2 anni senza Samir, 2 anni con Samir
Messico. Mentre il mondo è scosso da una pandemia,alla quale gli stati rispondono solamente con impoverimento sociale ed un timido “Restate a casa”, ricorrono due anni dall’assassinio di Samir Flores Soberanes.
Samir è stato ucciso perché contrario al PIM, il Progetto Integrale Morelos: un piano che prevede due centrali termoelettriche ubicate a Huexca ed alimentate da un gasdotto di 160km che, passando per le pendici del vulcano Popocatepetl, attraverserà le terre di 60 comunità contadine degli stati di Tlaxcala, Puebla e Morelos. Nel progetto sono inoltre previsti un acquedotto di 12km che trasporterà a Huexca, da Villa Ayala, l’acqua del fiume Cuautla nonché l’ampliamento di quattro corsie dell’autostrada Cuernavaca-Cuautla.
C’è da chiarire fin da subito che questa produzione energetica non è pensata per sostenere le popolazioni che vivono nelle regioni di questa grande opera, ma in primo luogo per i fabbisogni di uno stabilimento industriale dell’Audi e per quelli di altre grandi aziende, di cui ancora non ci è dato conoscere il nome. Parliamo di un modello di “sviluppo” per pochi, basato sul saccheggio e l’estrazione di risorse, ed è proprio contro questo modello che Samir lottava, all’interno del Frente de Pueblos en Defensa de Tierra y Agua de Morelos, Puebla y Tlaxcala, insieme alle 82 comunità contadine a cui questo progetto ruba l’acqua e alle 60 comunità minacciate dalla costruzione del gasdotto.
Il paradigma di imposizione è stato quello classico del neoliberismo estrattivista, quello che conosciamo bene anche in Val di Susa con il TAV, sul Monte Amiata con la geotermia, a Taranto con l’Ilva e così via: imposizione autoritaria del progetto, carenza di studi di impatto ambientale, nessuna reale consultazione popolare, divisione delle comunità attraverso l’elargizione di denaro, criminalizzazione della protesta sociale, utilizzo del potere giuridico per creare reati ed incarcerare chi a questi mostri si oppone, formazione di bande criminali per intimidire la popolazione, uso dell’esercito e dei corpi polizieschi per imporre le grandi opere e reprimere le opposizioni, spossessamento delle popolazioni dei suoi beni naturali, il tutto a favore dei profitti di poche aziende e gruppi di potere.
Evidenti sono gli interessi e le responsabilità della presidenza di AMLO incentrata nel rilancio del Paese attraverso l’investimento su megaprogetti infrastrutturali come il Tren Maya (tra Chiapas e Yucatan) ed il Corridor Transistmico nell’istmo di Tehuantepec nello stato di Oaxaca.
Ma quali sono le aziende responsabili del PIM? Prima tra tutte la spagnola Abengoa che godrà dei proventi delle centrali termoelettriche, mentre le spagnole Elecnor e Enagas insieme all’italiana Bonatti, attiva anche nella realizzazione del TAP in Salento, potranno guadagnare dalla costruzione del gasdotto. Alla fine poco importa se questo gasdotto passa sotto un vulcano e su terre ad alto rischio sismico, non saranno di certo i proprietari di queste imprese a soffrire le eventuali tragedie.
Poco importa se la costruzione dell’acquedotto toglierà praticamente tutta l’acqua del fiume Cuautla, fonte di vita e nutrimento per migliaia di persone così come per differenti ecosistemi. Anzi se qualcuno tenta di denunciarlo con dati alla mano viene minacciato di morte come accaduto a studenti, professori ed al rettore dell’Università autonoma di Morelos.
Occorre ricordare in questi giorni anche le circa 20 persone incarcerate negli ultimi anni per essersi opposte a quest’opera. Tra queste Enedina Rosas Vélez, commissaria ejidal [delle terre comunitarie] di San Felipe Xonacayucan che, per negare l’autorizzazione al passaggio del gasdotto sulle terre di sua giurisdizione, fu imprigionata per un anno con la ridicola accusa di aver rubato 2 cellulari ad impiegati della nostra cara Bonatti.
Va inoltre sottolineato che quando la legge si è mossa contro questa grande opera con sentenze che intimavano lo stop temporaneo dei lavori, queste sono state deliberatamente ignorate continuando con i lavori come se nulla fosse.
Di ingiustizie di cui si è macchiata questa macchina del “progresso” potremmo riempire varie pagine, ma preferiamo concentrarci su chi, nonostante la repressione e la violenza esercitata dall’alto, non smette di lottare con fermezza e dignità.
Non parliamo solo della comunità di Amilcingo dove il 20 febbraio si è ricordato Samir insieme alla sua famiglia, i compagni e le compagne, la radio comunitaria, la scuola, in piazza con canti, proiezioni, libri e cultura. Parliamo anche delle numerose organizzazioni, di tutto il Paese e non solo, che hanno partecipato all’assemblea svoltasi il 21 febbraio al presidio permanente di fronte alla centrale termoelettrica di Huexca e che hanno contribuito ad animare e dare vita ad un partecipato momento di incontro durante un pomeriggio assolato, passato in un luogo mortifero, sotto un mostro di cemento. Il presidio inoltre è stato raggiunto da una biciclettata collettiva partita da Città del Messico.
