Sciopero sociale a Modena
Il 21 ottobre a Modena è stata una data importante: sciopero generale metropolitano della logistica indetto dal S.I. Cobas.
Bisogna sottolineare che a Modena scenari come quello di del 21 ottobre non si vedevano da tempo. La città ha sempre pensato di vivere in un limbo felice garantito da un tessuto economico e sociale in grado di reggere l’urto della crisi.
Quella di ieri è stato un’interessante sperimentazione di sciopero sociale generalizzato. Emblematico che il picchetto dei S.I. Cobas sia stato disperso dalla polizia solo dopo il termine del corteo studentesco, ovvero quando la polizia è riuscita a spostare tutti i reparti celere sul fronte dei lavoratori.
Tuttavia i nodi cominciano a venire al pettine per questa classe dirigente resasi conto che dalle lotte per il diritto all’abitare, dai momenti di lotta sui luoghi dello sfruttamento cooperativistico e in una ‘buona scuola’ con innumerevoli problematiche, non sa come autolegittimarsi.
Il sindaco Muzzarelli e il PD iniziano a sentire intorno a loro un clima politico che difficilmente potranno ignorare a lungo.
A Modena si stanno creando i presupposti per andare a criticare l’utilizzo del lavoro dipendente e sottopagato al fine di garantire una divisione sociale che riproduca livelli di benessere limitati a poche sacche di ricchezza. Le logiche neoliberiste volute da BCE ed Europa, tanto cara al PD, sta emergendo una volta per tutte in questa città come funzionali al mantenimento di precisi ordini sociali.
Lo sfruttamento nel mondo del lavoro, gli sbocchi dei termini di assistenza per le famiglie con problemi abitativi, il dualismo sapere-azienda; diventano indispensabili bacini di mano d’opera, anche a bassissimo costo per aziende a braccetto con il Partito Democratico.
Cosa succede di nuovo? Finalmente si raccolgono le forze per bloccare e interrompere flusso umano e di capitali, con la coscienza che la critica al PD è trasversale e punta a smascherare il velo egualitario di cui il partito della nazione si fa scudo alle critiche di derive autoritarie. Il partito democratico a Modena rappresenta gli interessi di chi dalla crisi non è colpito, e bolla a priori come inammissibile, ogni forma di protesta verso lo stato attuale delle cose, il quale impone progetti e finanziamenti laddove questa piovra è in grado di espandere i suoi tentacoli, altrimenti si viene denunciati e sgomberati.
Ieri a Modena c’è chi ha rialzato la testa e questo è certamente un buon viatico per le lotte che ci aspettano in questo autunno.
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