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Quando interessa solo fare cassa e fare sponda!

Dieci giorni fa scrivevamo queste righe, per registrare un momento di passaggio per le lotte in università che stava giungendo a porre alcuni spartiacque nel rapporto con le istituzioni.

 

Da allora a oggi tante cose sono successe. L’avvicinarsi delle elezioni per vari livelli accademici (e non solo…) ha messo in moto un attacco della governance ai livelli di autorganizzazione studentesca. Tra i vari micro-episodi di attacco susseguitisi, ai quali va aggiunto il ritiro dell’autorizzazione a un seminario di storia in piazza Scaravilli di qualche giorno fa, da giovedì Dionigi invoca l’intervento della polizia per sgomberare gli spazi di autogestione. Il preside di Lettere Marmo si accoda, dichiarando che da ora in poi ogni iniziativa del Cua verrà denunciata alla polizia, facendo inoltre uso a piene mani di menzogne per criminalizzare i percorsi di lotta.

 

Nella giornata di ieri si è aggiunto un fatto nuovo. Rifuggendo ogni dietrologismo, resta il fatto che proprio in questo clima politico ignoti hanno provocato un ingente danno all’edificio di via Zamboni 38, buttando giù una vetrata del cortile interno a facoltà chiusa e presumibilmente all’alba. Ciò è stato ovviamente cavalcato dall’università per sferrare un ulteriore attacco agli spazi autogestiti della Scuola, seguita a ruota dal Comune, dalla questura che si dichiara pronta ad intervenire, dalla procura che si dice in attesa dei verbali della digos per agire, fino al portavoce del Partito Democratico e dai neonazisti del Fronte Nazionale.

 

Di fronte alla portata di una tale offensiva, per noi si impone di dare una risposta politica che sappia rilanciare con forza, intelligenza e incisività la possibilità di iniziativa nelle università. Alcune realtà di movimento, comprendendo la gravità della situazione ed esprimendoci genuina solidarietà hanno immediatamente rimandato iniziative di festa in via Zamboni che pochi giorni fa avevamo discusso insieme. E’ infatti evidente che il piano dello scontro non si gioca sulla legittimità delle feste di autofinanziamento, ma sull’agibilità politica tout court. E che dunque è su questo terreno che va data la risposta.

 

Il collettivo Hobo ha invece fatto altre scelte. Di fronte alla nostra richiesta di posticipare una loro festa di autofinanziamento programmata in via Zamboni 38, ha deciso di fregarsene dell’attacco in essere alle lotte e ai percorsi a loro modo storici del conflitto in zona universitaria, pensando evidentemente solo ai loro interessi di gruppo, e senza prestare attenzione alle sollecitazioni politiche avanzate e proposte. Per noi è un fatto di una gravità inaudita. Invece che portare solidarietà a spazi sotto attacco rispettando, cooperando e schierandosi dalla parte dei compagni e delle compagne si preferisce pensare solo a sé stessi, mescolando pietosi intenti egemonici gruppettari alla necessità di “far cassa”, facendo così sponda alle iniziative delle istituzioni pronte ad aggredire con ogni mezzo i progetti di autogestione e lotte in via Zamboni.

 

Come scrivevamo nel comunicato sopra citato, per noi queste non sono relazioni che possiamo definire solidali in un contesto di reciprocità anche di punti di vista, pratiche ed esperienze differenti. Ognuno si assumerà le proprie responsabilità politiche mentre si fa leva sulle istituzioni pronte all’iniziativa repressiva contro le lotte, le compagne e i compagni.

 

Apriamo spazi di autonomia dentro e contro l’università.

 

Collettivo Universitario Autonomo – Bologna

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