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Piano casa: soluzioni parziali per chi sta bravo, punizione per chi lotta

Annotazioni (politiche) sul decreto del provvedimento d’urgenza in materia abitativa in vigore da sabato 29 marzo.

E’ stato pubblicato venerdì scorso sulla gazzetta ufficiale ed è entrato in vigore sabato 29 marzo il Piano casa emanato dal Consiglio dei Ministri il 12 marzo scorso e che rappresenta uno dei tanti provvedimenti d’urgenza del nuovo governo Renzi e del suo ministro Lupi che vorrebbe far fronte all’emergenza abitativa. Il testo riporta, tra i punti, alcuni provvedimenti significativi che riguardano il sostegno all’affitto, all’offerta di alloggi popolari e allo sviluppo dell’edilizia popolare. Alcuni aspetti come la reale emergenza abitativa, vengono tralasciati furbescamente in questo nuovo e tanto propagandato piano casa, altri ancora vengono foraggiati nel nome della legalità nel tentativo di bloccare l’ondata di occupazioni abitative che stanno avvenendo da nord a sud. Il piano casa entrato in vigore da sabato scorso, prevede interventi per un totale di 1 miliardo e 741 milioni di euro attraverso le misure ufficializzate. Eppure, al di là delle considerazioni politiche che emergono dal testo del dl, ritorna ad essere palese la questione relativa a dove il governo tirerà fuori questa enorme quantità di denaro per implementare la nuova politica del piano casa.

Nello specifico all’interno del decreto si stabilisce, per quanto riguarda il finanziamento alle locazioni, il raddoppio del Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione, da 100 milioni a 200 per il 2014 e il 2015. Importante all’interno dello stesso punto, la maniera con cui si stabilisce di finanziare gli enti comunali affinchè vengano incentivati a svolgere una funzione di garanzia terza tra proprietario e affittuario, nel caso di mancati pagamenti del canone di affitto, fermo restando che gli sfratti per morosità si applicheranno come in precendenza.

E ancora, per addolcire la pillola, il decreto esplica, a mo’ di spot pubblicitario, la convenienza nell’acquisto degli alloggi ex-IACP (Istituto autonomo case popolari) da parte degli inquilini con la costituzione di un Fondo destinato a finanziamenti finalizzati ad esso, una logica che molto probabilmente fara tendere allo zero la disponibilità degli alloggi popolari. Dello stesso tenore, il riscatto a termine dell’alloggio sociale dopo almeno 7 anni dalla stipula del contratto di locazione. Anche questo un punto non privo di decantati “vantaggi” che ne deriverebbero. Tutte misure che vanno in direzione di favorire i proprietari, i costruttori edili e le cooperative edilizie, da una parte incentivando l’aumento dell’offerta di alloggi sociali attraverso privilegi economici vantaggiosi per chi costruisce o recupera alloggi di edilizia sociale dall’altra regalando varianti ai piani urbanistici a chi ha intenzione di convertire in edilizia sociale i piani presentati entro la fine del 2013.

Il piano recepisce quindi – nell’ottica però di una riduzione del loro potenziale politico – alcuni dei nodi posti dalle mobilitazioni per il diritto alla casa e all’abitare, non nell’ottica di una risoluzione effettiva ma di un controllo della sua efficacia di aggregazione sociale-politica. Se il tanto sbandierato tentativo del nuovo decreto è la normalizzazione e la legalizzazione preventiva (attraverso fondi che risultano economicamente non adeguati) di quella parte di popolazione a rischio sfratto per morosità incolpevole, per tutte quelle persone che già si trovano nella situazione di essere senza casa o sotto sfratto non c’è nessun blocco nè tanto meno tutela. La finalità politica del provvedimento risulta essere quindi ancora quello di scindere la grande fetta di popolazione che si trova in determinate condizioni sociali, e che fino ad ora hanno espresso una conflittualità in questo senso.

Ma quello che esula dall’attenzione dei più, e che fa da contraltare ai precedenti, sono gli articoli 5 e 13 del decreto: “Lotta all’occupazione abusiva di immobili” e “Disposizioni urgenti per Expo 2015“. Attraverso il primo, si annunciano norme più severe per chi occupa immobili, in nome di una legalità che secondo Lupi attualmente non viene garantita. E quindi niente residenza e niente allacciamenti ai servizi pubblici. Per quanto riguarda l’Expo 2015 invece, ancora una volta lo sperpero di denaro pubblico si rivela nel finanziamento di eventi in grande stile come quello che si terrà a Milano il prossimo anno, al fine di garantire la buona riuscita della kermesse. Per questo il governo darà un contributo di 25 milioni di euro a titolo di concorso al finanziamento delle spese.

Con le mobilitazioni di questi mesi che mirano sempre più a mettere in luce i problemi legati alla questione degli sfratti e all’emergenza abitativa, il decreto ufficializzato venerdì scorso va a riaffermare una ricezione al ribasso della conflittualità presente sulla questione casa. I vari articoli presenti all’interno del provvedimento dimostrano infatti come non venga presa in considerazione la reale emergenza abitativa che affligge più di 200mila famiglie il cui 90% degli sfratti sono dovuti a morosità incolpevole. Ed è proprio il non contemplare quella fascia di popolazione che si trova da un giorno all’altro senza casa che (seppur non rappresenti niente di nuovo) rivela la vera natura di questo decreto.

 

Per i dettagli del testo del decreto: Piano casa: il testo con le misure per affrontare l’emergenza abitativa

 

Vedi anche: Analisi critica del ” piano casa”

 

Sull’argomento, abbiamo fatto un’intervista con Paolo Divetta dei Blocchi Precari Metropolitani ai microfoni di radio Blackout

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