Nuova giornata di sciopero ai cantieri navali di Palermo
A causare la rabbia dei lavoratori il fallimento del management aziendale nell’ottenere una commessa da settanta milioni di euro che era ormai data per certa e che avrebbe dato alcuni mesi di respiro dalla cassa integrazione agli operai.
Era infatti un dato da tutti considerato assodato che, a partire da Settembre/Ottobre, i lavori di trasformazione di una delle navi del gruppo Costa sarebbero state affidate alla Fincantieri impegnando così gli stabilimenti siciliani a pieno regime e per diversi mesi. allegerendo la pesantissima situazione che si vive negli stabilimenti. È a Palermo infatti che i lavori di trasformazione (è solo quelli), sulla base del pessimo piano industriale presentato alcuni mesi fa, dovrebbero avere luogo. Tale appalto è però andato perso, diifficile capire se per la reale incapacità dei dirigenti o piuttosto per un qualche calcolo speculativo su Fincantieri e sulla sua sorte nel possibile ‘riordino’ prossimo venturo del settore pubblico ma resta il dato che, per dabbenaggine o per calcolo sciagurato, i lavoratori palermitani di Fincantieri dovranno ancora affrontare lunghi periodi di cassa integrazione.
I lavoratori hanno così dato voce alla rabbia esasperata di chi si trova dover pagare il costo dell’incapacità (o della malafede) dei manager del gruppo che per sovrammercato continuano incredibilmente a minacciare tagli draconici per i lavoratori, falsamente, accusati di essere ‘costosi’ ed ‘improduttivi’. Tutto ciò in una situazione in cui, pur nella crisi economica strutturale, il settore della cantieristica navale sta comunque dando segni di tenuta a livello globale anche in paesi come la Germania o la Francia in cui il costo del lavoro e le capacità produttive sono del tutto paragonabili a quelle del gruppo Fincantieri (tant’è che quest’ultimo appalto è stato ‘soffiato’ non dalla concorrenza cinese ma da cantieri comunque italiani).
Continua dunque la fibrillazione nei cantieri navali in cui i lavoratori, pur continaumente ricattati e minacciati non si fermano dal lottare per i propri diritti e la propria dignità.
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