Brasile: continuano le proteste, a Rio de Janeiro la polizia spara sui manifestanti
Ulteriori scontri si sono verificati ieri a Rio de Janeiro tra manifestanti Nao Vai Ter Copa e la polizia militare(PM).
Alcune centinaia di attivisti si sono dati appuntamento in piazza Saens Peña per poi proseguire in corteo verso lo stadio Marcanã, dove si teneva la partita Argentina-Bosnia. Lo stadio in questione è il più famoso del Brasile ed è venuto a costare 335 milioni di euro; prima dei mondiali all’entrata sorgeva la favela Metrô Mangueira con 600 famiglie residenti, che è stata demolita per far spazio a un mega parcheggio per non sfigurare davanti ai turisti. A metà del percorso il corteo è stato attaccato dalle unità PM con granate stordenti e lacrimogeni, di fronte a questa provocazione i manifestanti hanno semplicemente cambiato via per proseguire con i propri obiettivi. Ma pochi metri dopo la polizia ha attaccato di nuovo il corteo, sparando anche proiettili di gomma: gli attivisti questa volta hanno reagito lanciando oggetti, fuochi d’artificio e bombe carta e sanzionando alcune banche. Diversi video e foto testimoniano come diversi agenti della PM abbiano fatto ricorso a munizioni vere. È il caso di un agente dell’unità antisommossa, il quale prima ricarica la sua arma, sale sulla moto, spara nella direzione dei manifestanti e poi si mette in moto per avvicinarsi ulteriormente. Un altro poliziotto in borghese con la pistola in mano discute con i giornalisti, i quali gli contestano l’uso dell’arma, in seguito sale su una macchina non in servizio e si avvicina al concentramento dei manifestanti sparando diversi colpi. La manifestazione si è conclusa in piazza Noel Rosa e si contavano diversi feriti, tra cui uno grave trasportato d’urgenza all’ospedale.
Davanti all’escalation di violenze da parte della polizia, la quale non si fa nemmeno più tanti problemi a impugnare armi anche davanti alle telecamere (non che prima ciò costituisse un problema per loro, ma formalmente la PM ha sempre negato l’uso di munizioni vere), i manifestanti hanno annunciato che non sono disposti a fare nemmeno un passo indietro. Ci saranno altre manifestazioni Nao Vai Ter Copa, perché se da una parte c’è il Brasile paese-vetrina dei grandi eventi, dall’altra parte c’è la popolazione accomunata dall’esigenza di riportare in primo piano le istanze come l’emergenza abitativa, l’istruzione e la sanità, le quali sono state depredate per investire 14 miliardi di dollari nei costosissimi stadi e infrastrutture di lusso.
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