In 1000 danno il foglio di via al Questore di Piacenza
In tantissimi sono scesi in piazza oggi a Piacenza per manifestare solidarietà ad alcuni compagni tra cui Aldo Milani, coordinatore nazionale del SI Cobas. Compagni oggetto di una misura repressiva dalla questura locale, ovvero un foglio di via della durata di 3 anni. Circa cinquecento le persone che si sono trovate inizialmente al concentramento ai Giardini Margherita, per un corteo che via via si è ingrossato fino a raggiungere il migliaio di persone.
Una provocazione inaccettabile, poiché avviene sotto forma di reazione alle lotte nel settore della logistica che hanno visto negli ultimi mesi non solo i facchini aderenti al sindacato, ma anche tantissimi altri lavoratori nonché studenti solidali provenienti dai licei e dall’università, partecipare ai picchetti e scontrarsi con la polizia con determinazione.
“Dignità operaia contro sfruttamento, razzismo e repressione” era lo slogan della manifestazione. Dai numerosi interventi che caratterizzano il corteo si urla di comminare il foglio di via non ai lavoratori bensì al questore di Piacenza, di cui vengono ripetutamente chieste le dimissioni. Uno degli striscioni recita “Fogli di via = fascismo! Stiamo uniti!”, mentre a livello di composizione davvero importante è la partecipazione numerica di migranti e di solidali venuti da fuori (solo da Bologna sono partiti 3 pullman).
Il corteo ha attraversato anche le zone di Piacenza a più alta densità abitativa migrante, per rompere la classica rappresentazione del corteo che si snoda unicamente per le “zone bene” delle città; ma anche per sottolineare il ruolo importante della componente migrante nelle mobilitazioni della logistica.
Quella componente migrante che è stata troppo spessa ritenuta incapace di mobilitarsi e che invece viene oggi ad emergere come componente irriducibile a continuare a subire certe condizioni di ricatto. Per questo oggi la solidarietà ad Aldo Milani è espressa da tutti quelli che al dominio e allo sfruttamento imposto delle aziende e delle cooperative non ci vogliono più stare.
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