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Per chi suona la campanella

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Quest’anno più che mai la solita promessa di iniziare le lezioni con tutto il personale scolastico si è rivelata una bufala. Nonostante l’ostentata sicurezza della ministra Azzolina sul fatto che il 14 settembre le classi di tutta Italia avrebbero avuto i loro insegnanti, la prima campanella nelle scuole è suonata senza docenti e personale ATA. Siamo al 21 settembre e la maggior parte delle nomine devono ancora essere effettuate.

Tantissime lavoratrici e lavoratori della scuola in questo momento sono ancora disoccupati, in attesa che il ministero, ancora definanziato e farraginoso, riesca portare a termine le operazioni di nomina che sembrano protrarsi all’infinito.

Sperimentazioni fallimentari di convocazioni online e l’ennesimo cambio delle graduatorie hanno prolungato il tempo di chiamata delle lavoratrici e dei lavoratori precari, senza i quali è impossibile garantire il regolare andamento scolastico. Infatti le supplenze sarebbero state gestite dall’USP delle varie province. Gli uffici preposti avrebbero dovuto assegnare le famose cattedre annuali, sulla base di graduatorie a punteggio, rese visibili solo qualche giorno prima dell’inizio della scuola e piene zeppe di errori, che hanno dato il via a migliaia di ricorsi. Nel frattempo Azzolina si vantava di aver digitalizzato le graduatorie per evitare errori nelle valutazioni dei punteggi da parte del personale amministrativo scolastico! Le graduatorie non sono neanche state ripulite, ad esempio venerdì a Torino su 400 convocati per le supplenze della scuola primaria solo 36 persone hanno preso il posto perché tutte le altre/i candidati erano già di ruolo! Un sacco di tempo ed energie perse e classi ancora senza insegnanti. Il tempo pieno non può essere ancora attivato per mancanza di personale, con scuole che non sono addirittura riuscite ad aprire, scaricando il problema sulle famiglie.

La soluzione più rapida adottata dal governo, e ampiamente già vista in passato, è la decentralizzazione del problema verso i dirigenti scolastici che convocano supplenti a termine fino all’arrivo delle graduatorie reali e corrette. Giovani precari catapultati nella scuola per poche settimane e discontinuità didattica per gli studenti e le studentesse.

Nel frattempo il personale in servizio è costretto a subire carichi di lavoro estenuanti ed è chiamato a gestire il protocollo sanitario che dovrebbe essere garantito da personale qualificato. Rimane ovviamente il problema degli spazi e di edilizia scolastica, la maggior parte delle scuole italiane non sono adeguate a garantire la sicurezza già nella normalità, figuriamoci in tempi di emergenza sanitaria.

Questa situazione caotica, dettata dalla sovrapposizione dell’emergenza pandemica con la pluriennale assenza di risorse, si svolge in un dibattito politico-economico che ‘ragiona’ come gestire i 208 miliardi del Recovery Fund europeo.

Tuttavia Confindustria, le opposizioni sovraniste e ampi segmenti del governo stanno impostando ancora una volta spingendo sul binomio occupazione/investimenti fortemente schiacciato sugli interessi dei grandi gruppi infrastrutturali, e sulla tutela dei profitti industriali sempre alla caccia di nuovi sgravi e finanziamenti a fondo perduto. Inutile dire che lavori sottopagati e progetti come il Tav Torino-Lione non farebbero che aggravare la crisi sociale e ambientale alla quale siamo costantemente sottoposti.

Il mondo della formazione, la sanità e il welfare devono entrare prepotentemente nell’agenda del dibattito.

 Venerdì 25 settembre studentesse e studenti e lavoratrici e lavoratori della scuola scenderanno in piazza nelle principali città per una giornata di mobilitazione e di sciopero lanciati dai collettivi studenteschi, dai coordinamenti precari della scuola e dal sindacalismo di base.

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