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Via il PD da Livorno – Controconvegno

Contro convegno autogestito sui temi del lavoro, casa e ambiente

Sabato 23 Giugno dalle ore 11:00 presso l’ex caserma occupata Del Fante via Adriana 16, Livorno

Livorno che guarda oltre. Questo è il nome del convegno programmatico del Partito Democratico Livornese in programma dal 28 al 30 Giugno al teatro Goldoni e alla Goldonetta.
Un nome ambizioso per un gruppo di potere che ormai da decenni (sotto vari nomi) governa Livorno come fosse un feudo e i “suoi” cittadini come fossero sudditi.

La realtà infatti è ben altro: cementificazione selvaggia di ogni spazio disponibile e desertificazione del centro, disoccupazione a livelli altissimi, posti di lavoro che negli ultimi vent’anni si sono volatilizzati, a fronte di un aumento esponenziale di case sfitte, migliaia di sfratti per morosità incolpevole e ancora raddoppio dell’inceneritore esistente, discarica a Limoncino e rigassificatore Offshore…

Tutti i tentativi di partecipazione diretta e democratica, come ad esempio il mancato referendum sull’offshore e quello boicottato sull’ospedale, sono sempre stati soffocati in maniera arrogante e dispotica da parte della casta dei politici Livornesi.
A dispetto di ciò negli ultimi anni sono state decine le esperienze di lotta autogestite e autorganizzate: dai comitati ambientalisti e per la difesa dei beni comuni agli spazi liberati e occupati, le lotte dal basso nei posti di lavoro e per il diritto alla casa.

Il convegno programmato per fine giugno è l’ennesima beffa ai danni della cittadinanza livornese e migrante: dare la parvenza di discutere di tutto per non cambiare assolutamente niente.
Da sempre, ma in particolar modo in tempi di crisi come questi, crediamo che l’unica vera opposizione concreta ed efficace sia quella organizzata dal basso, diretta, conflittuale, fuori dal sistema partitico elettorale che dia la possibilità a tutte e a tutti di poter esprimere le proprie idee e le proprie istanze.

Il giorno 23 Giugno abbiamo deciso di organizzare un controconvegno autogestito. Chiediamo la partecipazione di tutti i singoli cittadini, comitati, gruppi autorganizzati, sindacati di base e collettivi che da anni cercano di opporsi al sistema di potere esistente.
Il nostro intento è quello di discutere del futuro di Livorno dall’unico punto di vista giusto, concreto, possibile, quello dei cittadini e delle cittadine, dei lavoratori e delle lavoratrici.
Il nostro punto divista è lontano anni luce dalla casta di politici e affaristi che si riunirà in pompa magna al teatro Goldoni ed è per questo che il giorno 29 saremo presenti in piazza davanti al Teatro livornese per occupare simbolicamente quella piazza con una assemblea aperta ed un corteo.

E’ ora di far vedere ai nostri “sovrani” che Livorno è un’altra cosa e che non siamo più disposti ad accettare decisioni sopra la nostra testa.

Programma del controconvegno:

Tavolo ambiente e beni comuni. Ore 11:00 

Livorno: sole, mare, vento e tramonti mozzafiato dal lungocosta del Romito…  Un’emozionante immagine da cartolina con la vocazione da “distretto energetico” di tutta la Toscana: vi si produce il 75-80% dell’energia della regione e viene considerata la seconda provincia più inquinata d’Italia dopo Taranto, con le inevitabili conseguenze in termini sanitari per la popolazione (soprattutto tumori e malattie cardiovascolari ma anche infortuni e malattie professionali di vario genere).

