InfoAut
Immagine di copertina per il post

Chiapas: Bachajón non si arrende e non si compra

C’è quindi chi resiste e non accetta i ‘‘programmi di sostegno’’ impulsati dai partiti con cui si cerca di zittire e comprare gli abitanti della regione: centinaia di famiglie che si oppongono a questo e a tutti i progetti che minacciano la loro zona e i loro territori ancestrali, come l’autostrada che da San Cristobal de Las Casas dovrebbe portare a Palenque spazzando via intere comunità. La resistenza della gente di Bachajón è stata portata avanti in questi anni tra blocchi stradali e denunce pubbliche, ma soprattutto attraverso la riappropriazione delle terre mediante l’occupazione di queste.

Sono molte le comunità di quest’area in lotta contro la privatizzazione dei loro territori che si sono organizzate dal basso escludendo i partiti politici e le autorità statali dai loro processi decisionali interni: alle tante comunità zapatiste se ne sono affiancate altre che hanno seguito un cammino diverso, ma che in questi ultimi anni hanno sperimentato sulla loro pelle la minaccia e la violenza tipiche di uno stato repressivo e totalmente al soldo delle logiche neoliberiste come quello messicano.

Il percorso di resistenza e autodeterminazione delle famiglie di Bachajón ha portato queste ad aderire alla Sesta Dichiarazione delle Selva Lacandona, programma di lotta e spazio di azione e condivisione lanciato dagli zapatisti dell’EZLN nel 2005 dove si incontrano realtà di tutto il mondo. Proprio nel 2005 i confini della comunità sono stati ridotti da una commissione governativa con un pretesto spesso utilizzato qui in Messico, definendo cioè ‘‘area protetta’’ una parte del territorio.

La repressione del governo ha colpito fin dall’inizio le famiglie che nel 2007 hanno istituito una commissione interna per decidere autonomamente come gestire le proprie terre: nel 2009  vengono arrestati otto membri della comunità aderenti alla Sexta, mentre nel 2011 finiscono in carcere, con capi d’imputazione costruiti ad hoc, ben 117 persone.

Quest’ultimo arresto di massa ha seguito uno dei vari attacchi condotti contro queste famiglie da gruppi paramilitari affiliati al partito di governo, il PRI (Partido Revolucionario Institucional), che già dagli anni novanta agiscono, armati e impuni, con lo scopo di provocare e dividere le comunità indigene in resistenza. Questa tecnica controinsurrezionalista é parte di quella che viene definita ‘‘guerra di logoramento’’ contro le comunità che insorgono e resistono; vengono utilizzati gruppi paramilitari invece dell’esercito, e tutti i principali media descrivono queste vere e proprie aggressioni pianificate “semplicemente” come conflitti interni tra indigeni.

La strategia del governo statale del Chiapas, che come quello federale-nazionale afferma sfacciatamente ad ogni occasione di “volere il dialogo” con gli indigeni, ha portato all’omicidio di Juan Vázquez Guzmán nel 2013, freddato con sei colpi d’arma da fuoco sulla porta di casa. Juan aveva 32 anni ed era una figura di riferimento della comunità. Era anche il segretario generale locale degli aderenti alla Sexta. Nel 2014 è toccata la stessa fine al compañero Juan Carlos Gomez Silvano, un altro compagno amato e stimato dalla comunità.

Entrambi gli omicidi sono rimasti impuniti, mentre sono continuate le aggressioni e le minacce alle famiglie di Bachajón. I sei prigionieri politici che ad oggi si trovano in carcere per crimini che non hanno commesso hanno subito torture fisiche nei diversi centri di reclusione in cui si trovano. Alla fine di dicembre i membri della comunità che continuano a esercitare varie forme di lotta e resistenza nella regione hanno deciso di occupare una parte delle terre che gli erano state tolte, da dove sono stati violentemente sgomberati il 9 gennaio scorso. In seguito hanno occupato altri terreni dove hanno costruito la loro nuova sede.

Le autorità locali lunedì 2 febbraio hanno dato un ultimatum di dieci giorni al governo per sgomberare nuovamente le famiglie, altrimenti ‘‘ci penseranno loro’’. Lo spazio della sede viene utilizzato per lavori collettivi, di condivisione e laboratori: uno spazio ribelle come lo descrivono gli ‘‘occupanti’’ nel loro ultimo comunicato ‘‘perché denunciamo chiaramente l’ambizione  di voler espropriare il territorio della nostra gente, però una volta per tutte diciamo al mal governo che difenderemo la sede così come continueremo a difendere le terre che ci ha tolto dal 2 febbraio 2011 e dove adesso si sono ristabilite le forze dell’ordine dopo il violento sgombero del 9 gennaio 2015’’.

