Le Farc hanno annunciato -nella giornata di ieri- la fine della tregua unilaterale iniziata il 19 novembre, in concomitanza con l’inizio dei colloqui di pace con il Governo colombiano. Il capo della delegazione di pace delle Farc, Ivan Marquez, ha dato l’annuncio della ripresa delle armi a La Havana, poco prima di partecipare ad una nuova giornata di conversazioni con la delegazione governamentale. Una tregua unilaterale da parte delle Farc che durante questo periodo è stata rispettata nelle sue condizioni basilari. Non si può dire altrettanto del governo colombiano che nello stesso periodo di tregua non ha interrotto le ostilità nei confronti del gruppo armato, anzi, ha ancora una volta mostrato la mano dura, sferrando offensive che negli ultimi due mesi ha portato alla morte di almeno 34 guerriglieri delle Farc, in linea con le dichiarazioni del presidente della Colombia che in più occasioni ha ribadito la totale contrarietà a dare “concessioni di carattere militare”. E così, mentre l’offensiva antiguerrigliera trovava -e trova- una continuità grazie anche all’appoggio degli Stati Uniti, nemmeno i dialoghi portati avanti finora sono stati capaci di mettere un freno alla vendetta da parte del governo colombiano, emblematica e significativa di un disinteresse a percorrere un reale processo di pace. Marquez oltre aver annunciato la fine della tregua unilaterale da parte delle Farc, ha anche invitato il Governo colombiano a “studiare la possibilità di analizzare una tregua armata e di ostilità bilaterale, per mantenere un clima tranquillo intorno a queste conversazioni di pace”. Sembra quindi che vi siano ancora tutte le intenzioni per continuare con la ricerca di una via d’uscita dal conflitto. Certo è che, date le ultime vicende, sarà sempre più difficoltoso portare avanti i dialoghi iniziati ufficialmente ad ottobre e per ora il Governo colombiano sembra non dimostrare un impegno che vada nella direzione di una risoluzione del conflitto.
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