Sindacalismo conflittuale sotto attacco: la guerra interna dei padroni alle lotte sociali
Come c’era da aspettarsi il clima di unità nazionale imposta via mediatica e parlamentare sta scatenando la guerra interna contro tutte quelle realtà sociali conflittuali che non accettano di allinearsi ai dettami di intensificazione dello sfruttamento e di distruzione dei territori. L’obbiettivo implicito è quello di una sorta di polizia preventiva alla minority report in vista di un autunno in cui i nodi della crisi sociale e della violenta depauperazione delle classi popolari arriveranno al pettine.
E’ di questa mattina la notizia che una nuova e gravissima operazione ha portato all’arresto di compagni dei sindacati Si Cobas e USB che seguivano le lotte all’interno del settore della logistica. L’accusa è nuovamente, come nel caso di Askatasuna e del Movimento dei Disoccupati di Napoli, quella di associazione a delinquere. In questo senso erano premonitrici le considerazioni dell’avvocato Claudio Novaro che ha affermato che “A dar retta a tale postulato (quello della procura di Torino ndr), sarebbero sovversive le proteste degli studenti contro la riforma della scuola superiore o universitaria, o dei lavoratori contro le riforme economiche e così via, se nel corso delle manifestazioni si verificassero degli scontri violenti.” In sostanza chiunque si organizzi per opporsi alle politiche del governo e dei padroni, o a costruire delle condizioni di vita migliori per le classi lavoratrici è considerato a tutti gli effetti un criminale. Per quanto possa suonare un’ottica ottocentesca è invece intrisa della modernità che vive la società capitalista, come dice Emiliano Brancaccio secondo cui la “tendenza alla centralizzazione dei capitali non crea solo concentrazione del potere economico ma è anche alla base della concentrazione del potere politico che pure abbiamo registrato in questi anni, in termini di esautoramento delle rappresentanze popolari, di “esecutivizzazione” delle decisioni politiche, di ricerca spasmodica di grandi risolutori, di uomini forti a cui affidare i destini collettivi. È un movimento che ha totalmente distrutto le istituzioni novecentesche della socialdemocrazia, e col passare del tempo aggredisce persino le istituzioni liberaldemocratiche e i più elementari diritti politici e civili su cui si basano. Questa tendenza, secondo me, è la ragione principale della crisi democratica dell’occidente capitalistico, e ci aiuta a capire perché ci stiamo progressivamente avvicinando al livello di accentramento dei poteri che è tipico dei sistemi politici orientali. Gli somigliamo più di quanto vorremmo ammettere.”
Ciò si rende ancora più evidente se si guarda in controluce la vicenda della logistica negli ultimi tempi, come scrivevamo qui, il settore sta andando incontro ad una ristrutturazione generale in risposta alle lotte dei lavoratori che ha come obbiettivo una maggiore centralizzazione del comparto, tanto che l’aspetto legislativo e quello punitivo vanno insieme, come ricorda il SI Cobas nel proprio comunicato, gli arresti di questa mattina vengono dopo il colpo di mano parlamentare messo in atto pochi giorni fa dal governo Draghi su mandato di Assologistica, con la modifica dell’articolo 1677 del codice civile tesa a ad eliminare la responsabilità in solido delle committenze per i furti di salario operati dalle cooperative e dalle ditte fornitrici.
Il comando assume il suo sguardo più poliziesco in un momento in cui lo sciabordio della tempesta in arrivo arriva, in maniera farsesca, già all’interno delle aule parlamentari.
Quanto sta accadendo richiede una riflessione profonda da parte di chiunque consideri il conflitto sociale una forza vitale per le nostre società. La nostra massima solidarietà ai compagni colpiti da queste operazioni. Di seguito riproduciamo i comunicati del SI Cobas e di USB:
ARRESTATI DIRIGENTI NAZIONALI DEL SI COBAS: UN NUOVO, PESANTISSIMO ATTACCO REPRESSIVO CONTRO IL SINDACATO DI CLASSE E LE LOTTE DEI LAVORATORI.
All’alba di stamattina, su mandato della procura di Piacenza, la polizia ha messo agli arresti domiciliari il coordinatore nazionale del SI Cobas Aldo Milani e tre dirigenti del sindacato piacentino: Mohamed Arafat, Carlo Pallavicini e Bruno Scagnelli.
