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Nessuna soluzione per la vertenza Whirpool, gli operai continuano la lotta

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L’atteso incontro tra il premier Conte e il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli, con la multinazionale americana Whirpool, si è concluso con la decisione dell’azienda di chiudere lo stabilimento Napoletano. Un tavolo in cui si è palesata in maniera evidente l’inutilità del governo.

Un anno fa, a ottobre 2018, era stato raggiunto l’accordo sul piano industriale 2019-2021, sottoscritto dal ministro Luigi Di Maio, azienda e sindacati. Il piano prevedeva un investimento per il triennio successivo, di 250 milioni, nelle unità produttive italiane, con il trasferimento nello stabilimento di Comunanza della produzione di lavatrici dalla Polonia, e la salvaguardia dei lavoratori in esubero. Inclusa nell’accordo la cassa integrazione straordinaria, che il governo si era impegnato ad accompagnare fino al 31 dicembre 2020. Il piano non è stato rispettato e, a neanche un anno dall’accordo, il 28 settembre scorso l’annuncio della cessione di ramo d’azienda ad una misteriosa società svizzera. I lavoratori e le lavoratrici dello stabilimento sanno benissimo che si tratta di un’operazione che preannuncia la chiusura definitiva della filiale ed il licenziamento collettivo. Per questo hanno immediatamente bloccato l’autostrada. Subito la mediazione di sindacati e governo che ottengono un icontro per il 16 ottobre, conclusosi appunto con l’annuncio della chiusura dello stabilimento di Napoli dal 1° novembre, vista, come dice l’azienda, la “mancata disponibilità” del governo a discutere della cessione alla Prs. Dopo la notizia, lavoratrici e lavoratori sono usciti dallo stabilimento e si sono nuovamente diretti verso l’autostrada Napoli-Salerno, bloccando il traffico in entrambi i sensi di marcia, annunciando lo stato di agitazione in tutte le fabbriche del gruppo. Gli operai hanno inoltre affermato che sono disposti ad occupare la fabbrica se non si presenteranno in fretta delle soluzioni.

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