“Ladri, rivogliamo tutti i nostri soldi!” – Salvabanche in piazza a Roma
Le mobilitazioni, che variano per forma e luoghi scelti, messe in campo, da dicembre in poi, dai protagonisti della vicenda, hanno dato una risposta chiara: basta subire, basta senso di sconfitta. Anche oggi, a Roma, si è palesato questo rifiuto all’accettazione, centinaia di risparmiatori, perlopiù provenienti dalla Toscana e da Ferrara, hanno mostrato la propria voglia di lottare con un presidio in Piazza delle 5 lune, in prossimità della sede del Senato dove si è tenuta la discussione degli emendamenti che dovrebbero modificare, in parte, il decreto sul rimborso emanato dal governo, atto in cui Renzi e i suoi complici hanno provato a mettere una pezza all’enorme buco di più di 800 milioni creato, cifra che corrisponde all’esproprio subito dai 130.000 soggetti interessati. Tentativo, tra l’altro, mal riuscito che ha scontentato ancor di più i risparmiatori.
Al termine del presidio, durato qualche ora, un corteo ha sfilato brevemente per le vie di Roma e, giunto sotto la sede della Banca d’Italia, da subito additata come uno dei maggiori colpevoli del furto subito per la connivenza col sistema politico che ha permesso l’esproprio dei risparmi di 130.000 soggetti, ha dato via ad una rumorosa protesta. Un segnale importante è la presenza di varie testate giornalistiche e dei deputati e senatori del movimento 5 stelle, segno che la lotta costante, e non la stasi o le chiacchiere, riesce a dare rilevanza a una questione che altrimenti passerebbe sotto banco.
Le iniziative, però, non si fermano qua: sabato 11 giugno si terrà una manifestazione a Ferrara, lanciata dai risparmiatori che hanno subito l’azzeramento di azioni e obbligazioni della Carife. É chiara l’intenzione di continuare le mobilitazioni sempre con la stessa determinazione, cosa non scontata considerata la storia e l’età media dei soggetti. Il processo di soggettivazione procede a balzi, sta a noi interfacciarci e organizzarci con loro, per camminare insieme lungo la via che porta alla ricomposizione e non per rimanere bloccati nelle secche istituzionali.
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