La critica al modello Expo è nel DNA delle lotte sociali
Questa mattina, nel corso di un’operazione repressiva relativa ai fatti del primo maggio, sono state disposte dieci custodie cautelari e cinque denunce a piede libero, per altrettante/i attiviste/i nella città di Milano e in Grecia. Otto degli arresti sono stati già eseguiti. Il capo d’imputazione più grave è quello di devastazione e saccheggio.
Per anni, il nostro laboratorio ha fatto dell’opposizione a Expo e al suo modello di governo del lavoro e dei territori una campagna qualificante. Alcuni passaggi di questo percorso sono stati espressione collettiva nella cornice della rete NoExpo, altri no. Ne abbiamo scritto e ragionato con compagne, attivisti, comitati, curiosi e morbosi in più di un’occasione, talvolta con toni aspri, senza tuttavia distogliere lo sguardo dall’obbiettivo: scardinare la narrazione universale di Expo, del suo partito politico e cementizio, della sua eredità emergenziale e normalizzante allo stesso tempo.
Oggi, nel giorno in cui la voragine del buco di bilancio scuote le fondamenta della città, arrivano a orologeria gli arresti promessi e congelati dalla semestrale pace sociale. No, non parliamo evidentemente degli arresti di manager corrotti e non lo facciamo per due motivi: primo perché non sono previsti nella metropoli dei “due pesi e due misure”, poi perché – cosa ben più importante – non ci piace nessuna galera, e lotteremo sempre per costruire una realtà senza carceri.
Qui ci troverete. Dalla parte di chi rigetta ogni tentativo di sperimentare forme sempre più sofisticate di domesticazione sociale attraverso la repressione.
Il racconto mediatico del primo maggio, proposto, riavvolto, stravolto per lunghi mesi in funzione di bavaglio sociale, diventa oggi occasione per sdoganare un archivio europeo del dna funzionale a ipotecare altre lotte sociali: in un’atmosfera da distopia Dickiana c’è chi punta a ricostruire la mappa delle relazioni, degli spostamenti, dei soggetti attivi nel quadro delle risposte alla crisi che incede.
C’è poi il reato contestato di “devastazione e saccheggio”, eredità del codice Rocco, più volte rispolverato negli ultimi dieci anni anche, come in questo caso, in assenza di condotte individuali, ma con la presunzione di colpevolezza del “concorso morale”, un teorema del terrore che i rotocalchi fagocitano con gusto. In questa dimensione geografica e politica, ci sono..
Quelli che da dieci anni resistono alla Milano di Expo2015;
Quelli che in dieci anni di governo (metà trascorsi, metà alle porte) vampirizzano ciò che ne resta;
Quelli che dieci anni li rischiano e che vanno liberati!
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