InfoAut
Immagine di copertina per il post

Gaza, oggi processo agli assassini di Vik

Michele Giorgio per Nena News

Vittorio Arrigoni è stato strangolato tra le 23 del 14 aprile e l’1 di notte del 15. Era ancora vivo nel video girato dai suoi rapitori e messo in rete. Il volto tumefatto e sanguinante dell’attivista e giornalista italiano mostrato dalle immagini filmate era il risultato dei colpi durissimi che aveva ricevuto, in particolare uno inferto alla testa con il calcio di una pistola da Bilal al Omari, suo occasionale compagno di palestra, nelle prime fasi del sequestro allo scopo di fermare il suo tentativo di liberarsi e fuggire.

A riferirci questi e molti altri particolari, in anticipo sull’apertura oggi a Gaza city del processo a carico di quattro palestinesi accusati del rapimento e dell’omicidio di Vittorio, è stato ieri a Mohamed Najar, avvocato di Khader Jram, 26 anni, un giovane palestinese del campo profughi di Shate, con un incarico presso i vigili del fuoco, che ha confessato di aver personalmente indicato Vittorio come lo straniero da catturare al gruppo (presunto) salafita che lo scorso aprile, agli ordini del giordano Abdel Rahman Breizat, ha rivendicato il rapimento di Vik. Najar, mostrandoci le fotocopie di documenti ufficiali ricevuti dalla procura militare, ha letto i passaggi più rilevanti delle confessioni rese dagli imputati durante gli interrogatori.

E’ la verità degli imputati – Mohammed Salfiti, 23 anni di Karama; Tarek Hasasnah, 25 anni di Shate; Amer Abu Ghoula, 25 anni di Shate e Khader Jram -, che forse non corrisponde pienamente a quanto è accaduto. Inoltre altri due componenti del gruppo di rapitori, il giordano Breizat e il palestinese al Omari, considerati i «capi» della cellula salafita, non possono raccontare la loro versione. Sono stati uccisi un paio di giorni dopo il ritrovamento del corpo di Vik durante il blitz effettuato nel loro rifugio di Nusseirat da una unità scelta di Hamas. Tuttavia è la prima volta, cinque mesi dopo l’assassinio di Vittorio, che viene reso noto, anche se solo in parte, il file delle indagini svolte dalla procura militare di Hamas (tutti e quattro gli imputati sono membri con compiti diversi delle forze di sicurezza) e mai consegnato ai legali della famiglia Arrigoni.

Due giorni fa è finalmente giunta dall’Italia a Gaza la procura (sulla base dei criteri fissati dal movimento islamico) a favore del Centro palestinese per i diritti umani che rappresenterà i famigliari di Vik all’udienza di domani. Si spera che Hamas non trovi ulteriori pretesti per non riconoscerla.

Perché è stato ucciso Vittorio che a Gaza aveva dedicato gli ultimi anni della sua vita e dove godeva della stima di tanti palestinesi? L’avvocato Najar ha una lunga risposta a questa domanda che da mesi si pongono tanti. «Dalle confessioni e dichiarazioni del mio assistito e dagli altri imputati emerge che l’intento del gruppo, informale non una vera e propria organizzazione, era quello di sequestrare un occidentale per ottenere la liberazione dello sceicco Abdel-Walid al-Maqdisi, arrestato da Hamas per attività sovversive», ha spiegato Najar. «Breizat era tornato a Gaza (vi era entrato la prima volta un anno e mezzo prima e vi aveva fatto ritorno, grazie a documenti falsi, tra febbraio e marzo 2011, ndr) allo scopo preciso di trovare un modo per liberare lo sceicco Maqdisi che era stato suo maestro in Giordania», ha aggiunto l’avvocato sostenendo che «attraverso il rapimento i giovani volevano affermare l’esistenza della loro cellula armata (ideologicamente legata a Tawhid wal Jihad, ndr) e non avevano intenzione di uccidere l’italiano». Vero, falso? Najar alza la spalle. «Questo è ciò che leggo negli atti». Perché proprio Vittorio Arrigoni? «Il mio assistito (Jram) che lavorara nella stazione dei vigili del fuoco davanti ad un edificio frequentato da Vittorio, mi ha detto di aver insistito molto su quel nome perché era conosciuto a Gaza e perché, secondo lui, l’italiano conduceva una vita poco conforme ai costumi locali, troppo da occidentale». In sostanza, ha spiegato il legale, «il fine del rapimento era di far liberare prima di ogni altra cosa Maqdisi e subito dopo dare una lezione all’italiano: pestarlo, impaurirlo e poi liberarlo».

