Pavia. Ogni sfratto sarà un’occupazione
Riceviamo e pubblichiamo questo contributo sull’emergenza abitativa a Pavia dove, a fronte di centinaia famiglie aventi diritto ad alloggio popolare, verranno assegnati solo una cinquantina di appartamenti per poche famiglie. L’ennesimo paradosso in una città che possiede numerose case lasciate sfitte volontariamente da parte del Comune e concesse in pasto ai vari speculatori.
Affrontare l’emergenza abitativa significa sicuramente lottare per impedire l’esecuzione degli sfratti per morosità incolpevole che a centinaia hanno colpito e colpiranno, nei prossimi mesi, anche Pavia. In questo contesto, con novecento famiglie aventi diritto ad un alloggio popolare, verrà assegnata appena una cinquantina di appartamenti. La risposta non poteva che essere il recupero di case popolari lasciate sfitte. Case lasciate sfitte volontariamente, perché il comune da anni bada solo ed esclusivamente alle lottizzazioni – lecite o abusive che siano – e a salvaguardare gli interessi di ricchi privati costruttori, finanziatori di campagne elettorali. Centinaia di appartamenti pubblici sfitti sono la manna per la rendita immobiliare. Ora saltano fuori i “cospicui stanziamenti”, ma in realtà si tratta di centottantamila euro, poco più di quello che costa agli inquilini delle case popolari mantenere per un anno un dirigente ALER. Sarà il solito appalto che consentirà di fare affari a qualche impresa di costruttori, amici di amici.
Case lasciate sfitte colpevolmente, dicevamo, perché piccole e grandi speculazioni si consumano sulle spalle di chi di una casa ha bisogno per vivere. Come non considerare comune e ALER responsabili per la morte di Giuseppe Ongaro, l’inquilino delle case popolari suicidatosi a fine 2011 per sfuggire a uno sfratto?
Ma quando le persone, invece del gesto solitario e disperato, scelgono la solidarietà e il mutuo soccorso, allora le scuse, le menzogne e le promesse si scoprono per quello che sono: il paravento della lotta dei ricchi contro i poveri, a cui a quel punto rimane un solo strumento a disposizione, la violenza del potere.
Possono organizzare tutti i consigli comunali “aperti” sull’emergenza abitativa che vogliono. Possono mentire spudoratamente e fingere, attraverso dati palesemente falsi, che non esista alcun problema, ma la realtà ha il volto sferzato dal freddo di un bambino costretto a dormire in macchina, sotto le finestre sbarrate di case popolari lasciate sfitte per anni. La verità è che tantissime di quelle case non assegnate perché considerate inagibili, o addirittura vandalizzate dai precedenti inquilini, sono perfettamente abitabili, in condizioni migliori di tante case del centro cittadino che i palazzinari affittano agli studenti a caro prezzo. Sicuramente, sono meglio che un ponte o una stanza senza bagno in un centro di accoglienza in cui i genitori vengono pure separati dai figli, alla faccia della sacralità della famiglia.
Per questo, abbiamo contestato la passerella di assessori, associazioni di proprietari, sindacati e cantastorie riunitasi in consiglio comunale. Se vogliono fare gli struzzi, che lo facciano pure. Noi ci occuperemo dei problemi reali e materiali di decine di persone, che già sono venute a contattarci al presidio che sostiene le famiglie nel quartiere Crosione.
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