InfoAut
Immagine di copertina per il post

I quattro cavalieri dell’Apocalisse di Gaza

Joe Biden si affida a consiglieri che vedono il mondo attraverso la lente della missione civilizzatrice dell’Occidente nei confronti delle “razze inferiori” della terra per formulare le sue politiche nei confronti di Israele e del Medio Oriente.

Fonte: English version 
Di Chris Hedges – 21 gennaio 2024

La cerchia ristretta di strateghi per il Medio Oriente di Joe Biden: Antony Blinken, Jake Sullivan e Brett McGurk, ha poca comprensione del mondo musulmano e una profonda animosità nei confronti dei movimenti di Resistenza islamici. Vedono l’Europa, gli Stati Uniti e Israele come coinvolti in uno scontro di civiltà tra l’Occidente illuminato e un Medio Oriente barbarico. Credono che la violenza possa piegare i palestinesi e gli altri arabi alla loro volontà. Sostengono la schiacciante potenza di fuoco delle forze armate statunitensi e israeliane come chiave per la stabilità regionale, un’illusione che alimenta le fiamme della guerra regionale e perpetua il Genocidio a Gaza.

In breve, questi quattro uomini sono gravemente incompetenti. Si uniscono al club di altri leader incapaci, come quelli che si lanciarono nel massacro suicida della Prima Guerra Mondiale, si tuffarono nel pantano del Vietnam o che orchestrarono la serie di recenti disfatte militari in Iraq, Libia, Siria e Ucraina. Sono dotati del potere presunto conferito al ramo esecutivo di aggirare il Congresso, fornire armi a Israele ed effettuare attacchi militari nello Yemen e in Iraq. Questa cerchia ristretta di veri credenti respinge i consigli più sfumati e informati del Dipartimento di Stato e delle comunità dei servizi di sicurezza, che considerano sconsiderato e pericoloso il rifiuto dell’amministrazione Biden di esercitare pressioni su Israele per fermare il Genocidio in corso.

Biden è sempre stato un ardente militarista: invocava la guerra con l’Iraq cinque anni prima dell’invasione degli Stati Uniti. Ha costruito la sua carriera politica soddisfacendo il disgusto della classe media bianca per i movimenti popolari, compresi i movimenti contro la guerra e per i diritti civili, che sconvolsero il Paese negli anni ’60 e ’70. È un Repubblicano mascherato da Democratico. Si unì ai segregazionisti del Sud per opporsi all’ingresso degli studenti afroamericani nelle scuole per soli bianchi. Si è opposto ai finanziamenti federali per l’interruzione di gravidanza e ha sostenuto un emendamento costituzionale che consente agli Stati di limitarne l’accesso. Nel 1989 attaccò il Presidente George H. W. Bush per essere stato troppo morbido nella “guerra alla droga”. È stato uno degli artefici della legge sulla criminalità del 1994 e di una serie di altre leggi draconiane che hanno più che raddoppiato la popolazione carceraria degli Stati Uniti, ha militarizzato la polizia e fatto approvare leggi sulla droga che prevedevano l’incarcerazione a vita senza condizionale. Sostenne l’Accordo di Libero Scambio Nord Americano (North American Free Trade Agreement – NAFTA), il più grande tradimento della classe operaia dai tempi della Legge Taft-Hartley del 1947. È sempre stato uno strenuo difensore di Israele, vantandosi di aver raccolto più fondi per l’AIPAC, il Comitato Americano per gli Affari Pubblici in Israele, di qualsiasi altro senatore.

“Come ho detto in passato, se non ci fosse Israele, l’America dovrebbe inventarne uno.  Dovremmo inventarne uno perché protegge i nostri interessi come noi proteggiamo i suoi”, ha detto Biden nel 2015, a un pubblico che includeva l’ambasciatore israeliano, alla sessantasettesima celebrazione annuale del Giorno dell’Indipendenza israeliana a Washington D.C. Durante lo stesso discorso ha detto: “La verità è che abbiamo bisogno di Israele. Il mondo ha bisogno di Israele. Immaginate cosa si direbbe sull’umanità e sul futuro del 21° secolo se Israele non fosse sostenuto, vitale e libero”.

L’anno prima Biden aveva pronunciato un elogio entusiastico per Ariel Sharon, l’ex Primo Ministro e Generale israeliano implicato nei massacri di palestinesi, libanesi e altri in Palestina, Giordania e Libano, nonché di prigionieri di guerra egiziani, risalenti agli anni ’50. Ha descritto Sharon come “parte di una delle generazioni fondatrici più straordinarie nella storia non di Israele, ma di qualsiasi nazione”.

Pur ripudiando Donald Trump e la sua amministrazione, Biden non ha annullato l’abrogazione da parte di Trump dell’accordo sul nucleare iraniano negoziato da Barack Obama, né le sanzioni di Trump contro l’Iran. Ha abbracciato gli stretti legami di Trump con l’Arabia Saudita, inclusa la riabilitazione del principe ereditario e Primo Ministro Mohammed bin Salman, in seguito all’assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi nel 2017 nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul. Non è intervenuto per frenare gli attacchi israeliani contro i palestinesi e l’espansione degli insediamenti in Cisgiordania. Non ha annullato il trasferimento da parte di Trump dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme, sebbene l’ambasciata posi su terre che Israele ha colonizzato illegalmente dopo aver invaso la Cisgiordania e Gaza nel 1967.

