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Modena #6dic non un passo indietro.Analisi di una giornata di lotta

Ciò è avvenuto poiché 200 studenti, insieme a lavoratori, precari e insegnati, hanno deciso di colpire e sanzionare simboli reali del potere, Confindustria e Provveditorato. Non un passo indietro è stato fatto grazie alla profonda determinazione e alla convinzione di questi soggetti nel mettersi in gioco per il proprio futuro e per perseguire i propri obiettivi.

L’associazione degli industriali rappresenta il perno di un mondo in cedimento che di conseguenza  sta portando tutta la popolazione allo sfacelo sociale: l’idea che ci siano persone che, in quanto titolari di imprese, possano guadagnare sul lavoro di altri e che il lavoro stesso debba svolgere la funzione di moltiplicare il denaro dei padroni, è una caratteristica fondamentale della società in cui viviamo.

Il conflitto di interessi tra l’arricchimento privato ed il bene pubblico è esemplificato magistralmente dalla situazione dell’Ilva di Taranto. La questione principale che si evidenzia nel capoluogo pugliese e’ il dubbio se continuare a far prevalere l’arricchimento della famiglia Riva (che da anni non ottempera ai criteri di sicurezza previsti per legge) a scapito della vita di parte della popolazione di quella città. In altre parole, si sta decidendo se per il denaro sia lecito uccidere, fuor di metafora.

Il principio per cui il fine del lavoro è il denaro e non l’utilità sociale del lavoro stesso, è quello che sta facendo divenire tutti succubi dei moderni “templi della pecunia”, cioè le banche e le borse.

Se far studiare i giovani italiani non rende denaro nel breve periodo, allora avremo gli industriali italiani, i banchieri e le borse che chiederanno allo Stato di togliere denaro destinato a quello scopo.

E’ questo che sta succedendo in Italia ed in diversi paesi d’Europa.

La rabbia degli studenti è profonda ed evidente, dato che molti di loro stanno subendo, all’interno delle proprie famiglie, i danni di un impoverimento che colpisce direttamente i figli delle classi subalterne. Questi giovani stanno assistendo al disfacimento della scuola pubblica e subiscono ogni giorno gli effetti di una subdola società che si fonda sul profitto, sull’individualismo e sulla prevaricazione. Dall’altra parte non ci si dovrebbe stupire per la presa di posizione, evidenziata in questi giorni dai giornali locali, con la quale il Sap (Sindacato autonomo di polizia) di Modena, scheda come “violenti” gli stessi ragazzi e richiede di punirli con il Daspo.

In realtà, studenti, precari e insegnanti hanno davvero dimostrato di volersi mettere in gioco, manifestazione dopo manifestazione e il 6 dicembre può essere visto come il punto di non ritorno. La loro scelta, infatti, pur colpita da manganelli, caschi e scudi, non è sfumata davanti alle telecamere, ai cordoni e alla forte repressione che continuerà nei loro confronti. Tutt’altro: la loro rabbia, fondata da quanto detto, non è stata scalfita da tutto questo e la manifestazione ha registrato una caparbia volontà di raggiungere le orecchie dei potenti nei luoghi di loro pertinenza.

Sicuramente le lotte non si fermeranno con la pausa natalizia. Infatti, a Modena da quella stessa piazza, da quel corteo e dalle sue soggettività è uscito un altro segnale importante: la chiara volontà di essere al fianco del Guernica all’interno della prossima occupazione, salutata dal mondo della formazione come un ulteriore passaggio importante per la propria lotta e per le lotte tutte.

 

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