A tutto ciò si aggiungono gli effetti del traffico veicolare privato, destinati ad aggravarsi in presenza di una politica di liquidazione del trasporto pubblico, e quelli dell’inquinamento dovuto alla presenza di navi in porto che per la mancata elettrificazione delle banchine tengono i motori accesi per tutta la durata dello stazionamento.
In campagna elettorale l’attuale presidente della regione Toscana Rossi ha ben pensato però di proporre, come rimedio al calo occupazionale, una soluzione ottimale: ospitare le industrie più inquinanti e nocive, cioe’ rendere Livorno un distretto energetico e dei rifiuti.
Rossi ha citato esplicitamente, come esempio virtuoso, l’affare delle navi dei veleni Karin B e Deep Sea Carrier, che alla fine degli anni ’80 trovarono la disponibilità a trattare il loro carico di rifiuti tossici solo nel nostro porto.
Torniamo però al significato reale dell’espressione “distretto energetico”… “Distretto energetico” significa: AUTORIZZAZIONE per due centrali a biomasse in zona Leonardo da Vinci, centrali ad alta emissione di polveri sottili per cui non e’ stato nemmeno previsto l’obbligo del filtro e destinate a bruciare oli provenienti da Paesi poveri, per la cui produzione verrebbero sottratte vaste aree alla coltivazione di alimenti per la popolazione locale; NOTEVOLE INCREMENTO delle attività legate al trattamento e all’incenerimento dei rifiuti: la terza linea dell’attuale inceneritore o la costruzione di un nuovo impianto che a seguito di un accordo tra le province dovrebbe bruciare i rifiuti dell’intera Area Vasta costiera, disattendendo la delibera Rifiuti Zero approvata dal Consiglio Comunale l’8 giugno 2010 (di oggi la notizia che Livorno è al quartultimo posto nella raccolta differenziata con comitati ambientali di tutta la regione sul piede di guerra e volontà di chiedere un risarcimento danni); LA DISCARICA DEL LIMONCINO e il mantenimento nell’ambito di zone densamente abitate di industrie ( Ra.Ri docet) che trattano rifiuti pericolosi, perfino radioattivi, provenienti da diverse regioni. A partire dal progetto del rigassificatore Offshore fino alla costruzione del nuovo tratto autostradale, passando per lo smantellamento dell’ospedale el’affaire Fusti Tossici, le amministrazioni locali e regionali hanno mostrato benissimo il loro volto lobbistico, l’incuria per la salute e la salvaguardia di cittadinanza e territorio e una prepotente volontà di schiacciare chi a queste logiche si oppone (come spiegaresennò la nomina di un assessore all’ambiente, o meglio un commissario fiorentino, da sempre in lotta con i comitati ambientalisti?)…

L’unica risposta possibile a questo modello di sviluppo e crescita che insegue le logiche del profitto è una netta presa di posizione da parte della cittadinanza che mostri di volersi riappropriare del proprio territorio attraverso una gestione partecipata e realmente ecologica delle proprie vite…

Interventi di:
ore 11.00 Introduzione su Livorno polo delle nocività: Sara Belleggia (ExCaserma Occupata)
ore 11.15 Le vertenze ambientali a Livorno: a cura di Vertenza Livorno
ore 11.30 RifiutiZero vs Inceneritori: situAzione livornese e report incontro dei comitati nazionali a cura di Amanda Floridi di Medicina Democratica
ore 11.45 La discarica del Limoncino: aggiornamenti da parte del comitato contro la discarica del Limoncino
ore 12.00 Energie inquinanti: Rigassificatore e Centrale a Biomasse: contributo di Maurizio Zicanu esponente del comitato No Offshore e di Medicina Democratica
ore 12.15 No Hub: militarizzazione e la trasformazione del territorio tra Pisa e Livorno a cura di Ruggero Rognoni di Vertenza Livorno
ore 12.30 LaSat: perché non costruirla.. interviene Alessandro Lucibello del Coordinamento Territoriale No Sat www.nosat.it
ore 12.45 L’ospedale di Livorno: partecipazione boicottata, cemento e Lobby a cura di Vincenzo Baggiani della APPL
A seguire dibattito e proposte operative

Ore 13:30 Pranzo sociale (Vegan)

Tavolo lavoro, disoccupazione e debito. Ore 15:00

Il tessuto industriale livornese è ormai un ricordo.

