Insieme si può rompere il ricatto: Baity è finalmente libero!
Il commento del Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio
Poche ore fa, davanti alla questura di Milano, la polizia ha caricato il presidio di solidali che voleva la liberazione di Baity, trattenuto da ieri e in attesa di processo con il rischio di essere espulso. Peccato che in tutte queste ore non si fossero nemmeno preoccupati di verificare se sussistessero motivazioni che giustificassero questo provvedimento: infatti, nonostante Baity avesse con sé tutti i documenti che attestavano la richiesta del permesso di soggiorno, qualche smemorato funzionario ha solertemente “dimenticato” di prenderne atto. E quando finalmente si sono premurati di controllare il suo terminale, hanno dovuto, loro maglrado, constatare il fatto che Baity, grazie all’avvocato che lo assiste, aveva già in corso una procedura per richiedere il permesso di soggiorno. Probabilmente è per questa ragione che erano così nervosi da caricare violentemente il presidio mentre ai piani superiori della questura la tensione era altissima: l’avvocato (che, en passant, è stato a stento avvertito un’ora prima dell’inizio dell’udienza) è stato allontanato nel tentativo di impedirgli di parlare con il suo assistito, il quale a sua volta ha subito minacce e pressioni.
L’intenzione era chiaramente quella di mandare un avvertimento intimidatorio a chi lotta per autoderminare la propria esistenza, approfittando, forse, di un posto libero su un volo per il Senegal. Infatti, non possiamo che leggere questa situazione come un tentativo da parte della questura centrale di scavalcare con un colpo di mano le pratiche burocratiche necessarie e di non curarsi delle regolari procedure legali pur di infliggere un colpo basso ai migranti che lottano e decidono di non sottostare ai ricatti. Peccato che non sempre i soprusi rimangano impuniti, a maggior ragione quando vengono portati avanti con tanta incompetenza: tutto il castello di carte che avevano costruito gli è crollato tra le mani nel giro di un’ora grazie alla rapida reazione di tutti e tutte. Ecco perché tanta stizza!
Tanti migranti che si trovano ad affrontare da soli l’arroganza delle forze dell’ordine non riescono a sottrarsi a queste prepotenze, ma Baity non era solo. Quando è stato liberato ad aspettarlo c’erano tanti compagni e amici determinati ad impedire che venisse portato via. Nei fatti di ieri e di oggi, quindi, si vede per l’ennesima volta qual è il vero volto di questa città e quali sono le vere politiche di chi la governa. Ieri un altro sgombero, un’altra casa lasciata vuota e lamierata, proprio mentre gli assessori Mazzali e Rabaiotti facevano una bella visita guidata del quartiere raccontando le loro favole di riqualificazione: si scrive riqualificazione, ma si legge sgomberi e attacchi ai poveri.
Oggi il tentativo della questura di espellere un migrante la cui unica colpa era quella di mettersi in gioco nel proprio quartiere per riprendersi quella stessa esistenza che viene costantemente negata. Qualcosa, però, si è messo di traverso ai loro piani: la solidarietà e il coraggio di chi lotta, di chi c’era ieri davanti alla casa che volevano sgomberare, di chi c’era oggi sotto la questura a resistere alle cariche e a esigere la liberazione di un compagno. La vicenda di oggi ci mostra con quanta violenza si possa scagliare l’attacco della Milano di sopra su tutti gli “indesiderati” che la abitano, ma anche come la nostra determinazione possa disinnescarlo e rispedirlo con forza al mittente: soprattutto, ci ricorda ancora una volta che insieme possiamo rompere il ricatto.
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