Ma le cose sono andate in modo diverso e Vik è stato brutalmente ucciso. «La polizia di Hamas (la sera del 14 aprile, ndr) ha ricostruito in poche ore la dinamica del rapimento e ha arrestato subito Khader Jram che seguiva i movimenti di Arrigoni, gli aveva parlato la sera del sequestro e aveva segnalato i suoi spostamenti ai complici. Per evitare la cattura perciò Breizat ha ucciso l’italiano e con altri due complici ha provato a far perdere le tracce, assieme ad altri due (al Omari e Salfiti,ndr) ma sono stati rapidamente individuati». La figura del giordano, descritto come freddo e calcolatore dagli altri membri del gruppo, rimane un mistero anche nell’indagine svolta da Hamas. Scorrendo gli atti, l’avvocato Najar dice che la procura militare non è stata in grado di accertare collegamenti tra Breizat e «forze esterne» interessate ad eliminare Vittorio Arrigoni, ma gli investigatori non li escludono.

L’impressione che abbiamo ricavato è che durante il processo l’avvocato Najar e i legali degli altri imputati addosseranno a Breizat e al Omari, che non possono più parlare, le responsabilità maggiori. Salfiti, ad esempio, ha dichiarato sotto interrogatorio che quando Vittorio è stato ucciso «lui era al gabinetto» e di non aver visto nulla. Hasasnah ha fornito una versione simile. Jram invece afferma di aver avuto un ruolo secondario, non operativo, nella gestione del sequestro mentre al Ghoula dice di aver soltanto dato in affitto l’appartamento usato dai rapitori per nascondere Vittorio e di non aver mai saputo delle intenzioni del gruppo armato. Assisteremo perciò ad un intenso «scaricabarile». Jrar nel frattempo si dichiara «molto pentito» per aver insistito sul rapimento di Vik e spera in una condanna a pochi anni di carcere. Spetterà al giudice militare Abu Omar Atallah fare chiarezza mettendo fine alle reticenze delle autorità di Hamas che in cinque mesi non hanno diffuso alcun comunicato sull’assassinio di Vittorio. Persino la data del processo non è stata annunciata.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

gazapalestinaprocessoVittorio Arrigoni

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Li hanno uccisi senza che muovessero un muscolo”: Esecuzioni sommarie, fame e sfollamenti forzati da parte dell’esercito israeliano nel Nord di Gaza

La squadra sul campo dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo ha documentato strazianti episodi di uccisioni sommarie ed esecuzioni extragiudiziali di civili da parte di soldati israeliani, eseguite senza alcuna giustificazione. Fonte: English version Dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani – 17 novembre 2024Immagine di copertina: Il fumo si alza da un edificio residenziale dopo un attacco israeliano a Beit […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Nuova Zelanda: migliaia di indigeni Maori assediano il Parlamento

Dopo poco più di una settimana, la marcia lanciata dal popolo Maori in difesa dei propri diritti è arrivata a Wellington.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Basta armi a Israele: manifestazione regionale a Torino

Nella giornata di sabato 5000 persone provenienti da tutto il Piemonte si sono radunate a Torino per dare vita ad un ricco e partecipato corteo regionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Libano: la Francia (forse) libererà Georges Abdallah, militante comunista incarcerato dal 1987