La vocazione verso l’industria, autentico serbatoio di lavoro per il nostro territorio, grazie anche alla cantieristica navale ed al diportismo appartiene ad una stagione economica superata. I dati sulla disoccupazione, mai allarmanti come in questi ultimi anni, specie perla componente giovane della popolazione, ci riportano con la memoria ad un periodo lontano della nostra storia, al dopo guerra, quando lasituazione era tragica per i lavoratori livornesi e l’economia restava bloccata. Dati di una gravità come quelli attuali,forse li si ritrovano con pari acutezza solo in quelli anni. Con un’aggravante però per la situazione odierna, ossia le scelte scellerate di chi ci governa.

Oggi non usciamo da una guerra mondiale, eppure il contesto è difficile e drammatico come allora.Possibile che si debba imputare la pressione subita dai nostriredditi esclusivamente a congiunture di carattere internazionale onazionale, senza fermare mai lo sguardo sulle scelte dipolitica economica della nostra amministrazione? Forse, comesoluzione, questa è comoda e facile, ma dal nostro punto di vistainsufficiente a dare una spiegazione di quanto è accaduto sulnostro territorio.

A monte della fuga di investimenti dalla nostracittà, caratterizzata tra l’altro da una presenza sindacale confederale molto debole ed accomodante, dunque da una forza lavoroche si vede erodere progressivamente sempre più diritti, il modo infelice con cui si e’ proceduto alla trasformazione dell’inclinazione produttiva della città da industriale inturistica, con una predilezione per il terziario.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, pagine su pagine di letteratura sono state spese sulla relazione che lega il settore terziario ai lavori a bassissima professionalità, dunque anche a redditi deboli, sia perla qualità delle retribuzioni sia per la precarietà di questilavori. basti pensare che che a fronte di ripetute chiusure diindustrie manifatturiere con centinaia di addetti, le risposte dilavoro numericamente piu’ consistenti sono state il call centerTelegate (ora People Care) e l’Ipercoop la cui quasi totalita’ di lavoratori ha contratti part-time da 700-800 euro.
I nostri governanti però, è evidente, leggono poco e si informano ancorameno. Senza considerare che i principali investimenti turistici altro non si sono rivelati che speculazioni edilizie, come ad esempioquella Porta a Mare dove Azimut e’ gia’ rientrato del suo investimento semplicemente vendendo la sua quota edilizia e dove peranni le amministrazioni comunali che si sono succedute hanno bluffato sul mito della “terza gamba” produttiva accanto a villette e lusso. Gli episodi su cui la nostra attività si è soffermata impostando percorsi di lotta sono numerosi. Con Telegate, anni fa, quando a questa azienda fu permesso di investire nel nostro territorio concedendole la possibilita’ diassumere con contratti esclusivamente a progetto. oppure a Starweb,azienda che si occupa di promozioni delle offerte Fastweb e situataesattamente sopra la sede della Cgil, dove centinaia di giovani lavorano per tre euro l’ora senza la minima garanzia di protezione sindacale, con un turn over spaventoso che esercita un ricatto insostenibile per i giovani telefonisti.

Il porto come il cantiere, sbandierati per anni come polmoni occupazionali cittadini,stanno subendo la più dura contrazione della loro storia,lasciando una pesante e pessimistica ombra sui nostri futuri. Le aziende storiche chiudono o ridimensionano gli addetti, abusando diuno strumento come la cassa integrazione, che senza un’opposizione sociale forte andrà presto sparendo, ovviamente con il bene placitosul territorio nazionale del Pd, di cui sono militanti ed esponenti alcuni dei principali riformatori del mercato del lavoro. La soluzione turistica,scritto in tutta franchezza, non può reggere in una provincia semprepiù impegnata nella costruzione di mostri ecologici comel’offshore.

