Pisa: quartieri popolari protestano e occupano sede dell’Apes
Ieri un’intera giornata di lotta, proteste e determinazione che ha visto come protagonisti ed organizzatori gli abitanti dei quartieri popolari di Sant’Ermete, Gagno, Cep e San Giusto, ha sancito definitivamente una cosa: l’Apes, ente gestore delle case popolari, dovrà prendersi le proprie responsabilità sulle questioni delle manutenzioni, della mobilità per le famiglie in sovraffollamento e in emergenza abitativa e sulla vendita delle case popolari prevista dal decreto Renzi “Sblocca Italia”.
La cronaca della giornata
Dalle tre del pomeriggio di ieri, in più di cento persone provenienti dalle periferie, si sono ritrovati di fronte all’Apes in via Fermi, per dare continuità alle singole proteste dei quartieri, ma stavolta tutti uniti.
Il presidio, composto dai tanti giovani del Cep e dalle famiglie di via Bernini, dai disoccupati, anziani, bambini e famiglie di Gagno, San Giusto e Sant’Ermete, ha caratterizzato il presidio con elementi scenografici molto significativi: ogni quartiere aveva uno scudo di cartone personalizzato con su scritto le rivendicazioni specifiche del territorio di appartenenza. In più, gazebo, sedie e tavoli hanno caratterizzato la scenografia, accompagnata da una goliardica bara di cartone con dentro Dracula che si è risvegliato affamato di diritti!
Tantissimi gli interventi dai vari quartieri che hanno espresso i disagi costretti a subire a causa della mala gestione di Apes. Famiglie in sovraffollamento che vivono in nuclei composti da quattro o cinque persone in 35 mt quadrati a cui l’Apes non ha mai garantito un cambio alloggio (la lista di mobilità è bloccata da tre anni!); famiglie che vivono in case che letteralmente crollano in testa (l’Apes non ha mai stanziato finanziamenti necessari per manutenzioni decenti, ma solo rattoppi); tutti insieme per impedire la svendita delle case popolari all’asta (l’Apes non si è ancora espressa sulla questione).
La determinazione dei tanti presenti alla protesta, ha fatto si che il presidio salisse negli uffici di Apes, con cori, slogan, striscioni e ovviamente la cassa da morto scaraventata sulla scrivania del presidente Bani, assente al momento dell’invasione della struttura. Per più di un’ora, in più di cento persone, sono stati bloccati gli uffici ed i corridoi, dove sono stati affissi decine di cartelloni con significativi messaggi: “aggiustateci le case popolari”; “case subito, soldi subito”; “case popolari all’asta? Con la lotta cacciamo via la casta!”.
Dopo due ore di blocco, il presidente Bani è arrivato in via Fermi ed è stato costretto ad incontrare tutti i presenti: i comitati di quartiere hanno esposto le proprie rivendicazioni: l’immediata presa di posizione dell’Azienda contro il decreto che prevede la vendita di un milione di case all’asta; un piano di manutenzione straordinaria per tutte le case; che una delegazione dei comitati entri a far parte della Commissione Erp.
L’incontro è stato molto concitato: le persone presenti hanno urlato, sbattuto le mani sulle scrivanie, si sono sfogate. Finalmente questa è stata l’occasione per guardare in faccia i responsabili delle condizioni in cui vivono centinaia di cittadini dei quartieri popolari. Il presidente Bani, dopo aver più volte scaricato la colpa sui suoi dipendenti e sugli apparati politici regionali (e mai sugli assessori locali, cosa che esplicita la sua totale complicità nelle speculazioni edilizie), è stato costretto a ritirarsi. Non ha potuto reggere il confronto con le decine di persone determinate a non mollare.
Poi, quasi alle dieci di sera, l’esito finale: la dirigenza Apes ha dovuto arrendersi alle rivendicazioni dei quartieri popolari. Quello che adesso si prospetta è che al prossimo consiglio Erp, dove vengono prese le decisioni dell’Azienda, i comitati potranno iniziare ad avere un ruolo importante: iniziare a contrapporsi alle decisioni che vengono prese, mettersi di traverso alle speculazioni, conquistare diritti essenziali.
Questa dimensione reale e popolare ha espresso le potenzialità di un movimento dei quartieri popolari che si sta costruendo a Pisa: l’attacco ai livelli intermedi che decidono, speculano ed attuano dispositivi di controllo e comando nella governance locale, inizia via via ad essere messa in crisi. Contrapporsi alla decisione di dove e come vengono investiti i soldi pubblici inizia a essere interiorizzata dalle soggettività che iniziano a ribellarsi. Il prossimo appuntamento importante è già alle porte: lo sciopero sociale di domani che vedrà una manifestazione con ritrovo alle 9 sotto al Comune, a cui contemporaneamente si affiancheranno diverse realtà che sciopereranno e bloccheranno nei posti di lavoro e nelle fabbriche contro il governo Renzi, è la concreta possibilità di iniziare a far male alle lobby del potere. Nessuna mediazione è possibile.