Originario di Kobayat, nel nord del Libano, militante del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina prima e tra i fondatori delle Fazioni Armate Rivoluzionarie Libanesi dopo l’invasione israeliana del Libano

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Occupata la Leonardo spa dall’Intifada Studentesca a Torino

Ieri come Intifada studentesca abbiamo occupato la sede della Leonardo Spa! In 50 siamo entratə all’interno dello stabilimento mentre altre 50 persone bloccavano l’ingresso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La coreografia pro-Palestina degli ultras del PSG è diventata un vero e proprio caso politico

Riprendiamo l’articolo di Calcio e Rivoluzione, che mette in luce il caso politico nato intorno alla coreografia pro-Palestina messa in scena dagli ultras del PSG durante una partita di Champions League. Questo episodio ha scatenato reazioni accese da parte delle autorità francesi e aperto un dibattito sul rapporto tra politica e sport, evidenziando come certi […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Netanyahu si nasconde in un bunker sotterraneo per paura degli attacchi dei droni

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe lavorato da una “camera blindata sotterranea” per paura di subire attacchi drone di rappresaglia da parte dei movimenti di resistenza regionali.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La vergognosa narrazione occidentale mostra nuovamente il significato di informazione di guerra

Venerdì 9 novembre i militari dell’IDF (ricordiamo che in Israele è presente la leva obbligatoria) e tifosi del Macabi Tel Aviv hanno strappato e bruciato bandiere palestinesi dai balconi olandesi, insultato e aggredito persone e giornalisti, inneggiato alla morte degli arabi e dei bambini palestinesi per ore nel centro cittadino e fischiato il minuto di silenzio ai morti di Valencia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Amerika Trump again

Fin dalle prime ore dall’inizio dello spoglio, la vittoria elettorale di Trump si stagliava netta, ben oltre le previsioni di chi scommetteva sulla sua rielezione, macinando stato in bilico dopo stato in bilico, mentre Fox News si sbilanciava a dichiarare la vittoria in anticipo su tutte le testate nazionali del mainstream media a stelle e strisce. 

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Basta armi a Israele! Contro l’Occidente genocida, colonizzatore e guerrafondaio! Resistenza fino alla vittoria!

Di seguito pubblichiamo l’appello per la manifestazione regionale di sabato 16 novembre che si terrà a Torino.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Inizia l’Intifada degli studenti medi

Inizia l’intifada degli studenti medi, oggi ci siamo presi la città! Si preannunciava una grande giornata di lotta e così è stato.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Revoca immediata dei fogli di via – Tiziano libero subito!

Questo appello nasce a seguito della manifestazione del 5 ottobre scorso quando più di 10.000 persone hanno violato i divieti del governo e della questura di Roma per manifestare la loro solidarietà alla resistenza palestinese e al popolo libanese..

Immagine di copertina per il post
Formazione

Contro Stato e dirigent3 tutto e subito all3 student3!

Scendiamo in piazza, il 15 novembre, pochi giorni prima dalla giornata dell3 student3, contro un sistema scolastico devastato da continui tagli ai fondi pubblici, dall’autoritarismo e dalla repressione che tende ad insinuarsi anche nei nostri luoghi del sapere e da una didattica che non pone al centro lo sviluppo del pensiero critico bensì una valutazione numerica.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Controsaperi decoloniali: un approfondimento dall’università

n questo momento storico ci sembra inoltre cruciale portare in università un punto di vista decoloniale che possa esprimere con chiarezza e senza peli sulla lingua le questioni sociali e politiche che ci preme affrontare. Sempre più corsi di laurea propongono lezioni sul colonialismo, le migrazioni e la razza, ma non vogliamo limitarci ad un’analisi accademica: abbiamo bisogno dello sguardo militante di chi tocca questi temi con mano.