Sembra assurdo che le scelte dei turisti si orientinoverso una città che consta delle peggiori soluzioni ecologiche dellaToscana. Negli ultimi 20 anni, inoltre, il volano dell’economia livornese e’ stata l’edilizia che ha visto una continua cementificazione di varie zone della citta’ a fronte di una popolazione sempre minore e a migliaia di giovani in fuga. e adessoinizia a scricchiolare anche tutto il mondo delle aziende partecipate e la giungla di cooperative e aziende legate agli appalti al ribassodel comune, altra fucina di bassi salari e precarieta’. Di fronte a ciò, lo smarrimento ed il pessimismo diventano il minimo comune denominatore emotivo per i livornesi.

Occorre un cambiamento, urge un blocco sociale forte che sappia recuperare con campagne mirate, sul reddito come sull’occupazione, il terreno perso inquesti ultimi anni. Una reazione al deserto che ci stanno stendendo davanti è l’impegno che ci assumiamo, la collaborazione di tutti è il dovere che ognuno deve a se stesso in un’epoca di redditi assenti, siano essi legati o meno ad un lavoro.

Interventi di:

ore 15.00 Introduzione al Dibattito: Proposte per una campagna cittadina su Welfare e reddito di Diego Sarri, Ex-Caserma Occupata
ore 15.15 Livorno:crisi economica, mutazioni sociali, declino istituzionale a cura della redazione di Senza Soste
ore 15.30 Lavorare a Livorno dopo la Riforma Fornero a cura di Omar Franconi del Comitato per la difesa dell’articolo 18
ore 15.45 La situazione delle aziende partecipate livornesi fra privatizzazione e rischio occupazionale: Franco Lovascio USB
ore 16.00 Difendiamoci da Equitalia: Assemblea spazi autogestiti Lucca
ore 16.15 Esperienze di lotte dal basso, cronache da Napoli: Silvio Deluca perZero 81 Napoli (http://www.zer081.org/)
A seguire dibattito e proposte

Tavolo casa ,urbanistica e diritto all’abitare Ore 17:00

La Livorno degli anni 80 non esiste più da tempo.

Questa banale premessa serve per smontare quell’ immaginario che spesso ancora oggi viene utilizzato dai nostri amministratori per descrivere una politica abitativa che non esiste più. Eravamo sicuramente una delle città più virtuose in fatto di edilizia popolare: dagli oltre ventimila alloggi siamo arrivati alle poche migliaia degli ultimi anni.

La gestione privata del patrimonio pubblico non ha di certo migliorato questo contesto. Casalp (la società amaggioranza pubblica che gestisce gli immobili) ha da sempre portato avanti politiche rivolte più alla vendita che alla nuova costruzione che di fatto hanno ridotto enormemente il patrimonio.

Contemporaneamente Livorno è diventata terreno fertile per una enorme speculazione immobiliare privata. Grazie a varianti urbanistiche econcessioni è stato possibile costruire decine di nuovi complessi sia abitativi che commerciali che hanno portato ad un innalzamento degli affitti privati e ad una cementificazione selvaggia del nostro territorio. La cosidetta “fasciagrigia” ,di cui ne fanno parte immigrati, precar* e disoccupat*, ceti popolari e ceti medio/bassicaduti in povertà si trovano a dover convire con disagi abitativi enormi.

La mancanza di lavoro e reddito ha prodotto un’ondata di sfratti e pignoramenti senza precedenti: l’unico strumento che sembra essere valido e che soddisfa il proprio bisogno imminente di una abitazione è l’occupazione di un alloggio e la pressione politica in gruppi autorganizzati per la richiesta di maggiori diritti eservizi.

