InfoAut
Immagine di copertina per il post

Ankara non ferma la guerra ai curdi

Due morti a Diyarbakir: è il bilancio della violenta repressione della polizia turca contro i 5mila manifestanti scesi in piazza nella “capitale” kurda per protestare contro i coprifuoco imposti da Ankara nelle ultime due settimane. Dal 2 dicembre il pugno di ferro turco sta strangolando le città kurde del sud-est: a Diyarbakir (Amed in kurdo) è stato indetto nel quartiere di Sur dopo l’omicidio di Tahir Elci, presidente dell’Ordine degli Avvocati e noto attivista politico.

La città – come le altre comunità target nel Kurdistan turco – è blindata, la vita si è interrotta: scuole chiuse, immondizia lungo le strade, autobus fermi, negozi sbarrati, ospedali in stato di emergenza. Nei villaggi a sud, lungo il confine con la Siria, la gente si mette in fila fuori dalle panetterie e dai supermercati, nelle “ore d’aria” per procurarsi il cibo nel timore di ulteriori chiusure. «A Cizre e Silopi gli insegnanti sono stati costretti a lasciare le città, i dormitori degli studenti sono stati evacuati ed è stata dispiegata l’artiglieria pesante – dice un’attivista locale al manifesto – Sono il chiaro segno della pianificazione di un grande massacro».

Le proteste sono esplose ieri: una lunga marcia ha preso il via da diversi quartieri di Diyarbakir, diretta verso quello di Sur. Migliaia di persone a braccetto, una catena umana a cui hanno partecipato membri del partito di sinistra Hdp: l’obiettivo era riuscire ad entrare nel quartiere epicentro degli scontri e della repressione. La polizia ha subito sparato sulla folla lacrimogeni e cannoni ad acqua e arrestato almeno 40 persone. Giovani con il volto coperto hanno risposto lanciando pietre contro i blindati, innalzando barricate e appiccando il fuoco a copertoni. Due i morti, 21 e 25 anni: secondo testimoni sono stati colpiti alla testa dalle pallottole della polizia. Nei social network rimbalzavano ieri le immagini dei due corpi a terra, le teste coperte di sangue. Nelle stesse ore a Mardin, altra area sotto coprifuoco, cinque sospetti membri del Pkk sono stati uccisi, apparentemente in scontri con i militari.

Da metà agosto, secondo la Fondazione per i Diritti Umani, sono stati imposti 52 coprifuoco in 7 province del paese, casa a 1,3 milioni di persone. I civili pagano un prezzo altissimo. Come a Silvan, 80 km a nord est di Diyarbakir: missili sulla comunità a metà novembre hanno ucciso due civili, mentre un coprifuoco lungo settimane ha affamato la popolazione. Una violenza tale da portare il deputato dell’Hdp, Ziya Pir, a lanciare l’allarme: «Tre quartieri di Silvan rischiano di scomparire dalle mappe».

Situazione simile a Diyarbakir dove intere famiglie, a causa degli attacchi delle forze militari, stanno lasciando la città, portandosi dietro quel che possono: «Non possiamo uscire di casa per via degli scontri. Non abbiamo più acqua e cibo e le nostre case sono state danneggiate», racconta un residente del quartiere Sur all’agenzia Dogan News. Le immagini raccontano una guerra: edifici danneggiati, segni di proiettili nei muri, macerie per le strade, moschee date alle fiamme.

La giustificazione del governo è la sicurezza: distruggere il movimento indipendentista Pkk. Ma per i kurdi turchi la repressione ha il sapore di una punizione collettiva, perpetrata contro la mobilitazione popolare e le vittorie politiche dell’Hdp.

Violenza dentro, tensioni fuori

L’altra faccia della medaglia turca la si vede fuori dai confini. Facendosi scudo con la Nato, di cui è pedina, Ankara aggredisce. Soprattutto se di fronte ha la Russia, che non esita ad usare una strategia punitiva da guerra fredda. Domenica l’ennesimo screzio: una nave da guerra russa ha lanciato colpi di avvertimento contro un’imbarcazione da pesca turca nel mar Egeo. Secondo il Ministero della Difesa di Mosca, la nave turca era così vicina da rischiare una collisione.

Un evento di scarsa importanza, se non avvenisse in un periodo in cui i rapporti tra Ankara e Mosca toccano i minimi termini. «La nostra pazienza ha un limite, la Turchia vuole superare le tensioni ma la Russia usa ogni opportunità per colpirci», ha detto il ministro degli Esteri turco Cavusoglu accusando la controparte di reazione esagerata. Mosca risponde cancellando il meeting al Cremlino, previsto per oggi, tra Putin e Erdogan.

A monte sta la aggressività turca in Medio Oriente: nel disperato tentativo di ritagliarsi un posto al tavolo globale che ridefinirà zone di influenza e futuro della regione, Erdogan usa la forza. Come in Iraq, dove ha inviato 150 soldati e 30 carri armati facendo infuriare Baghdad e rischiando di accendere la reazione delle milizie sciite. Ieri Ankara ha ritirato una decina di tank dispiegati nella base di Bashiqa, 20 km da Mosul, per raffreddare gli animi iracheni. Ma a Baghdad non basta e insiste: tutti fuori.

