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Lettera aperta al misero senatore D’Anna

Caro Senatore d’Anna,

la reazione alle sue dichiarazioni circa i terremotati che sono “troppo pretenziosi” è stata tardiva, costretta al silenzio da imbarazzo e incredulità. Ma credo sia doveroso rispondere alle sue parole, le quali hanno dimostrato, oltre che estrema prepotenza e superbia, una ben più grave ignoranza rispetto alle dinamiche socio-culturali del territorio e un’aberrante insensibilità nei confronti di una tragedia umana che ha determinato la morte di centinaia di persone, insieme alla distruzione di un vivere quotidiano (materiale e immateriale) che sarà difficile ricostruire.

Ma lei e la sua gang (Barani and co.) non siete certo noti per avere una sensibilità degna di umanità, ma piuttosto un atteggiamento sessista, fascista e bugiardo. E forse se chiedesse scusa e si facesse qualche giorno di sospensione a qualcuno basterebbe. Ma noi no, perché non vogliamo e non possiamo più far finta di nulla. Le sue parole e il suo comportamento hanno superato il limite della decenza, del rispetto e della tolleranza.

Ma proviamo ad analizzare le sue parole. Secondo quanto da lei affermato il 25 gennaio ai microfoni di ECG Regione (Radio Cusano Campus), cito: “Noi siamo un popolo strano, invece di ringraziare e di predisporsi all’apprezzamento delle cose che ci vengono date, iniziamo a richiederle con maggiore insistenza e maggiore velocità, dimenticando che quelle cose in punta di diritto non ci spettano”.

Ma scusi, per cosa dovremmo ringraziare? Per una politica che da almeno cinquant’anni a questa parte si fa sempre più corrotta, con accordi e illeciti tra i partiti al potere? Una politica che fa gli interessi di banche, multinazionali e poteri forti? Parlo degli accordi tra Errani e ABI che stanno costringendo i terremotati emiliani a pagare i mutui su case distrutte o inagibili dove non posso rientrare. Parlo delle basi militari U.S.A. in Sardegna che da anni inquinano il territorio e causano malattie mortali agli abitanti, devastando in maniera irreversibile la fauna e la flora locale.

Dovremmo ringraziare per i finanziamenti decisi dal Governo a guerre che ripudiano, con l’acquisto di 90 cacciabombardieri F35, ognuno dei quali ha un costo di circa 100 milioni di euro? O forse per l’imposizione di opere che ledono oltre che la libertà, la salute e il quieto vivere di abitanti di alcune zone italiche (parlo della Tav in Piemonte, ma anche del MUOS in Sicilia). Dovremmo ringraziare per la creazione di un fondo da 20 miliardi per salvare le banche in difficoltà, mentre la crisi imperversa nel nostro Paese e la soglia di povertà di espande sempre più tra la popolazione?

Quali sono le cose date che dovremmo apprezzare? Forse si riferisce ai 4.500 alloggi nelle 19 new town che prontamente il suo partito (almeno fino ad ottobre del 2015), capitanato da Silvio Berlusconi e supportato da Guido Bertolaso, ha consegnato alle famiglie aquilane colpite dal terremoto del 6 aprile del 2009. Case che dal settembre del 2014 sono sotto sequestro dalla Procura aquilana a causa dei crolli avvenuti per cedimenti strutturali. Costruzioni fatte con materiale scadente, con procedure edili tutt’altro che anti-sismiche, messe in piedi in poco tempo per paventare un’efficacia del Governo falsa e autoreferenziale.

Il “modello aquilano” è finito sotto accusa per “truffa aggravata per 18 miliardi, frode nelle pubbliche forniture e falso in atto pubblico”, mostrando la pericolosità degli alloggi offerti dalla “grazia dello Stato” e costati quasi un miliardo di euro. Come stupirsi allora se “nascono una serie di polemiche da parte di persone che hanno voluto decidere insieme ai sindaci di rimanere a quelle altitudini sotto le tende, perché si sapeva che le casette di legno che loro avevano richiesto ci sarebbe voluto qualche mese per ottenerle, non hanno voluto i container, non si sono voluti trasferire con una diaria garantita dallo Stato presso parenti e non si sono voluti trasferire nei grandi alberghi del litorale pescarese”.

Mi fa sorridere che parli di container come una soluzione migliore rispetto alla scelta delle casette in legno. Lasciamo perdere il sottolineare la differenza in termini di impatto ambientale e risparmio energetico. Le ricordo che tra l’Aquila (col centro-destra di Berlusconi) e l’Emilia (con Errani e il partito Democratico) i container- che ricordiamolo sono scatolette di lamiera di 30 mq2, poco accoglienti, caldissime d’estate e freddissime d’inverno a causa della loro fallacia strutturale per quanto riguarda coibentazione e tenuta energetica- hanno causato tra l’aprile del 2013 e il dicembre 2014 a L’Aquila e dintorni e tra il dicembre 2015 e il febbraio del 2016 per l’Emilia, delle “maxi bollette” fino a 2.000 euro ciascuno, che le famiglie terremotate hanno dovuto pagare.