Le accuse sono di associazione a delinquere per violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio e interruzione di pubblico servizio. Tale castello accusatorio sarebbe scaturito dagli scioperi condotti nei magazzini della logistica di Piacenza dal 2014 al 2021: secondo la procura tali scioperi sarebbero stati attuati con motivazioni pretestuose e con intenti “estorsivi”, al fine di ottenere per i lavoratori condizioni di miglior favore rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale…
Sul banco degli imputati figurano tutte le principali lotte e mobilitazioni condotte in questi anni: GLS, Amazon, FedEx-TNT, ecc.
È evidente che ci troviamo di fronte all’offensiva finale da parte di stato e padroni contro lo straordinario ciclo di lotte che ha visto protagonisti decine di migliaia di lavoratori che in tutta Italia si sono ribellati al caporalato e condizioni di sfruttamento brutale.
È altrettanto evidente il legame tra questo teorema repressivo e il colpo di mano parlamentare messo in atto pochi giorni fa dal governo Draghi su mandato di Assologistica, con la modifica dell’articolo 1677 del codice civile tesa a ad eliminare la responsabilità in solido delle committenze per i furti di salario operati dalle cooperative e dalle ditte fornitrici.
Ci troviamo di fronte a un attacco politico su larga scala contro il diritto di sciopero e soprattutto teso a mettere nei fatti fuori legge la contrattazione di secondo livello, quindi ad eliminare definitivamente il sindacato di classe e conflittuale dai luoghi di lavoro.
Come da noi sostenuto in più occasione, l’avanzare della crisi e i venti di guerra si traducono in un’offensiva sempre più stringente contro i proletari e in particolare contro le avanguardie di lotta.
Contro questa ennesima provocazione poliziesca, governativa e padronale il SI Cobas e i lavoratori combattivi, al di là delle sigle di appartenenza, sapranno ancora una volta rispondere in maniera compatta, decisa e tempestiva.
Invitiamo sin da ora i lavoratori e tutti i solidali a contattare i rispettivi coordinamenti provinciali per concordare le iniziative da intraprendere.
Seguiranno aggiornamenti.
Le lotte contro lo sfruttamento non si processano.
La vera associazione a delinquere sono stato e padroni.
ALDO, ARAFAT, CARLO E BRUNO: LIBERI SUBITO!
SI cobas nazionale
Misure cautelari e perquisizioni contro l’Unione Sindacale di Base e le lotte di classe: USB proclama lo sciopero generale della logistica. Giù le mani da USB!
Da questa mattina all’alba è in corso un’operazione di polizia su input della Procura di Piacenza nei confronti di dirigenti sindacali dell’USB e del Si Cobas della logistica. Con ben 350 pagine di ordinanza si costruisce un vero e proprio “teorema giudiziario” sulla scorta di un elenco interminabile di “fatti criminosi” quali picchetti, scioperi, occupazioni dei magazzini, assemblee ecc. Numerosi i dirigenti sindacali posti agli arresti domiciliari e le perquisizioni.
La logistica è uno degli snodi centrali dell’economia capitalista di nuova generazione, la circolazione delle merci è un ganglio determinante della catena del valore ed è lì che la contraddizione si esprime a livello più alto: sfruttamento della manodopera, per lo più straniera e ricattabile, utilizzo senza freni degli appalti e subappalti a cooperative anche con infiltrazioni, nemmeno troppo sotterranee, della malavita organizzata, diritti sindacali inesistenti e sistematicamente violati e quindi è lì che le lotte, il conflitto sono più dure e determinate e lì colpisce la repressione.
La USB è nel mirino del Ministero degli Interni e delle Procure di mezz’Italia ormai da troppo tempo, dalle denunce a raffica nei confronti di chi si oppone alla guerra e all’invio di armi, alle condanne per chi manifestava contro l’assassinio del nostro delegato proprio della logistica Abd El Salam durante un picchetto proprio a Piacenza per cui nessuno ha pagato, al “ritrovamento” di una pistola in un bagno della Federazione nazionale USB che si prova ad accollare ad un dirigente sindacale proprio della logistica.
È quindi evidente il tentativo, questo sì criminale, di cercare di impedire che nei magazzini della logistica, nei luoghi della produzione e della commercializzazione delle merci cresca e si rafforzi il sindacato di classe, conflittuale, che non cede di un millimetro sui diritti dei lavoratori.
La USB proclama lo sciopero generale della logistica a partire dal turno di notte odierno e per 24 ore, lancia un appello a tutte le proprie federazioni perché attivino presidi di protesta in ogni città e sta valutando con i propri legali la controffensiva giudiziaria per smontare questo vero e proprio teorema antisindacale e le ulteriori iniziative di lotta.
Unione Sindacale di Base
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