Sgomberato con la forza il Laboratorio dei Beni Comuni di via Padova
Accorrono alcuni compagni, viene bloccato il traffico in via Padova, i celerini e la digos tentano di fermarli e isolarli, abitanti della zona si schierano con i compagni, litigano con i poliziotti, la tensione sale. Arriva anche un’ambulanza, un compagno sopraffatto da 8 poliziotti ha accusato un malore (non grave). La situazione non è degenerata solo grazie al bordello fatto per strada, che ha richiamato l’attenzione del quartiere intero.
Arriva anche la squadra dei fabbri a blindare porte e serrande saldando lastre di metallo, un intervento di emergenza costato diverse miglia di euro all’ALER, lo stesso ente che non ha soldi per interventi ordinari, che rifiuta la manutenzione nelle case popolari.
Invece di utilizzare i beni comuni di cui sono proprietari i cittadini anche la Giunta Pisapia sceglie la politica di sigillare, rendere inagibili, decine e centinaia di locali, negozi, alloggi, appartamenti.
Contattata l’assessore Castellano durante lo sgombero, si è detta del tutto “d’accordo con le nostre ragioni” e ci ha comunicato che “sono mesi che sto cercando di mettere mano alla situazione” (cioè alla mafia degli alloggi e dei locali chiusi? Alle clientele con i politicanti che hanno fatto dell’ALER il proprio bancomat?). Ad ogni modo ha annunciato che “prenderà in carico le sorti del Laboratorio per Beni Comuni”, invitandoci a proporle una data per un incontro. Ottimo che l’Assessore si sia pronunciato. Occorre passare dalle buone intenzioni ai fatti, mobilitando le associazioni e le organizzazioni, i movimenti, per censire il patrimonio pubblico e stabilire la destinazione e l’uso immediato dei locali lasciati all’abbandono, al degrado e alla speculazione.
Intanto la linea e la data dell’incontro la fissiamo noi e siamo già fuori tempo massimo.
Gli spazi di via Padova / via Bassano del Grappa sono già diventati uno spazio sociale per il quartiere. In questi pochi giorni di attività (e soprattutto di lavoro) abbiamo raccolto la solidarietà e il sostegno di inquilini, negozianti, famiglie. Non servono autorizzazioni o nulla osta, queste sono le credenziali per cui, lamiere o non lamiere, polizia o meno, il Laboratorio dei Beni Comuni continuerà a esistere in via Padova. Se non è oggi è domani, se non è di mattina sarà di notte, riapriamo. Continueremo a liberare spazi, quegli spazi.
Le considerazioni da fare sono ancora tante. Una su tutte, nello stesso stabile un locale di 300 metri quadri è in uso a gruppi di fascisti e razzisti come i volontari verdi e i reduci della X-MAS. Affitto pagato da Boni. Sì, quel Boni, presidente del Consiglio Regionale, indagato per le mazzete Lega / PdL (una parte delle quali usate anche per “pagare” quell’affitto?). Questa è la legalità dell’ALER. Noi ne abbiamo un’altra. Riappropriarsi degli spazi, delle case, dei beni comuni, perché sono proprietà dei cittadini, non beni a uso e consumo di politicanti, speculatori e amici degli amici. Gli interessi collettivi sono al di sopra degli interessi privati.
Invitiamo i movimenti, i singoli, le associazioni, i comitati a un’assemblea pubblica di fronte al Laboratorio dei Beni Comuni. Faremo riflessioni e valutazioni, prenderemo le misure per liberare ancora i locali per un uso collettivo e popolare. Questa è una misura concreta per fermare il degrado in un quartiere che ne ha bisogno, in una città che la reclama.
Laboratorio per i Beni Comuni di via Padova
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