Da quanto detto mi pare abbastanza chiaro il perché le persone del centro-Italia vogliano trovare soluzioni differenti che si distanzino sia dal “modello aquilano” che dal “modello emiliano”, i quali sono risultati non solo inefficaci e inefficienti, ma anzi produttori di ulteriore disagio e impoverimento delle famiglie colpite dal terremoto. Nel clima politico attuale caratterizzato sempre più da incertezza, preoccupazione e crisi, un sempre maggiore numero di problematiche hanno visto il palesarsi dei contrasti tra istituzioni locali, più vicine alle problematiche e ai bisogni della popolazione, svelando l’impreparazione e l’inadeguatezza dell’istituzione centrale. Caratteristiche che il 30 gennaio 2017 diversi sindaci del centro-Italia hanno denunciato in occasione della visita stile “red carpet” del Presidente della Repubblica Mattarella.

Le autorità politiche si interessano dei problemi del terremoto solo in precise occasioni strumentali per portare avanti una certa strategia politica (che sia campagna elettorale, ricerca del consenso di determinate scelte e simili). Durante ridondanti eventi la presenza di qualsivoglia personalità politica viene annunciata con modalità retoriche e sensazionaliste. Ma noi sappiamo bene che la vostra presenza fisica una a tantum con la quale vi lavate la coscienza non nasconde le vostre mancanze in termini risolutivi e di efficacia.

Mi pare comprensibile anche il perché le persone non siano disposte a “deportazioni forzate” in luoghi sconosciuti e poco ameni, abbandonando la propria casa, i propri luoghi, la propria vita. Se i politici avessero una minima preparazione “culturale”, non avrebbero difficoltà a capire cosa significa, dopo un trauma che ha distrutto tutti gli affetti materiali ed emotivi, non avere più riferimenti, sentirsi persi, umiliati, traditi, devastati. Ma nonostante questo determinati a non cedere al vuoto, attaccandosi all’ultimo appiglio di umanità, ripartire dai cocci senza abbandonate il proprio “luogo culturale”, per dare un senso alla propria esperienza, seppur traumatica, e andare avanti.

Lei prosegue asserendo: “non vedo perché si debbano dare su questo responsabilità al Governo. E poi mi dovete dire dove sta scritto che lo Stato deve concorrere alla ricostruzione delle civili abitazioni”.

Credo che prima sia necessario parlare di scelte. In questo caso scelte non fatte dal Governo attuale (con cui lei, il suo Capogruppo Verdini e il suo partito ALA vi siete schierati) e da quelli trascorsi al fine di tutelare e salvaguardare il nostro territorio, per portare avanti una politica edile anti-sismica e una educazione al rischio che tenga conto della vulnerabilità (alle catastrofi ma non solo) del nostro territorio. Insomma scelte che avessero come priorità il cittadino e la sua incolumità.

E dunque parlando di responsabilità caro Senatore, i Governi che si sono succeduti in questi ultimi anni hanno apportato la loro firma su tagli al monitoraggio e alla tutela del territorio, alla manutenzione di zone a rischio catastrofi, alle misure preventive e di sicurezza. Governi che hanno mostrato uguale indifferenza nei confronti della necessità di una cultura del rischio che parta dalle scuole (alle quali voi, dal centro-destra al centro-sinistra, avete tagliato i fondi), insegnandoci fin da piccoli come affrontare attivamente queste catastrofi. Governi che hanno interesse a perpetrare il modello di “vittima passiva da salvare” che lo Stato e il suo più potente organo a riguardo, la Protezione civile, ci hanno imposto. La vostra responsabilità, allora, è triplice: sociale, politica e morale.

Vorreste farci credere che il problema in Italia siano le emergenze, tra terremoti e migranti, e che il vero mostro sia l’Europa che non ci aiuta. Lo sciacallaggio politico portato avanti da maggioranza ed opposizione risulta offensiva come la strumentalizzazione del disastro a vostro piacimento. Le catastrofi (non solo i terremoti) che dagli anni Duemila hanno devastato il territorio italiano hanno riattivato gli interessi di uno Stato predatore che del disastro fa un’occasione capitalistica per imporre nuove modalità neoliberiste di considerare il suo rapporto con i cittadini, con le imprese, con le banche. Occasione proficua che fornisce al Governo la motivazione giusta per richiedere sempre più finanziamenti all’Europa, in nome dell’emergenza e dell’eccezionalità.

La responsabilità dello Stato dunque sta nella volontà da parte di autorità ed istituzioni di perpetrare, anziché risolvere, uno stato di continua vulnerabilità, non solo negando alla popolazione gli strumenti giusti di prevenzione e risoluzione (che esistono e/o si possono reinventare), ma estromettendo dal percorso decisionale il cittadino, che evirato della sua libertà individuale, transita dalla condizione di protagonista, coscienze delle proprie scelte, a oggetto passivo di decisioni prese da politicanti che sulla sua vita giocano a fare politica.

Urge ricostruire il nostro territorio portando avanti politiche che siano state il risultato di tavoli di discussione con i cittadini come protagonisti del processo decisionale, avvalendosi di analisi specifiche di matrice antropologica e sociale che considerino anche il valore umano delle persone coinvolte.

E qui, caro senatore D’Anna, concludo con un augurio. Che questa lettera possa fomentare sgomento e dissenso nei confronti delle modalità finora utilizzare per gestire e risolvere le crisi. Che possa aiutare a riflettere maggiormente su una situazione italiana che risulta problematiche non solo a livello sismico, ma anche e soprattutto a livello sociale, culturale e politico. Che sia capace di smuovere le coscienze e sia di buon auspicio per la creazione di una coscienza critica che ci aiuti a liberarci dalle maglie del capitalismo al quale ci avete soggiogato e a superare la visione neoliberista della persona umana che ci avete imposto.

per InfoAut, Elektra Medea

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