Usa, la protesta dei lavoratori dei fast food non si arresta
“E’ nota come “la rivolta dei fast food workers”. Si tratta di una protesta che da qualche mese attiva negli Usa e, l’ultima da ricordare è quella relativa ai lavoratori dei fast food di Detroit.
Sono tutti lavoratori, sindacalizzati in modo scarso, e pagati male. Moltissimi di loro non arrivano a salari di otto o nove dollari all’ora, vale a dire stipendi annuali al di sotto di 18mila dollari.
Ma l’industria dei fast food resta una fonte importante di occupazione e secondo quanto detto dai sindacati il settore impiega, nella solo Detroit, quasi il doppio di lavoratori dell’industria dell’auto, un simbolo di questo pezzo dell’America.
“Dopo tre decadi di abbattimento dei salari, i lavoratori di questo settore stanno realizzando che la loro unica possibilità per recuperare reddito è attraverso l’organizzazione e l’unione”, ha affermato al sito thenation.com Ed Ott, un docente di studi sul lavoro al Murphy Institute. Uno degli organizzatori della protesta del 10 maggio ha invece detto: “L’unico modo che questi lavoratori hanno per migliorare la loro condizione è attraverso la sindacalizzazione e penso che l’idea sta finalmente prendendo piede”.
La situazione per i sindacati continua a diventare smepre più difficile. Di recente anche il Michigan, considerato per decenni roccaforte dei sindacati americani, è entrato a far parte della lista dei cosiddetti “right to work state”, vale a dire gli stati che hanno approvato leggi che limitano i poteri delle union.
Ancora The Nation racconta di un gruppo di lavoratori della Jimmy John’s che hanno riferito di umiliazioni pesanti da parte dei loro superiori, come la richiesta di indossare cartelli in pubblico con messaggi vari: “Ho fatto tre sandwiches sbagliati oggi”.
I lavoratori mettono in atto strategie di protesta particolari: lanciano azioni di una minoranza della forza lavoro con l’obiettivo di ispirare e coinvolgere i colleghi: identificano la campagna di protesta contro tutte le aziende allo stesso momento, con scioperi brevi, che mirano a massimizzare l’attenzione e a minimizzare il rischio per i lavoratori.
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