Note ai margini di una faccenda tra il grottesco e il drammatico
In queste ore apprendiamo dai giornali che la questura avrebbe risolto il “giallo” della “sparatoria” a Quarticciolo, si parla di un “raid” finito male e i giornali ricamano intorno a questo canovaccio.
Alla soluzione del giallo, secondo quanto raccontato dal quotidiano “il Tempo”, sembrano aver contribuito le dichiarazioni spontanee rilasciate dall’uomo che si è costituito lunedì notte, oltre ai comunicati, agli appelli e ai post sui social network prodotti da alcuni sindacalisti.
Una “lite di vicinato” finita male, un regolamento di conti tra “compagni” e via dicendo.
La gravità della situazione richiede un’assoluta trasparenza nei comportamenti di ciascuno.
Per quello che ci compete sarà il nostro avvocato a dimostrare, in sede processuale, l’assoluta falsità di questa ricostruzione: per quanto abbiamo avuto modo di sentire in quartiere non c’è stato nessun raid ai danni del centro sociale la Talpa, c’è stato il gesto folle di un uomo. Questo ha provocato una reazione spontanea nel quartiere.
E’ in questo frangente estremamente confuso che è rimasto ferito un nostro compagno: nessuna sparatoria, nessun raid, un solo uomo armato ha fatto fuoco unilateralmente e a freddo.
Denunciamo dunque il tentativo della Questura e di chi ha diramato i comunicati che, di fatto, hanno lavorato congiuntamente dai momenti immediatamente successivi all’accaduto per trasformare questa drammatica vicenda in un attacco alle realtà sociali del quartiere e della città.
Non ci stupisce il tentativo della questura di trasformare noi da vittime del delirio di un gesto folle ad aggressori esecutori di raid (tentativo che è passato per interrogatori, denunce e addirittura, sembrerebbe, per pressioni ai medici che hanno operato il nostro compagno).
Ci perplime, invece, l’atteggiamento degli estensori dei comunicati. Troviamo grottesca l’ossessione nel ricondurre questa vicenda a presunte divergenze politiche, non si capisce neanche bene con chi, finendo per sostenere implicitamente che di fronte a tali divergenze sarebbe legittimo utilizzare armi da fuoco contro persone disarmate.
Paradossale che nella tragedia di un ragazzo che bene che vada prenderà farmaci per il resto della sua vita, l’unico elemento di preoccupazione è tornare in possesso della sede.
Come dicevamo ora tutto questo diventerà lavoro per il nostro avvocato, noi ci stiamo impegnando a superare un doppio sgomento: quello di essere stati bersaglio di un gesto folle che ha rischiato di uccidere un nostro compagno e quello di trovarci calunniati sui giornali e nei verbali e trascinati in un processo lungo e faticoso.
Ci stiamo impegnando perché pensiamo di avere una responsabilità verso gli abitanti del quartiere: la piazza deve tornare a essere un luogo in cui stare insieme, al sicuro, per questo ribadiamo l’invito alla città a partecipare alla Festa di Sabato 24 Giugno.
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