Esistono ancora decine di immobili tenuti sfitti (sia pubblici che privati) che potrebbero tamponare almeno in parte questa situazione ai limiti del collasso. I piani comunali per fronteggiare il problema abitativo non sono sufficienti neanche ad arginarlo La nostra amministrazione ha sempre dichiarato di muoversi su tre fronti per fronteggiarel’emergenza: progetti di costruzione alloggi pubblico\privata, doveuna parte di essi sarebbe stata adibita ad affitto concordato, Agenzia dell’affitti e contributo regionale all’affitto.
Nessuna delle tre è stata mai intrapresa e portata avanti in maniera seria e continuativa (anche il contributo regionale ha subito una flessione negli ultimi anni) Oltretutto queste sono”soluzioni” che vanno in maniera più o meno diretta ad”finanziare” l’interesse privato. La prima permette ai privati di costruire nuovi alloggi in cambio di un numero irrisorio da destinare alla”fascia grigia” in affitto “calmierato”. La seconda è un’agenzia pubblica che dovrebbe servire a dare delle garanzie all’affittuario privato ( enza imporgli praticamente nulla , neanche l’obbligatorietà nell’accettare l’inquilino proposto). La terza è un sostegno in denaro che si riversa indirettamente nell’affitto e quindi nelle casse dei locatori. In definitiva gli unici che guadagnerebbero qualcosa da queste politiche sono sempre e solo i privati e i grandi proprietari di immobili.
Attualmente però, sui 2000 sfratti circa previsti nel 2012 l’unico edificio adibito ad emergenza abitativa è stato l’ex caserma “la Marmora” con solo 39 alloggi… In definitiva si può affermare che queste politiche si occupano parzialmente delle cosidette emergenze e non mirano a risolvere il problema alla radice (visto che per farlo si dovrebbe prendere in considerazione pure il problema relativo all’occupazione lavorativa della “fascia grigia”).

Oltretutto il comune preferisce abbattere edifici abbandonati non in stato di degrado ,come le palazzine nel quartiere “Corea”, ed appaltare la costruzione di nuovi edifici ad imprese private quando potrebbe benissimo adibire le strutture già presenti ad emergenza abitativa mettendo in atto progetti di autorecupero per queste, miranti a creare occupazione e reddito per gli appartenenti alla “fascia grigia”.

Le nostre esperienze per fronteggiare concretamente il problema abitativo negli ultimi mesi sono state due. L’ex caserma Del Fante in Via Adriana, di proprietà del demanio e completamente abbandonata da diversi anni ospita, oltre che ad attività ricreative, sociali e politiche, alloggi per gli occupanti e per famiglie sotto sfratto che si sono rivolte all’assemblea.
E’ stato presentato un progetto di autorecupero alla regione e numerosi sono stati i lavori quotidiani per rendere vivibili gli alloggi. Occupazione della palazzina in via degli Asili da parte di 6 famiglie del nostro comitato. Per il momento non vi è nessun progetto di autorecupero e le richieste delle famiglie al momento sono state il riconoscimento provvisorio dell’occupazione da parte del comune e la richiesta di un alloggio popolare vista la loro condizione.

C’è bisogno urgente di una nuova politica abitativa che sappia, da una parte tamponare e risolvere le emergenze utilizzando strutture già esistenti (anche private se necessario), e dall’altra ripensare il diritto all’abitare in un momento di “crisi” come questo. Servono nuove strutture popolari e nuovi bandi E’ il momento di porre un freno all’affitto privato e alle speculazioni edilizie e immobiliari.

Interventi di:
ore 17.00 Introduzione al dibattito, La situazione abitativa a Livorno: Ceraolo Giovanni dell’Ex-Caserma Occupata
ore 17.15 Esperienze di lotta e autorecupero a Firenze: Movimento di lotta per la casaFirenze
ore 17.30 L’edilizia popolare a Livorno: Daria Faggi dell’Unione Inquilini
ore 17.45 Esperienze di lotta a Pisa, lo sportello contro il debito: Prendocasa di Pisa
ore 18.00 Osservatorio trasformazioni Urbane: presentazione dello studio sulla riqualificazione delle caserme dismesse, elaborato dagli studenti di architettura di Firenze coordinati dal professor Marchetta docente di urbanistica.
ore 18.15 Esperienze di lotta a Napoli: Silvio Deluca per Zero 81 Napoli (http://www.zer081.org/)
A seguire dibattito e proposte

Evento fb
Ex Caserma Occupata

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