InfoAut
Immagine di copertina per il post

Appello dei lavoratori palestinesi per la Giornata della Terra. Lottiamo per la nostra terra e per la nostra libertà

Il 30 marzo in Palestina è il Giorno della Terra, che ricorda i caduti negli scontri del 30 marzo 1976 quando l’esercito israeliano inviò le proprie forze in tre paesi (Sachnin, Arraba e Deir Hanna) allo scopo di reprimere le manifestazioni che ebbero luogo a seguito della decisione delle autorità israeliane di espropriare vasti terreni agricoli. 

In questa data commemorativa, i palestinesi sottolineano la loro lotta implacabile contro l’apartheid israeliano, l’occupazione militare e il colonialismo di insediamento. In occasione di questa celebrazione i sindacati palestinesi (https://www.workersinpalestine.org/) hanno lanciato un appello che contiene il loro pressante invito ai lavoratori e ai sindacati di tutto il mondo a “fare di più”, ad intensificare “le azioni per porre fine al genocidio”.

Ne parliamo con Piero Favetta Si Cobas Genova e TIR- Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria che pubblica i propri documenti su “Pungolo Rosso” Ascolta o scarica 

TESTO DELL’APPELLO

Appello dei lavoratori palestinesi per la giornata della terra: lottiamo per la nostra terra e per la nostra libertà.

L’esercito di Israele ha bombardato lo scorso 7 marzo la sede centrale della Federazione Generale dei Sindacati Palestinesi (PGFTU) nella città di Gaza. La sede della PGFTU forniva servizi cruciali [a tutta la popolazione], tra i quali un asilo per 380 bambini e un panificio che serviva molte famiglie. E’ la terza volta che la sede generale della PGFTU subisce una tale distruzione, i precedenti attacchi erano avvenuti durante il bombardamento israeliano di Gaza del 2014.

Oltre l’edificio principale, sono state distrutte tre sedi PGFTU nel quartiere di Al-Rimal e in Via Yarmouk. L’attacco ha colpito, oltre gli edifici, i mezzi di sussistenza e i diritti dei lavoratori palestinesi. Tuttavia i lavoratori palestinesi restano fermi sulle loro posizioni: persevereremo nella nostra lotta per la giustizia e la dignità.

Mentre ci prepariamo a celebrare la Giornata della Terra palestinese il 30 marzo e l’anniversario della Grande Marcia del Ritorno del 2018, continuiamo a chiedere con forza ai sindacati e ai lavoratori di tutto il mondo a stare al nostro fianco. Chiediamo a tutte le persone di coscienza di porre fine alla complicità con i crimini di Israele, a cominciare dall’immediata cessazione del commercio di armi.

Tanto la Giornata della Terra che le commemorazioni della Grande Marcia del Ritorno hanno un significato profondo per il nostro popolo, perché ricordano la nostra lunga lotta per la giustizia e la realizzazione dei nostri inalienabili diritti. A fronte del genocidio israeliano e dei tentativi di pulizia etnica a Gaza, è indispensabile riaffermare la centralità del diritto al ritorno per tutti i palestinesi. La maggior parte dei palestinesi, compresi quelli di Gaza, sono rifugiati, e il loro diritto al ritorno alle proprie case originarie rimane al centro della lotta palestinese.

Mentre ci prepariamo a queste commemorazioni, siamo di fronte alla straziante situazione di Gaza. I bombardamenti ininterrotti e le tattiche intenzionali di affamamento di Israele rivelano la natura genocida della sua aggressività, e scaricano sui lavoratori le conseguenze più pesanti. L’evacuazione forzata dei palestinesi dall’area settentrionale di Gaza, insieme agli attacchi indiscriminati contro gli sfollati e le infrastrutture vitali, sono un chiaro tentativo di pulizia etnica, una continuazione della Nakba del 1948.

Workers in Palestine è un coordinamento di 30 sindacati dei lavoratori e associazioni professionali palestinesi che hanno lanciato un appello unitario per porre fine a ogni complicità con lo stato di “Israele” e a smettere di armare “Israele”. Prendiamo nota delle dichiarazioni e delle azioni del movimento sindacale in risposta all’appello iniziale dei sindacati palestinesi in ottobre e rendiamo omaggio a tutti coloro che si sono schierati al fianco del popolo palestinese. Questi atti di solidarietà, sia con le parole che con le azioni, sono in continuità con la grande tradizione dell’internazionalismo sindacale. Tuttavia, è necessario fare di più: durante la Giornata della Terra chiediamo un’intensificazione delle azioni per porre fine al genocidio. È indispensabile minare non solo la vendita e il finanziamento di armi a Israele, ma anche il trasporto di queste armi e di altri materiali chiave utilizzati dall’esercito israeliano per imporre il suo brutale e illegale assedio.