 In questi giorni, a ultimatum appena scaduto la situazione continua a essere tesa e qui nessuno abbassa la guardia.

Nonostante la repressione e le minacce, a Bachajón la difesa del territorio è ancora l’imperativo di centinaia di “lottatori sociali” che non si arrendono di fronte a coloro i quali, secondo ciò che ci hanno insegnato, sono quelli che comandano. Donne e uomini che non ne vogliono sapere di stare a guardare la mercificazione delle loro terre, né di lasciarsi comprare dal partito o dall’impresa di turno. Il dolore e la rabbia per la morte di Juan e Juan Carlos, così come per i compañeros ancora in carcere non ha scoraggiato queste famiglie indigene che da secoli in questi territorio hanno imparato a trasformare questa rabbia e questo dolore in forza per continuare a resistere, in forza per sopravvivere.

La forza di questa comunità è uno dei tanti esempi che i popoli indigeni del Chiapas continuano a mandare al mondo, è anche la lezione di una comunità che crede nell’autodeterminazione a qualunque costo. Come gli zapatisti, che da 21 anni dalla selva e dalle alture chiapanecas, da dove finisce il Messico, costruiscono autonomia e si riprendono la dignità che è sempre stata negata alla loro gente, come in Val Susa, a Niscemi e in tanti angoli ribelli del mondo. Dunque anche a Bachajón la missione è una, e l’unico cammino possibile è quello dell’auto-organizzazione dal basso. La sfida ai potenti continua, i suoi esiti sono incerti, indefiniti, ma dopo questi anni di ribellione una cosa rimane chiara: lottare per difendere ciò che gli appartiene fa parte di una lunga tradizione di lotta, instancabile, che non si fermerà facilmente.

22 febbraio 2015

di Marco Cavinato per Comitato Carlos Fonseca

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

Bachajònchiapasesproprio terremessicoresistenza

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: il Mendoza avanza contro contadini e indigeni, tra la vendita di terre demaniali e progetti minerari

Ancora risuonano nei paraggi di Los Molles e di El Sosneado, i fatti degli inizi del 2023, quando nel sud provinciale giunsero dei fuoristrada con foto del Generale Roca e proclami negazionisti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Li hanno uccisi senza che muovessero un muscolo”: Esecuzioni sommarie, fame e sfollamenti forzati da parte dell’esercito israeliano nel Nord di Gaza

La squadra sul campo dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo ha documentato strazianti episodi di uccisioni sommarie ed esecuzioni extragiudiziali di civili da parte di soldati israeliani, eseguite senza alcuna giustificazione. Fonte: English version Dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani – 17 novembre 2024Immagine di copertina: Il fumo si alza da un edificio residenziale dopo un attacco israeliano a Beit […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Nuova Zelanda: migliaia di indigeni Maori assediano il Parlamento

Dopo poco più di una settimana, la marcia lanciata dal popolo Maori in difesa dei propri diritti è arrivata a Wellington.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Basta armi a Israele: manifestazione regionale a Torino

Nella giornata di sabato 5000 persone provenienti da tutto il Piemonte si sono radunate a Torino per dare vita ad un ricco e partecipato corteo regionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Libano: la Francia (forse) libererà Georges Abdallah, militante comunista incarcerato dal 1987

Originario di Kobayat, nel nord del Libano, militante del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina prima e tra i fondatori delle Fazioni Armate Rivoluzionarie Libanesi dopo l’invasione israeliana del Libano

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Occupata la Leonardo spa dall’Intifada Studentesca a Torino

Ieri come Intifada studentesca abbiamo occupato la sede della Leonardo Spa! In 50 siamo entratə all’interno dello stabilimento mentre altre 50 persone bloccavano l’ingresso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La coreografia pro-Palestina degli ultras del PSG è diventata un vero e proprio caso politico

Riprendiamo l’articolo di Calcio e Rivoluzione, che mette in luce il caso politico nato intorno alla coreografia pro-Palestina messa in scena dagli ultras del PSG durante una partita di Champions League. Questo episodio ha scatenato reazioni accese da parte delle autorità francesi e aperto un dibattito sul rapporto tra politica e sport, evidenziando come certi […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Netanyahu si nasconde in un bunker sotterraneo per paura degli attacchi dei droni