Chi non ha potuto raggiungere il presidio ha fatto sentire la sua voce nelle proprie geografie, fra tutti merita menzione la massiccia mobilitazione dell’EZLN nei territori liberati, la manifestazione del 19 a Cuernavaca, così come quella del CODEDI nello stato di Oaxaca e del CIPOG-EZ in Guerrero
Queste giornate non sono state solo un momento per esprimere il ricordo e la rabbia per un compagno ucciso, ma soprattutto un’occasione per continuare ad organizzarsi, nonostante il Covid. Samir continuerà a vivere nella lotta e nell’organizzazione: nella pratica quotidiana di un mondo altro dove la Guardia Nacional, nascosta dietro le grate che proteggono la centrale, non ci fa paura.
Cogliamo inoltre l’occasione per ricordare che tra qualche mese chi lotta contro il PIM arriverà in Europa insieme alla Gira Zapatista rispetto a cui invitiamo ad informarsi seguendo su tutti i social LAPAZ-Libera Assemblea Pensando/Praticando Autonomia Zapatista – Italia.
Chiudiamo parafrasando le parole di una compagna della zona: “davanti a quel mostro c’è una trincea immaginaria, da una parte c’è chi lotta per la vita, dall’altra chi lotta per il denaro”.
È il loro progresso che ha causato il Coronavirus devastando la biodiversità, è il loro progresso che ha saputo cogliere l’occasione pandemica per concentrare ancor di più le ricchezze, è lo stesso progresso che sta togliendo l’acqua a migliaia di persone nello stato di Morelos e che sta uccidendo di cancro gli abitanti di Taranto.
Pensano che andrà tutto bene, finché i soldi rimangono a loro ed i morti li piangiamo noi, mentre è sempre più evidente che non ci serve il loro progresso, che non ci servono loro e che siamo molti di più noi.
Con Samir e Valerio nel cuore,
Nodo Solidale
22/02/2021
Per fonti ed approfondimenti;
https://tejiendorevolucion.org/21040.html
https://www.grieta.org.mx/index.php/proyecto-integral-morelos-pim/
http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2021/02/20/imagenes-de-la-movilizacion-zapatista-en-la-jornada-por-la-vida-contra-los-megaproyectos-y-por-nuestro-hermano-samir-flores/
Qui di seguito riportiamo il comunicato della AMZ per il secondo anniversario dell’omicidio di Samir Flores Soberanes
Due anni fa, all’alba del 20 febbraio 2019, tre spari hanno tolto la vita a Samir Flores Soberanes, 36 anni, padre di 4 figli@. Alcuni giorni prima, questo contadino di Amilcingo (Morelos), militante della sua Asamblea Resistente e membro del Frente de Pueblos en Defensa de Tierra y Agua de Morelos, Puebla y Tlaxcala, fondatore e redattore di Radio Amiltzinko 100.7, aveva fronteggiato il presidente della Repubblica messicana Andrés Manuel López Obrador, il quale – come tutti i politici – durante la campagna elettorale aveva promesso di ritirare il progetto della Termoelettrica di Huexca, per poi smentirsi, avallando in maniera definitiva non solo la Termoelettrica, ma il Proyecto Integral Morelos (PIM) nella sua interezza. I proiettili assassini hanno spento la sua voce, ma la sua lotta, riecheggiata dalla voce del Congreso Nacional Indigena (CNI) e dall’Ejercito Zapatista de Liberación Nacional (EZLN) ha risuonato in tutto il mondo.
Samir Flores è stato assassinato proprio a cento anni dell’omicidio di Emiliano Zapata, nella sua stessa terra; il suo nome si somma alla lunga lista di militanti ambientali e attivist@ sociali, massacrat@ nel nostro doloroso paese, per aver difeso la vita, l’autonomia, il campo, il lavoro collettivo, la montagna, i villaggi.
Noi, membri del Colectivo Autónomo Magonista (CAMA), del Comité en Defensa de los Derechos Indígenas (CODEDI), de las Organizaciones Indias por los Derechos Humanos en Oaxaca (OIDHO) e del collettivo Nodo Solidale, che facciamo parte della Alianza Magonista Zapatista (AMZ), sentiamo il dolore e la rabbia scorrere nelle nostre vene, perché anche noi abbiamo pianto i nostri compagni e le nostre compagne, abbiamo visto il loro sangue versato, senza mai ricevere giustizia da parte dello Stato, che spesso è stato lo stesso carnefice o mandante.
A due anni da questa tragedia, ricordiamo Samir Flores con il sorriso, i pugni al cielo e con molta lotta, mandando un abbraccio alla sua famiglia e ai suoi cari, rinnovando il nostro impegno nella ricerca della giustizia e nel costruire l’autonomia nei nostri territori e nei nostri spazi di vita. Continueremo a resistere contro le miniere, contro il PIM e il Corredor Transístmico, il Tren Maya e tutti gli altri progetti neoliberisti.
Samir Flores è già un seme, che germoglia nei passi che facciamo su questa terra.
Da Oaxaca de Magón, 20 febbraio 2021, la Alianza Magonista Zapatista
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