 

Chiara Cruciati il Manifesto

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

ankaracurdierdoganturchia

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele e Turchia premono sulla Siria del Sud-Ovest e del Nord-Est

In queste giornate di repentini cambiamenti vogliamo fare il punto con Eliana Riva, caporedattrice del giornale di informazione Pagine Esteri, rispetto a due elementi di particolare pressione sul territorio siriano, ossia Israele da un lato e la Turchia dall’altro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kobane pronta a resistere all’imminente invasione guidata dalla Turchia

Le Forze Democratiche Siriane (SDF), martedì, hanno lanciato un duro monito contro l’imminente invasione di Kobane da parte della Turchia. Sottolineando la storica resistenza della città, le SDF hanno giurato di difenderla insieme al suo popolo, facendo appello alla solidarietà internazionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: la Turchia ammassa le truppe al confine e bombarda Kobane

Siria. La Turchia continua ad ammassare truppe al confine per invadere con le sue milizie jihadiste la città di Kobane, simbolo della lotta anti-Isis e della rivoluzione confederale del nord-est siriano. Da questo martedì 17 dicembre in corso anche bombardamenti di artiglieria sulla città.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: la sfida di una ricostruzione indipendente dagli interessi imperialisti

Abbiamo posto alcune questioni a Yussef Boussoumah, co-fondatore del Partito degli Indigeni della Repubblica insieme a Houria Bouteldja e ora voce importante all’interno del media di informazione indipendente Parole d’Honneur a partire dalla caduta del regime di Bachar Al Assad in Siria.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La fine di Assad e l’inizio del califfato all’ombra di Ankara scompongono il mosaico siriano

La repentina caduta del regime alauita degli Assad riporta alla luce le fratture della Siria postcoloniale, frutto malsano dell’accordo Sykes Picot del 1916 fra Francia e Gran Bretagna, che ha diviso in modo arbitrario i territori che appartenevano all’impero ottomano.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gli USA minacciano la Siria: via le sanzioni solo se Damasco abbandonerà Teheran

Caduta Aleppo, si combatte intorno a Hama. Ieri migliaia di miliziani di Ha’yat Tahrir al Sham (Hts) e di altre formazioni jihadiste appoggiate dalla Turchia hanno ripreso ad avanzare verso la città un tempo roccaforte dell’islamismo sunnita. Incontrano la resistenza delle forze governative che sembrano aver in parte ricompattato i ranghi dopo il crollo ad […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Oltre 800 banche europee investono 371 miliardi di euro in aziende che sostengono gli insediamenti illegali in Cisgiordania

La Coalizione Don’t Buy Into Occupation nomina 58 aziende e 822 istituti finanziari europei complici dell’illegale impresa di insediamenti colonici di Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: jihadisti filo-turchi entrano ad Aleppo. Attacata anche la regione curda di Shehba

In Siria a partire dal 27 novembre, milizie jihadiste legate alla Turchia hanno lanciato un’offensiva dalla regione di Idlib e raggiungendo i quartieri occidentali di Aleppo. Come sottolinea ai nostri microfoni Jacopo Bindi, dell’Accademia della Modernità Democratica, l’Esercito nazionale siriano, responsabile di attacchi nella regione di Shehba, è strettamente legato ad Ankara. Questo gruppo, che […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Una fragile (sanguinosa) tregua

Alle 10 di questa [ieri] mattina è partita la tregua di 60 giorni (rinnovabile) tra Israele e Hezbollah, orchestrata dagli Stati Uniti e in parte dalla Francia. Una tregua fragile e sporca, che riporta la situazione ad un impossibile status quo ex ante, come se di mezzo non ci fossero stati 4000 morti (restringendo la guerra al solo Libano) e 1.200.000 sfollati su un paese di circa 6 milioni di abitanti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Entra ufficialmente in vigore il cessate il fuoco tra Libano e Israele

Riprendiamo l’articolo di InfoPal: Beirut. Il cessate il fuoco israeliano con il Libano è entrato ufficialmente in vigore mercoledì alle 4:00 del mattino (ora locale). Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato martedì sera che il suo governo ha approvato un accordo di cessate il fuoco con Hezbollah in Libano, dopo settimane di colloqui […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Guerra globale, una sola egemonia da garantire

Ich kenne Schritte die sehr nützen und werde euch vor Fehltritt schützen Und wer nicht tanzen will am Schluss weiß noch nicht dass er tanzen muss Io conosco passi che sono molto utili  e che vi proteggeranno dai passi falsi  e chi alla fine non vuole ballare  non sa ancora che deve ballare (Amerika – […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Turchia: arresti durante le manifestazioni contro la violenza sulle donne

Riportiamo la traduzione di questo aggiornamento pubblicato da Secoursrouge: Il 25 novembre, piazza Taksim a Istanbul è stata messa sotto stretta sorveglianza dalla polizia in seguito al divieto di manifestare e cantare lo slogan “Jin, jiyan, azadî” (Donne, vita, libertà) in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Nonostante il divieto, […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kurdistan: attacco ad Ankara, bombardamenti turchi, colloqui con Ocalan

Giovedì, dopo la notizia di un riuscito attacco della guerriglia (rivendicato venerdì mattina) curda del PKK contro la principale industria di ingegneria bellica turca ad Ankara, l’aviazione di Erdogan ha scatenato sanguinosi raid aerei sulla Siria del Nord e sul nord dell’Iraq, dove il PKK sta infliggendo dure perdite all’esercito turco.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

KCK: agiremo secondo il processo sviluppato da Rêber Apo

“Il nostro movimento, con tutte le sue componenti, agirà secondo il processo che il Rêber Apo svilupperà”, ha dichiarato la co-presidenza della KCK, sottolineando che per questo devono essere stabilite le condizioni di salute, sicurezza e lavoro del leader.