Chiediamo ai lavoratori e ai sindacati di tutto il mondo di mobilitarsi per la Giornata della Terra 2024 tramite:

Il rifiuto di partecipazione nella produzione e nel trasporto di armi destinate a/o provenienti da Israele; interrompendo la logistica delle operazioni militari di Israele, possiamo impedire la sua capacità di esercitare ulteriori violenze contro il nostro popolo.
Lo scontro con la complicità dei governi che perpetuano l’aggressione di Israele. Ciò include la contestazione del rilascio di licenze per la vendita di armi, e le proteste presso i Ministeri della Difesa e degli Esteri. I governi devono essere ritenuti responsabili del loro ruolo nel facilitare il genocidio di Israele.
L’intensificazione di tutte le azioni sindacali efficaci – approvazione di mozioni, agitazione nei luoghi di lavoro, organizzazione di sessioni di educazione e creazioni di network.
Nonostante l’orrore del genocidio perpetrato da Israele e dei suoi crimini quotidiani contro i palestinesi, non possiamo cedere alla disperazione né deviare la nostra attenzione [da questo]. Al contrario, per celebrare questa giornata storica per il popolo palestinese nella nostra lotta di liberazione, dobbiamo rinnovare il nostro impegno a rimanere uniti come lavoratori contro l’ingiustizia.

Ecco il contatto per comunicare le notizie riguardanti il vostro sindacato e per il coordinamento delle vostre azioni: workersinpalestine@proton.me

da Radio Onda d’Urto

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

ASSEDIO DI GAZAisraelepalestinaPORTIscioperotraffico d'armi

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: Barnier come primo ministro, il figlio del RN e del macronismo

Macron voleva concludere il suo mandato governando con l’estrema destra. È con questo obiettivo che ha inaspettatamente lanciato uno scioglimento d’emergenza prima dell’estate.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina: “Aysenur, attivista ISM, è stata uccisa a sangue freddo”

Le Nazioni Unite hanno chiesto “un’inchiesta approfondita” sull’uccisione per mano israeliana di Aysenur Ezgi Eygi, 26enne attivista statunitense dell’International Solidarity Movement

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Hezbollah lancia la “prima fase” di attacchi di rappresaglia contro Israele dopo l’assassinio del comandante Shukr

Il gruppo libanese Hezbollah ha annunciato domenica di aver lanciato centinaia di razzi e droni in profondità in Israele come parte della “prima fase” della sua risposta all’assassinio del suo comandante senior Fouad Shukr da parte di Tel Aviv.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Spettri di Working Class, il classico strumento repubblicano per vincere le presidenziali

Paul Samuelson, per quanto sia stato un genio della astrazione economica e della regolazione dei mercati, ci ha lasciato modelli matematici di efficienza delle transazioni di borsa che, nella realtà, si sono paradossalmente rivelati soprattutto strumenti ideologici. 

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Irlanda: intervista a Danny Morrison, segretario del Bobby Sands Trust

Radio Onda d’Urto intervista Danny Morrison, 71 anni, nato e cresciuto a Belfast, figura storica del movimento repubblicano irlandese e protagonista di diverse fasi cruciali della storia dei Troubles.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Le armi uccidono anche se non sparano

Le guerre ci hanno catapultato nel vortice di una furiosa corsa al riarmo globale, come non accadeva da prima dell’89 del ‘900.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cronaca da Beirut: “Magari una guerra potrebbe ridurre la pressione su Gaza”

Durante la scorsa settimana, i jet israeliani hanno sorvolato il Libano a bassa quota, un costante promemoria della minaccia di guerra imminente. “Se vogliono fare guerra contro di noi, così sia. Forse potrebbe ridurre la pressione su Gaza,” dice mia madre.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bangladesh: il riscatto di una generazione

Ripubblichiamo il contributo del Collettivo Universitario Autonomo – Torino in merito alle rivolte in Bangladesh. Un punto di vista e una riflessione sulla componente giovanile e il carattere studentesco delle mobilitazioni.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Governo blindato, piazze aperte

Il Dl infrastrutture è stato approvato in tempi rapidissimi da un parlamento silente e complice, a colpi di fiducia. Il commissario straordinario Sessa ha quindi l’ok definitivo da Camera e Senato per aprire la “contabilità speciale”: 20 milioni di euro per il 2024, sui 520 complessivi, con un cronoprogramma di 10 anni di lavori.

Immagine di copertina per il post
Contributi

Le guerre del Capitale

Passano i mesi e, nonostante le mobilitazioni di massa in tutto il mondo, con milioni di persone che chiedono a gran voce un immediato cessate il fuoco, su Gaza continuano a piovere bombe.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Guerra in Medio Oriente: non è un se, ma un quando

Chi vuole un ampliamento del conflitto? Chi vuole trasformare la carneficina di Gaza in una guerra regionale?

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

RBO al Festival Alta Felicità – In dialogo con Louisa Yousfi

Il termine “Barbari” viene utilizzato da Louisa Yousfi nel suo libro “Rester barbares” allo scopo di mettere in luce una trappola: da una parte il paradigma del razzismo proclamato, quello dell’estrema destra che definisce barbari i soggetti razzializzati e dall’altro lato il razzismo integrazionista, quello per cui occorre essere dei “buoni selvaggi”educati per essere all’altezza dei bianchi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Segretario generale di Hezbollah afferma che Israele ha spinto la resistenza ad una battaglia “su tutti i fronti”

Il Segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha annunciato il 1° agosto che la resistenza libanese non è più solo “un fronte di sostegno” nella lotta contro Israele e che la risposta all’assassinio del comandante supremo di guerra Fuad Shukr “è una conclusione scontata”.