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Primo Marzo per Noureddine. Non per la procura

Anche quest’anno per il Primo Marzo – giornata nazionale del migrante- sono stati organizzati scioperi e cortei su tutto il territorio nazionale: una giornata di lotta e mobilitazioni organizzata dalle comunità migranti presenti nel nostro paese e da tutto il movimento per ribadire il diritto di poter circolare liberamente, la chiara e netta opposizione a leggi razziste e xenofobe come la Turco-Napolitano e la Bossi-Fini. Per manifestare la volontà di chiusura dei CIE, veri e propri lager di stato, ma anche per procedure di rilascio dei permessi di soggiorno non impossibili, per la cancellazione del reato di clandestinità e infine e soprattutto per la possibilità, per quanti lo vogliano, di potersi costruire un futuro migliore ovunque essi desiderino.
Valore aggiunto allo sciopero di oggi è stata poi la volontà, di tutti i partecipanti, di dedicare questa giornata a Noureddine Adnane, il giovane marocchino venditore ambulante, che lo scorso venerdì 11 febbraio, si è dato fuoco per protestare contro i reiterati sequestri di merci subiti da parte dei Vigili Urbani di Palermo.
Anche a Palermo, ovviamente, l’eco di questa giornata si è fatto sentire con forza: oltre 300 manifestanti si sono dati appuntamento nella piazza davanti Porta Felice per organizzare un corteo per ricordare Noureddine e per sfogare la rabbia contro la gestione Cammarata-Di Peri della città, pronta a reprimere ogni forma di dissenso ma sorda alle centinaia di emergenze sociali che continuamente si abbattono sul tessuto urbano.
La vicenda di Noureddine è diventata il simbolo della condizione migrante in questo paese, condizione sempre più precaria e oggetto di continua repressione da parte delle istituzioni e delle forze dell’ordine anche nel caso in cui si abbia tutta la documentazione in regola, come nel caso di Noureddine.
Dopo il “suicidio” di Noureddine la magistratura ha aperto un’indagine per ricostruire i fatti di Via Basile partendo dall’analisi dei filmati delle telecamere a circuito chiuso presenti nel luogo dove il giovane marocchino si è dato fuoco.
Di fatto “nulla di rilevante ai fini dell’inchiesta” è stato rilevato nei filmati dal procuratore aggiunto Scalia e dal PM Di Leo che si occupano del caso. Nulla di nuovo davvero dato che una volta ancora appare chiaro come la magistratura già muova per tutelare, chiudendo (se serve) entrambi gli occhi, i “tutori dell’ordine” pure quando responsabili di fatti tanto odiosi.

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