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe lavorato da una “camera blindata sotterranea” per paura di subire attacchi drone di rappresaglia da parte dei movimenti di resistenza regionali.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La vergognosa narrazione occidentale mostra nuovamente il significato di informazione di guerra

Venerdì 9 novembre i militari dell’IDF (ricordiamo che in Israele è presente la leva obbligatoria) e tifosi del Macabi Tel Aviv hanno strappato e bruciato bandiere palestinesi dai balconi olandesi, insultato e aggredito persone e giornalisti, inneggiato alla morte degli arabi e dei bambini palestinesi per ore nel centro cittadino e fischiato il minuto di silenzio ai morti di Valencia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Amerika Trump again

Fin dalle prime ore dall’inizio dello spoglio, la vittoria elettorale di Trump si stagliava netta, ben oltre le previsioni di chi scommetteva sulla sua rielezione, macinando stato in bilico dopo stato in bilico, mentre Fox News si sbilanciava a dichiarare la vittoria in anticipo su tutte le testate nazionali del mainstream media a stelle e strisce. 

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Assassinano padre Marcelo crivellandolo di colpi dopo aver officiato la messa: da sempre ha denunciato l’estrema violenza in Chiapas

Pubblichiamo la traduzione di questo del 20.10.2024 articolo a cura della Redazione di Desinformémonos perchè pensiamo sia prezioso per far conoscere la storie e le lotte portate avanti da padre Marcelo Perez Pérez attraverso le sue stesse parole.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

AMLO, Ayotzinapa e la dimensione sconosciuta

A dieci anni dal massacro e “desaparición” degli studenti di Ayotzinapa proponiamo la traduzione di questo articolo del giornalista John Gibler, autore del libro “Una storia orale dell’infamia”

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Militarizzazione, guerra contro il popolo e imprese criminali in Messico

Nessuno con un minimo di sensibilità umana può rimanere indifferente alla violenza esorbitante che viviamo in Messico, sono circa 30.000 le persone uccise solamente nel 2023, mentre nel maggio di questo 2024 ne sono state assassinate 2.657.

Immagine di copertina per il post
Contributi

Le guerre del Capitale

Passano i mesi e, nonostante le mobilitazioni di massa in tutto il mondo, con milioni di persone che chiedono a gran voce un immediato cessate il fuoco, su Gaza continuano a piovere bombe.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: il sessennio “si chiude con repressione, sangue e sequestro dei popoli da parte dello stato”

“Il sessennio di Andrés Manuel López Obrador si chiude con repressione, sangue e sequestro da parte dello stato dei popoli che difendono il proprio territorio ed esercitano i propri diritti all’autodeterminazione, alla protesta, alla libertà d’espressione e ad un ambiente sano”

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Messico: due contadini morti e centinaia di feriti per la repressione sui difensori dell’acqua nel Veracruz.

Città del Messico / Almeno due contadini sono stati assassinati e centinaia di persone colpite dai poliziotti del Veracruz durante un’operazione per sgombrare il picchetto indefinito che il Movimento in Difesa dell’Acqua..

Immagine di copertina per il post
Antifascismo & Nuove Destre

25 Aprile 2024: appunti di lotta dalla piazza di Milano

Condividiamo di seguito la cronaca della giornata del 25 aprile milanese e le indicazioni di lotta che arrivano da questa piazza, tutta a sostegno della resistenza Palestinese.

Immagine di copertina per il post
Antifascismo & Nuove Destre

Il significato conteso del 25 aprile di fronte al genocidio. Spinte e possibilità.

Le iniziative ufficiali del 24 e 25 aprile di quest’anno sono state la dimostrazione della separatezza che intercorre tra il sinistro antifascismo istituzionale e quello quotidiano di chi non si rifugia in un’identità stantia priva di sostanza e attinenza alla realtà.

Immagine di copertina per il post
Antifascismo & Nuove Destre

Puntata speciale 25 aprile: resistenze di ieri e di oggi.

In questa puntata del 25 aprile dell’informazione di Blackout abbiamo voluto sottolineare il legame forte e prioritario che ha la resistenza palestinese oggi con le possibilità che si aprono anche alle nostre latitudini.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: i Me`phaa di Tilapa creano sistema di giustizia a difesa del loro territorio

Il popolo Me`phaa di Tilapa, Guerrero, ha presentato il proprio sistema di giustizia denominato Sicurezza di Protezione Territoriale Indigena (Serti), per “difendere il territorio da una prospettiva indigena, olistica e integrale”, di fronte alle minacce di progetti minerari, saccheggio territoriale e controllo dei gruppi del crimine organizzato.