Egitto: in memoria di Khaled Said
di Azzurra Meringolo per Nena News
Nessun volto di leader politici sventolava sulle bandiere nei dintorni di piazza Tahrir, la roccaforte della rivoluzione egiziana scoppiata il 25 gennaio scorso. Nessun viso di un possibile successore del raís Hosni Mubarak. A vedersi tra le folle era solo l’immagine di un volto di giovane dai capelli corti e gli occhi sorridenti: Khaled Said.
Proveniente da Alessandria, Khaled, 28 anni, era uno dei tanti attivisti della sfera virtuale che è stato fermato dalla polizia sulla Corniche della sua città, proprio mentre usciva da un internet caffè. I due agenti gli hanno chiesto i documenti, Khaled, reputando che la polizia non aveva alcun diritto di fermare arbitrariamente un cittadino per strada e chiedergli i documenti, si è rifiutato di mostrarli. Questo ha condotto a una colluttazione violenta nella quale il giovane è stato spinto su una lastra di marmo, dove la sua testa si é spaccata. Era il 6 giugno scorso e Khaled Said, colpevole di essersi opposto alla legge di emergenza che assegna alle forze di sicurezza poteri speciali, ha perso la vita.
Questo tragico evento ha marcato la storia dell’Egitto perché anche se Khaled è uscito dalla sfera virtuale, è proprio in questa arena che è nata la pagina Facebook “Siamo tutti Khaled Saaid”,quella che, amministrata dal Wael Ghonim, è diventata uno dei principali canali attraverso il quale si sono veicolati messaggi che hanno portano allo scoppio della rivoluzione egiziana.
Per ricordare la scomparsa di Khaled, un nutrito gruppo di attivisti ha organizzato per oggi e domani una serie di manifestazioni di strada contro la tortura e la violenza delle forze dell’ordine. Al Cairo gli attivisti si sono dati appuntamento davanti alla sede della polizia di Bulak El Dakrour: è da qui che inizieranno la loro marcia. Ad Alessandria invece si troveranno di fronte alla centrale di Sidi Gaber, quella dalla quale provenivano i due poliziotti che hanno n picchiato a morte Khaled. In aggiunta, dalla sua pagina Facebook, il gruppo “Siamo tutti Khaled Said” ha invitato gli egiziani a partecipare a una marcia silenziosa che verso le cinque del pomeriggio dovrebbe tenersi in numerose località del paese. Alcuni attivisti hanno anche deciso di creare una postazione davanti ad alcune centrali della polizia per rendere note le loro richieste: un giusto processo ai responsabili della morte di Khaled, la supervisione del giudiziario sulle centrali di polizia e la fine dello stato di emergenza in vigore da più di trent’anni.
Le manifestazioni non si limiteranno a questi due giorni, ma riprenderanno anche venerdì, quando un gruppo di attivisti ha annunciato una marcia dei milioni che, attraversando le strade del Cairo, chiederà le dimissioni del ministro degli interni e la restaurazione del sistema di sicurezza nazionale. In aggiunta, gli attivisti domanderanno ai militari, al potere dal giorno della caduta di Mubarak, di condurre indagini serie sui dossier trovati all’interno del ministero degli interni, dove si crede siano nascosti alcuni dei segreti più truci del regime. “Solo facendo chiarezza sul nostro passato potremo costruire un nuovo paese” scrive un giovane sul suo blog. “Chi ha ucciso Khaled Said deve essere condannato e con lui tutti gli ufficiali che per anni hanno abusato del loro potere contro i cittadini. Anche chi ha dato ordine di reprimere con violenza delle manifestazioni pacifiche, deve essere condannato”.
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