e natura. Lo è perchè al di là del velo del personaggio che si batte contro i poteri forti dell’UE si riconoscono i caratteri di chi ha scelto da sempre quali interessi soddisfare e chi brutalizzare. Salvini si ricandida a governare con un partito del SI alla libertà ad alta velocità, della libertà delle imprese e dello sfruttamento senza freni dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura, incarnando fino in fondo gli interessi di chi ancora vuole affamare questo Paese. Il fatto che il Capitone ci abbia tenuto così tanto a vidimare il suo ultimo biglietto da visita con il decreto sicurezza bis indica però una sottile paura che chi tiene alla poltrona sia in inverno che in estate vuole sedare. L’aver elaborato poteri e possibilità di repressione completamente sproporzionati per tentare di soffocare le contrapposizioni reali che spingono verso altre direzioni indica che, non bastassero le granite di traverso a fermarlo, ci sono delle lotte che investono le esistenze di interi territori, e la lotta NOTAV ne è un esempio prezioso, che incarnano un’altra possibilità, un’altra libertà possibile. E lottando perchè questa si realizzi fanno paura.
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