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Napoli – In piazza per Davide Bifolco mentre il suo assassino è condannato a 4 anni e 4 mesi

In tanti e tante hanno partecipato oggi ad un nuovo appuntamento in memoria di Davide Bifolco, giovane ragazzo del rione Traiano (Napoli), assassinato dalle forze dell’ordine per non essersi fermato ad un controllo stradale alla sola età di 16 anni.

 

Negli scorsi giorni attacchinaggi nei quartieri popolari, assemblee pubbliche, dibattiti in università, campagne di promozione online avevano ricordato l’appuntamento odierno, che arriva a conclusione di uno sforzo importante da parte della famiglia di Davide (in primis del padre Gianni) a cui tanti compagni e compagne si sono legati offrendo la propria disponibilità a lottare per evitare che calasse l’oblio sulla vicenda.

 

Il corteo si è svolto con un occhio a quella che sarebbe stata la decisione da parte del tribunale rispetto a Gianni Macchiarolo, l’assassino di Davide, colui che ne decretato la morte con un colpo di pistola.

 

L’uomo è stato poi condannato alla pena di 4 anni e 4 mesi, che aldilà dell’odio indiscutibile verso l’istituzione carceraria è una pena che suona quantomeno lieve, se paragonata ad esempio al fatto che il fratello stesso di Davide, come riporta un post Facebook dell’associazione Giustizia e Verità per Davide Bifolco, due anni fa aveva subito una condanna maggiore in riferimento ad un furto.

 

Come nelle altre occasioni di ricordo e lotta relativa alla figura di Davide, amici parenti e solidali hanno sfilato per Napoli urlando lo slogan “Nei quartieri popolari zero spese militari e più servizi sociali!” continuando una campagna che vuole aprire a partire dall’omicidio di Davide una riflessione e una presa di posizione sull’emergenza sociale che si vive nei quartieri popolari napoletani.

 

La manifestazione è partita da piazza Mancini sfilando fin sotto il Tribunale, dove nel pomeriggio è stata appresa la notizia rispetto alla condanna di Macchiarolo. Negli scorsi giorni, media come Il Mattino e Repubblica avevano cercato in tutti i modi di influire a livello di opinione pubblica sulla sentenza, ad esempio sfruttando la notizia dell’arresto di Salvatore Triunfo (che era quella notte in motorino con Davide) per gettare una cattiva luce su Davide: come se andare in moto in tre fosse qualcosa da punire con la condanna a morte da parte dello Stato.

 

La famiglia di Davide e i tanti e le tante che hanno dato vita alla campagna per dare giustizia e verità alla vicenda di Davide non mancheranno in futuro di continuare a ricordare la memoria di Davide e a fare della sua morte un promemoria di cosa succede nei quartieri napoletani e in tutte le periferie colpite dai flagelli dell’austerità e della disoccupazione, e dove l’unica risposta è una assassina militarizzazione dei territori.

 

 

 

 

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