V.Confalonieri: un esempio di autorganizzazione e la nascita di un nuovo comitato
Sono passati due mesi e oltre dalle violente scosse del 29 maggio che hanno sconvolto e semidistrutto la Bassa modenese. Due mesi nei quali il campo autogestito di via Confalonieri di Mirandola ha saputo dare risposte concrete all’inefficacia dell’apparato emergenziale dello Stato, con a capo una Protezione Civile, incapace di dare risposte a tutta l’area colpita.
Tra mille difficoltà, le tende, l’estate molto calda e i chiari tentativi di intralcio da parte delle istituzioni, giorno dopo giorno il campo è riuscito a diventare punto di riferimento non solo di Mirandola ma della Bassa intera, grazie anche all’apporto del Guernica e della campagna “Dal Basso nella Bassa” con il tendone polivalente per la distribuzione dei generi di prima necessità.
Sono proprio la campagna di autoaiuto e la voglia di ripartire della gente che hanno dato la svolta nella difficile fase emergenziale. Infatti, grazie ai contributi arrivati da tutta l’Italia, il tendone è riuscito a essere punto di riferimento per i terremotati, a diventare un luogo dove le persone, oltre che ritirare i beni di prima necessità, possono incontrarsi e scambiarsi le proprie idee, parlare delle criticità che il sisma ha provocato, ma anche sorridere e trovare qualche momento per distogliere la mente dai problemi quotidiani.
Grazie alla funzione aggregativa che il campo ha assunto nell’evolversi della situazione, si sono sviluppate diverse iniziative che vanno dal corso di yoga gratuito alla ludoteca per bambini oltre a numerose cene e grigliate.
All’interno di questa dinamica si è sviluppata l’esigenza da parte della popolazione di capire tempi e modalità della ricostruzione; esigenza che ha trasformato l’assemblea di gestione del campo in comitato di quartiere. Il comitato ha chiesto un incontro col sindaco, per metterlo di fronte alle sue responsabilità e per avere risposte sul destino dei senza casa, tenendo conto che in provincia di Modena vi sono migliaia di appartamenti sfitti, sulla qualità della ricostruzione e sulla bonifica da eternit. Incontro già declinato a mezzo stampa dal sindaco di Mirandola, lo stesso sindaco che durante la visita di Napolitano a Mirandola, le aveva mandate a dire alla popolazione che arrabbiata lo aveva accusato di non fare nulla per il paese.
Infine, il comitato ha espresso forte contrarietà alla costruzione del deposito gas di Rivara, nella consapevolezza che, in caso di nuove scosse forti, provocherebbe esplosioni devastanti sul territorio.
Pubblichiamo la lettera del comitato al sindaco
Lettera aperta al Sindaco di Mirandola
Caro Sindaco,
siamo persone che da due mesi vivono in tenda, nei parchi o nel giardino di casa. Tra noi ci sono italiani, migranti, mirandolesi da tante generazioni o immigrati dal Sud trasferitisi sul nostro territorio in cerca di lavoro. Alcuni di noi hanno la casa inagibile, altri devono fare dei lavori per poterci rientrare in sicurezza, ma c’è pure chi sta cercando di tornare gradualmente nella propria abitazione sforzandosi di combattere la paura. Insomma, siamo i terremotati di Mirandola.
Da quando questa calamità si è abbattuta sul nostro territorio, le nostre vite hanno subito grossi cambiamenti. Molti di noi si sono adattati a vivere in tenda, altri hanno fatto investimenti per comprare una roulotte o un camper, ma in qualche modo ci siamo arrangiati con le nostre risorse e abbiamo superato la scarsa attenzione ricevuta da parte della Protezione Civile grazie ai tanti volontari che ci hanno sostenuto in questi mesi.
Francamente, ci ha colto impreparati la volontà espressa dalle Istituzioni locali di liberare i parchi dove noi siamo accampati, e che nel frattempo sono diventati le nostre case, perchè non riusciamo a comprendere tale decisione. Crediamo di non dare fastidio a nessuno e di non pesare sulle spalle della macchina dei soccorsi.Tanti di noi hanno persino affittato i bagni chimici a proprie spese, abbiamo fatto l’allacciamento all’Enel raccogliendo collette e ci siamo organizzati per cucinare tutti insieme evitando di usufruire delle mense della Protezione Civile.
Dunque, ci lascia molto perplessi il fatto che, la prima volta che le Istituzioni si sono rivolte a noi, sia stato per dirci, sebbene in maniera pacata e senza notificarci date definite, di smobilitare le tendopoli autogestite, col rischio di vanificare gli sforzi da noi compiuti nel tentativo di ripristinare una situazione minimamente equilibrata e vivibile.
Noi chiediamo risposte a questo problema perchè non siamo intenzionati, almeno nel breve periodo, a lasciare le nostre tende ed a entrare nei campi della Protezione Civile. Inoltre vorremmo sapere come le Istituzioni mirandolesi intendono tutelare il nostro futuro di cittadini, a cominciare dal prossimo autunno che velocemente si avvicina. Nonostante comprendiamo le mille difficoltà che Lei deve affrontare, vorremmo uscire da questo perenne stato di incertezza in cui viviamo dal 20 Maggio.
Per questi motivi abbiamo costituito un Comitato Popolare Mirandolese e La invitiamo a partecipare ad un incontro pubblico con
noi cittadini, perché verifichi personalmente qual è la nostra situazione e per capire da Lei quale sarà il nostro futuro.
In particolare, il Comitato Popolare Mirandolese chiede al Sindaco che:
– venga reso pubblico dettagliatamente il programma che il Comune ha elaborato per la rilocazione dei cittadini terremotati, le cui abitazioni sono crollate o sono state valutate inagibili, anche in vista dell’autunno imminente;
– venga effettuato un censimento delle case sfitte, a cominciare da quelle di proprietà delle immobiliari presenti nella zona o dell’Azienda Casa dell’Emilia Romagna (ACER), con l’obiettivo di utilizzare tali spazi abitativi come soluzioni prioritarie (rispetto alle seconde case dei cittadini stessi) per alloggiare i terremotati senza tetto;
– le Istituzioni locali si facciano garanti delle istanze dei cittadini mirandolesi presso le Istituzioni regionali e centrali;
– vengano riportati periodicamente resoconti chiari sulle risorse disponibili e sul loro impiego per la ricostruzione di Mirandola;
– venga chiarito quale sarà il futuro dell’ospedale di Mirandola, visti i danni subiti dalla struttura a causa del sisma e alla luce dei tagli imposti dalla Spending Review del governo Monti;
– vengano chiariti i piani del Comune relativi alla possibile delocalizzazione di aziende mirandolesi lesionate dal terremoto in altre aree fuori dal territorio;
– venga monitorato lo smaltimento dei rifiuti generati dai crolli sismici (DL 74), in modo da evitare tassativamente lo spargimento e l’eventuale reimpiego di materiali contenenti sostanze pericolose come l’amianto; che le spese di smaltimento non siano a carico dei cittadini.
– venga esposta chiaramente la posizione delle Istituzioni locali in merito alla costruzione del deposito di gas nel territorio colpito dal
sisma.
In attesa di un confronto diretto con Lei,
il Comitato Popolare Mirandolese
Ogni mercoledì dalle ore 21, nella tendopoli autogestita di via Confalonieri, il Comitato Popolare Mirandolese si riunisce in ASSEMBLEA per discutere tutti insieme delle problematiche inerenti la situazione post-terremoto, che la città di Mirandola si trova a dover fronteggiare. Siete tutti/e invitati/e a partecipare!
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