Libertà e dignità, Pisa manifesta in solidarietà alle rivolte nordafricane
Aprivano la manifestazione tanti ragazzi nordafricani, finalmente orgogliosi di sventolare le bandiere dei loro paesi, disegnate o cucite a mano, e desiderosi di partecipare all’entusiasmo dei loro popoli che stanno abbattendo i regimi dell’oppressione.
Il corteo, caratterizzato dalle parole d’ordine “libertà e dignità”, non si è limitato a manifestare solidarietà alle rivolte, ma ha voluto evidenziare il rapporto tra le lotte del mondo arabo e le questioni che riguardano il nostro paese, come la condizione di sfruttamento e privazione dei diritti dei migranti e la militarizzazione del territorio.
Alla partenza, nella piazza di fronte al palazzo del Comune, sono state ricordate le responsabilità della giunta pisana per quanto riguarda le ordinanze razziste tuttora vigenti all’interno del patto per la sicurezza, e l’assoluta sudditanza all’economia di guerra e alle cosiddette “missioni umanitarie”, che si incrementerà con la costruzione dell’hub militare.
Durante il tragitto è stata segnalata con uno striscione una sede dell’Unicredit, banca grondante sangue, di cui la classe dirigente libica detiene una grossa percentuale; è solo uno degli esempi degli stretti interessi commerciali tra Italia e Libia
Altrettanto importante è stata la scelta di concludere il corteo in Piazza del Duomo, la piazza che due anni fa ha visto nascere e svilupparsi le importantissime mobilitazioni dei venditori ambulanti senegalesi e dell’assemblea antirazzista, e che ora vive quotidianamente la vergogna della vigenza dell’ordinanza antiborsoni, strutturandosi come una vera e propria zona di apartheid.
Il corteo di ieri ha riproposto a distanza di anni una piccola parte di quel protagonismo migrante che così tanto ha significato nella nostra città; senza dubbio il totale smantellamento di ogni forma di diritto portato avanti a tutti i livelli di governo costringerà a mobilitazioni sempre più intense. Tanti cartelloni e tanti slogan hanno riposto l’accento sulla necessità di opporsi a strumenti di gestione della forza lavoro migrante come cie, ordinanze e sanatorie truffa. La crisi degli storici apparati di mediazione sociale per i soggetti migranti (come associazioni e comunità) da una parte e l’esempio della forza espressa dai movimenti maghrebini dall’altra, stanno segnando un solco dentro il quale la manifestazione appena passata si pone come un importante punto per un nuovo inizio. Possiamo quindi auspicare che si stia aprendo una nuova stagione di lotte per reclamare reddito e diritti, libertà e dignità.
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