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Livorno. People Care: tensioni all’uscita dalla trattativa

Da novembre i lavoratori e le lavoratrici del call center People Care di Guasticce (LI) si mobilitano contro la delocalizzazione. Queste operazioni sono possibili per il fatto che nel nostro paese non è presente nessuna legislazione a tutela dei lavoratori che impedisca lo sfruttamento dei contributi pubblici per poi chiudere i battenti una volta che questi sono esauriti. Ieri a Livorno ci sono stati momenti di tensione alla fine della trattativa coi dirigenti di People Care che non ha portato alcun beneficio ai lavoratori in esubero. È stato inoltre interrotto il consiglio comunale su richiesta del Coordinamento Lavoratori Livornesi che insieme ad operai e portuali assistevano alla votazione della Variante Anticipatrice per il via libera al nuovo Piano Regolatore Portuale.

Giovedì prossimo ci sarà un nuovo incontro al Ministero dello Sviluppo Economico sulla questione People Care.

 

Di seguito l’articolo di Senza Soste.

 

People Care, partiti i licenziamenti. Tensione all’uscita: dirigenti assediati e rincorsi

 

Momenti di tensione con aggressione ai dirigenti di People Care (Call center di Guasticce) all’uscita dalle trattative davanti al palazzo della Provincia di Livorno. Nell’incontro l’azienda non è venuta incontro nemmeno al Ministero dello Sviluppo economico che tramite il sottosegretario De Vincenti aveva chiesto ieri a Roma di sospendere l’invio delle lettere che danno il preavviso per il licenziamento previsto per il prossimo 31 maggio. All’uscita i dirigenti sono stati bloccati e rincorsi fino a quando una macchina della digos è riuscita a portarli via (il video).

Nel frattempo il consiglio comunale, in corso nel palazzo di fronte, è stato sospeso su richiesta del Coordinamento Lavoratori Livornesi e sono usciti in strada anche gli operai e i portuali che stavano assistendo all’importante votazione della Variante Anticipatrice per il via libera al Piano Regolatore Portuale. Per quanto riguarda People Care, giovedì ci sarà un altro incontro al Ministero dello Sviluppo Economico per vedere se ci sono i margini per una proroga.

Ma se l’atteggiamento dell’azienda è questo le speranze di ottenere almeno la proroga di 6 mesi sono poche. D’altra parte nell’Italia di Renzi, banche e profitti sono gli unici tutelati e con il Jobs act licenziare negli appalti è un goloso vantaggio per gli imprenditori.

redazione, 13 marzo 2015

 

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