Attivisti inglesi per la Palestina occupano fabbrica di armi israeliana
Intorno alle 5 di mattina un gruppo di 12 attivisti del London Palestine Action Network ha chiuso tutti gli ingressi principali dell’edificio e raggiunto il tetto della fabbrica dal quale hanno calato un grosso striscione con scritto “UK: basta armare Israele” ed esposto un altro più piccolo che recita “Elbit arma, Israele uccide”. La polizia ha chiuso la strada in cui si trova la UAV e sta cercando di entrare nell’edificio ma gli attivisti hanno fatto sapere di voler rimanere sul tetto il più a lungo possibile e di chiedere la chiusura permanente della fabbrica e la fine di ogni forma di commercio o cooperazione militare tra l’Inghilterra e Israele.
L’occupazione arriva all’indomani della promessa da parte del governo inglese (che attualmente, grazie a una serie di accordi, guadagna lauti profitti dal commercio di armi con Israele) di voler aprire un’inchiesta per sapere se gli armamenti che vengono esportati in Israele siano utilizzati nell’attuale offensiva contro Gaza. Ma è certo che la UAV Engines Limited ha un ruolo di rilievo nel massacro dei palestinesi: già nel 2009 Amnesty International ha denunciato l’utilizzo dei droni prodotti dalla fabbrica anglo-israeliana per uccidere civili durante l’operazione Piombo Fuso e per questo in anni precedenti la compagnia di Shenstone è già stata più volte oggetto di denunce, azioni dimostrative e boicottaggi.
Dall’inizio dell’operazione “Protective Edge” la Elbit ha incrementato del 6% i propri profitti, portando la propria produzione al più alto livello dal 2010.
Questa mattina gli attivisti del London Palestine Action hanno quindi voluto denunciare la complicità del governo inglese nel massacro di Gaza: una complicità che si esprime non solo nell’appoggio internazionale a Israele espresso dal Regno Unito (solo pochi giorni fa il premier Cameron aveva ribadito il diritto all’autodifesa da parte di Israele, descrivendo il lancio dei razzi palestinesi come un crimine contro l’umanità) ma anche in un commercio sporco del sangue delle 1800 vittime che Israele ha causato nell’ultimo mese di raid su Gaza.
Il video dall’occupazione della fabbrica
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