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Di seguito il comunicato dei quartieri
I comitati di quartieri strappano risultati con la lotta.
Ieri 14 ottobre in 150 abitanti provenienti da diversi quartieri della città di Pisa abbiamo mantenuto fede alle promesse: volevamo risposte dall’Apes su manutenzioni, regolamenti sovraffollamento ed emergenza abitativa, e le abbiamo avute.
Dalle 15 e 30 di pomeriggio noi comitati di Gagno, Cep, Sant’Ermete e San Giusto ci siamo uniti in via Fermi ed abbiamo montato un presidio di protesta.
Le rivendicazioni sono le stesse che da anni gli abitanti delle case popolari chiedono:
finanziamenti economici per la manutenzione straordinaria per tutti gli appartamenti che hanno gravi problemi di sicurezza; una nuova lista di mobilità e per l’emergenza abitativa contro la piaga del sovraffollamento e delle case vuote. In più la protesta è stata indetta per rigettare con forza il decreto del Governo Renzi che vuole vendere all’asta un milione di case popolari!
In tanti abbiamo detto “basta!” al ritornello del “non ci sono soldi”! Noi abbiamo smesso di accettare in silenzio il sopruso di stare in tanti in una casa di due stanze; il sopruso di vivere in delle case popolari dove servono i lavori per mettere a norma gli impianti elettrici, o di riparare le tubature, gli infissi o le infiltrazioni dentro gli appartamenti; o il sopruso di essere in lista di casa popolare da anni e continuare a vedere appartamenti popolari vuoti…
Sappiamo che tutte le risorse che ci servono per una vita dignitosa ci sono! Ma sono impiegate per quelli scopi di profitto per pochi e ci sono sottratti invece per quello di cui abbiamo bisogno.
Siamo andati all’Apes con questo spirito: ora siamo noi che vogliamo guadagnare! Giustizia, rispetto per le nostre persone e per i nostri figli, serenità e sicurezza. I soldi devono essere usati per sistemare le nostre case e per fare in modo che tutti i cittadini ne abbiano una dignitosa!
Con noi abbiamo portato dentro una bara il conte Dracula, che ci ha accompagnato per tutte le 6 ore di lotta all’Apes, esso simboleggia il risveglio di un popolo addormentato e che ora è assetato di diritti!.
Nonni, bambini, giovani coppie, nativi e migranti, da Pisa est a Pisa ovest hanno pacificamente invaso gli uffici ed atteso che il presidente ed amministratore delegato dell’Apes Bani ci incontrasse.
In cento abbiamo sostenuto con forza e determinazione queste semplici ma fondamentali rivendicazioni. Dopo ore di discussione abbiamo ottenuto:
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che il presidente Bani prenda ufficialmente posizione contro il decreto che vuole svendere all’asta le case popolari; che questa posizione sia portata alla Regione e al prossimo Lode Pisano.
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Che il presidente Bani scriva, in vista del prossimo Lode pisano del 22 ottobre, immediatamente una lettera a tutti i 39 comuni della provincia pisana ed alla regione in cui ufficializzare la richiesta di stanziamenti straordinari dai bilanci pubblici (in approvazione a Dicembre) con l’obbiettivo di costruire un piano straordinario di manutenzione dei 100 alloggi vuoti Apes e di tutti quelli già abitati che sono in pessime condizioni strutturali.
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Che l’Apes proponga alla commissione Erp, quella che decide sulle liste di mobilità, sul sovraffollamento e sulle quote di appartamenti da destinare alle varie graduatorie, di ricevere nella prossima seduta una delegazione dei comitati di quartiere e che proponga al presidente della commissione Erp la partecipazione del neonato soggetto dei comitati di quartieri a suddetta commissione.
Risultati importanti che testimoniano delle possibilità di cambiamento sociale per la vita di moltissimi cittadini quando si costruiscono con determinazione e continuità momenti di conflitto.
In questo senso la giornata di ieri ha messo in luce la necessità di continuare ad tessere legami, relazioni per una nuova forma di organizzazione di tutti i quartieri di Pisa.
Domani alle 9 sotto il Comune di Pisa la partecipazione degli abitanti dei quartieri allo sciopero sociale sarà un’ulteriore appuntamento di crescita della forza di chi vuole diritti, dignità e giustizia.
Consapevoli di essere solo all’inizio, ribadiamo: SOLO LA LOTTA PAGA!
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