Pavia: Cattaneo ordina, la polizia (gestapo) municipale esegue
Nella mattinata di martedì 3 dicembre 2013 si è svolto a Pavia lo sgombero forzato di una famiglia che aveva occupato un appartamento popolare in zona via Olevano.
Nonostante Luca, Roberta e il loro figlio di 7anni, avessero diritto ad un alloggio popolare, erano stati costretti lo scorso agosto ad occupare uno dei numerosi alloggi sfitti del comune, perchè sfrattati per morosità incolpevole. A causa di un’improvvisa malattia invalidante che ha colpito il capo famiglia infatti era venuto da tempo meno il principale reddito. L’unica proposta avanzata dal Comune era stata quella di dividere la famiglia tra dormitorio e CAV (Centro di Aiuto alla Vita in mano a CL), soluzione impraticabile anche a causa delle precarie condizioni di salute del padre, costretto a 6 iniezioni di insulina al giorno.
Intorno alle 8.30 la polizia municipale, sotto mentite spoglie, si è presentata al civico 2/d di via Reale, dove abitano Luca, Roberta e Simone, figlio di sette anni della coppia, raccontando che si trattava di un controllo dell’ASL per verificare le condizioni di agibilità della casa. Aperta la porta, l’amara sorpresa: vigili urbani in tenuta d’ordinanza intimano lo sgombero alla famiglia. Seguono le rimostranze degli occupanti i quali si dicono non disposti a lasciare la casa. A quel punto, sotto gli occhi del bambino, gli agenti iniziano a spintonare il padre che improvvisa una resistenza passiva attaccandosi al tavolo di cucina (che viene divelto dagli agenti) per evitare di essere trascinato via con la forza. Ammanettato, Luca è stato trascinato per i piedi giù per le scale, battendo più e più volte la schiena e varie parti del corpo e riportando una contusione nella parte destra del cranio. Molti sono i vicini di casa che assistono alla scena che per brutalità ricorda a molti l’intervento della polizia Gestapo durante l’occupazione nazista.
Una volta fuori, dopo aver occupato la principale arteria vicino alla abitazione insieme ad alcuni membri della rete antisfratto, gli stessi agenti consigliano a Luca di recarsi presso l’assessorato ai servizi sociali per capire cosa stia succedendo e per avviare una eventuale trattativa. Non appena giunto sul posto, però, si rende conto che si tratta dell’ennesima presa in giro, che nessuno è disposto a conferire con lui, e che, come se non bastasse, i poliziotti impediscono di entrare ad un compagno che l’accompagnava e che era al telefono con l’avvocato, il quale avrebbe voluto parlare con qualche membro dell’ufficio. A quel punto Luca, in preda alla disperazione e alla rabbia, tenta il gesto disperato di andare a mettersi nudo sotto il ponte coperto, in segno di protesta. Lì viene raggiunto dai vigili e da un’ambulanza, viene malmenato e poi condotto in ospedale.
Minacciato di TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) vien consigliato dai soccorritori ad acconsentire volontariamente ad un ricovero. Luca è stato ora dimesso in quanto riconosciuto dai medici solo come una persona disperata ma senza alcun problema se non quello delle numerose ferite e contusioni causategli dagli agenti improvvisati nazisti.
Intanto nella casa era rimasta Roberta, pronta a difendere la sua abitazione fino alla fine. Anche lei è stata portata via in ambulanza, a causa di un malore provocato dalla condizione di pesante stress cui è stata sottoposta per tutta l’intensa mattinata. Addirittura ad un medico è stato impedito dagli agenti per diverso tempo di visitarla. La scena si è svolta, per come è stata raccontata, e ci teniamo a ribadirlo, sotto gli occhi attoniti e disperati di un bambino di appena sette anni.
Questo è il supplizio che il sindaco Cattaneo e i suoi cani da guardia sono disposti a infliggere, in una fredda mattina di dicembre, ad una famiglia inerme, la cui unica colpa è stata quella di non reggere ai colpi e ai morsi della crisi, anche e soprattutto a causa di condizioni di salute complicate: Luca, infatti, fa sei insuline al giorno ed è cardiopatico, la qual cosa ha provocato il suo licenziamento e le conseguenti difficoltà economiche.
Ora ci chiediamo se sia possibile, in un paese che ha la pretesa di dirsi civile, da parte di un sindaco che non lesina le comparsate televisive per mostrare la sua bella faccia agli italiani, (peccato che i suoi amministrati quella faccia non la vedano quasi mai), ci chiediamo se sia possibile che si possano svolgere scene da macelleria messicana sotto gli occhi di un minore, nei confronti della cui tutela i servizi sociali hanno sempre mostrato particolare attenzione, tanto da minacciare la madre di sottrarglielo a causa della scelta di occupare, e ci chiediamo ancora se sia possibile scagliarsi con tanta violenza su un invalido e cardiopatico a rischio di infarto.
Ci chiediamo fin dove volessero arrivare i bonari poliziotti municipali che vediamo col loro aspetto rassicurante per le strade della città a tutelare la pace e il decoro urbano e che poi, sotto ordine di Cattaneo, si trasformano in pericolosi aguzzini.
Chiediamo alla cittadinanza fino a quando sarà disposta a tollerare che, sotto questa coltre di perbenismo ipocrita, possano svolgersi soprusi del genere e scene come quella di oggi.
Chiediamo a Cattaneo e ai suoi ascari di assumersi pubblicamente la responsabilità di questo gesto e di spiegare, a coloro che vorranno capirlo, e non saranno in pochi, cosa stia succedendo in questa città bomboniera che si appresta a festeggiare il santo natale e fino a quando saranno disposti a nascondere i gravi problemi che attanagliano questa città sotto lo sfavillio delle luminarie e delle kermesse natalizie…
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