Torino, cariche e fermi contro i presidi antisfratto
In una città con un altissimo numero di sfratti per morosità, le zone più colpite sono ovviamente quelle dove la crisi morde di più e sempre più famiglie si ritrovano nell’impossibilità di pagare l’affitto; gli sfratti di quest’oggi erano infatti concentrati nel quartiere popolare di Barriera di Milano, dove fin dalle prime del mattino si sono organizzati presidi e picchetti.
In linea con le politiche dell’amministrazione comunale che continua a gestire l’emergenza abitativa in termini di mero ordine pubblico, dove gli sfratti erano ormai esecutivi l’apparato di polizia messo in campo dalla questura è stato particolarmente ingente e non ha esitato a mostrare i muscoli per raggiungere l’obiettivo di lasciare in mezzo ad una strada le famiglie colpevoli di non poter più pagare l’affitto.
È stato il caso degli sfratti di via Soana e via Ceresole dove, a pochi minuti di distanza, la polizia ha attaccato e disperso i presidi di solidarietà con cariche e lacrimogeni. Durante le cariche una trentina di persone sono state fermate e portate in Questura per poi essere rilasciate a gruppi nel corso della mattinata con denunce per resistenza nel caso dei torinesi, mentre si paventa la possibilità di fogli di via per i non residenti a Torino e ancora si attende una decisione per i fermati stranieri.
Dopo la giornata di oggi è già stato lanciato l’appuntamento per domani, giornata nella quale sono previsti due nuovi sfratti e in cui la resistenza in difesa del diritto alla casa tornerà ad opporsi all’arroganza di palazzinari e forze dell’ordine.
Questa mattina inoltre era previsto un altro sfratto nel quartiere San Salvario. Uno sfratto a cui però non si è presentato l’ufficiale giudiziario incaricato dell’esecuzione. Riportiamo qui sotto il comunicato dello Sportello Casa San Salvario che descrive la vicenda della famiglia coinvolta dallo sfratto.
Rinvio in bianco per Eisham e famiglia
Da questa mattina alle 5 per quasi dodici ore lo Sportello Casa Sansalvario presidia davanti all’abitazione dove Eisham vive assieme ai tre figli- di cui uno di 5 anni- e la moglie, ma l’ufficale giudiziario non si è fatto vedere.
Come è già successo in altre zone di Torino la famiglia ha passato la giornata grazie alla solidarietà degli abitanti del quartiere ma non ha idea di quando potrebbe presentarsi la forza pubblica per rendere esecutivo lo sfratto.
In tutti i modi abbiamo provato a contattare vari ufficiali giudiziari. Un triste mestiere, il loro, che ancora una volta hanno svolto nella massima freddezza e noncuranza tanto che per tutta la giornata hanno dato risposte vaghe ed elusive, rimbalzando la famiglia da un contatto all’altro: nemmeno andare alla sede in corso Vittorio ha prodotto risultati.
Questo conferma, però, l’efficacia della pratica del picchetto di solidarietà.
Oggi non è stata solo una giornata di attesa angosciante: abbiamo giocato a calcio con il piccolo Mohamed- figlio di Eisham e mangiato tutti insieme spiegando con calma e sicurezza la nostra azione al quartiere; in molti si sono dimostrati solidali e c’è stato un buon ricambio di persone per tutta la durata del picchetto. Il tentativo del ‘non rinvio’ è chiaro: cogliere di sorpresa le famiglie sole e con la forza.
Noi non ci faremo però fiaccare e la famiglia è più motivata che mai: la casa è un diritto, anche se una banca l’ha messa all’asta con te dentro. Nelle prossime ore monitoreremo la situazione e saremo pronti a portare il nostro aiuto in qualsiasi momento.
Cogliamo l’occasione per esprimere tutta la nostra solidarietà ai picchetti sfondati manu militari dalle forze dell’ordine questa mattina in Barriera, con la convizione che la lotta per la casa si espande a macchia d’olio per tutta Torino e non sarà facile fermarla: ad ogni reazione ci inventeremo un nuovo modo per mettere i bastoni fra le ruote al meccanismo degli sfratti e della speculazione.
Sportello Casa San Salvario
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