Come Senatore del Delaware per sette mandati, Biden ha ricevuto più sostegno finanziario da donatori filo-israeliani rispetto a qualsiasi altro senatore, dal 1990. Biden mantiene questo primato nonostante il fatto che la sua carriera senatoriale sia terminata nel 2009, quando è diventato Vice Presidente di Obama. Biden spiega il suo impegno nei confronti di Israele come “personale” e “politico”.

Ha fatto eco alla propaganda israeliana, comprese le invenzioni sui bambini decapitati e gli stupri diffusi di donne israeliane da parte dei combattenti di Hamas, e ha chiesto al Congresso di fornire 14 miliardi di dollari (12,9 miliardi di euro) in aiuti aggiuntivi a Israele dopo l’attacco del 7 ottobre. Ha scavalcato due volte il Congresso per fornire a Israele migliaia di bombe e munizioni, comprese almeno 100 bombe da 2.000 libbre (900 kg), utilizzate nella campagna di terra bruciata a Gaza.

Israele ha ucciso o ferito gravemente quasi 90.000 palestinesi a Gaza, quasi uno ogni 20 abitanti. Ha distrutto o danneggiato oltre il 60% delle abitazioni. Le “aree sicure”, verso le quali circa 2 milioni di abitanti di Gaza avevano ricevuto ordine di fuggire, sono state bombardate, provocando migliaia di vittime. Secondo le Nazioni Unite, i palestinesi a Gaza ora costituiscono l’80% di tutte le persone che soffrono la carestia o una fame catastrofica in tutto il mondo. Ogni persona a Gaza soffre la fame. Un quarto della popolazione è affamata e fatica a trovare cibo e acqua potabile. La carestia è imminente. I 335.000 bambini sotto i cinque anni sono ad alto rischio di malnutrizione. Circa 50.000 donne incinte non hanno assistenza sanitaria e un’alimentazione adeguata.

E tutto questo potrebbe finire se solo gli Stati Uniti decidessero di intervenire.

“Tutti i nostri missili, le munizioni, le bombe a guida di precisione, tutti gli aerei e le bombe, provengono tutti dagli Stati Uniti”, ha detto il Generale di Divisione israeliano in pensione Yitzhak Brick all’agenzia di stampa Jewish News Syndicate. “Nel momento in cui cessano i rifornimenti, non potremmo continuare a combattere. Non abbiamo alcuna capacità. Tutti capiscono che non possiamo combattere questa guerra senza gli Stati Uniti. Punto”.

Blinken era il principale consigliere di politica estera di Biden quando Biden era il democratico di riferimento nella Commissione per le Relazioni Estere. Lui, insieme a Biden, fece pressioni per l’invasione dell’Iraq. Quando era Vice Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Obama, ha sostenuto la destituzione di Muammar Gheddafi in Libia nel 2011. Si è opposto al ritiro delle forze americane dalla Siria. Ha lavorato al disastroso Piano Biden per spartire l’Iraq secondo linee etniche.

“All’interno della Casa Bianca di Obama, Blinken ha svolto un ruolo influente nell’imposizione di sanzioni contro la Russia per l’invasione della Crimea e dell’Ucraina orientale nel 2014, e successivamente ha lanciato appelli, alla fine infruttuosi, agli Stati Uniti per armare l’Ucraina”, secondo il Consiglio Atlantico, il circolo di pensiero non ufficiale della NATO.

Quando Blinken sbarcò in Israele in seguito agli attacchi di Hamas e altri gruppi di Resistenza il 7 ottobre, annunciò in una conferenza stampa con il Primo Ministro Benjamin Netanyahu: “Sono qui davanti a voi non solo come Segretario di Stato degli Stati Uniti, ma anche come Ebreo”.

Ha tentato, per conto di Israele, di fare pressione sui capi di Stato arabi affinché accettassero i 2,3 milioni di rifugiati palestinesi che Israele intende ripulire etnicamente da Gaza, una richiesta che ha suscitato indignazione tra i Paesi arabi.

Sullivan, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Biden, e McGurk, sono consumati opportunisti e scaltri burocrati che si rivolgono ai centri di potere regnanti, compresa la lobby israeliana.

Sullivan è stato il principale architetto dello snodo verso l’Asia di Hillary Clinton. Ha sostenuto l’Accordo di Partenariato Transpacifico sui diritti delle imprese e degli investitori, che è stato spacciato come un aiuto agli Stati Uniti per contenere la Cina. Trump alla fine ha affossato l’accordo commerciale di fronte all’opposizione di massa da parte dell’opinione pubblica statunitense. Il suo obiettivo è contrastare la crescita della Cina, anche attraverso l’espansione delle Forze Armate statunitensi.

Anche se non si concentra sul Medio Oriente, Sullivan è un falco della politica estera che abbraccia istintivamente la forza per modellare il mondo secondo le richieste degli Stati Uniti. Abbraccia il keynesismo militare, sostenendo che la massiccia spesa pubblica del governo per l’industria delle armi avvantaggia l’economia nazionale. (Il keynesismo militare è una politica economica che prevede che l’esercito svolga la funzione di datore di lavoro di ultima istanza con un conseguente incremento della spesa pubblica da parte dello Stato nel settore della difesa militare)

In un saggio di 7.000 parole per la rivista Foreign Affairs (Affari Esteri) pubblicato cinque giorni prima degli attacchi del 7 ottobre, che provocarono la morte di circa 1.200 israeliani, Sullivan rivelò la sua mancanza di comprensione delle dinamiche del Medio Oriente.

“Sebbene il Medio Oriente rimanga irto di sfide perenni”, scrive nella versione originale del saggio, “la regione è più tranquilla di quanto lo sia stata per decenni”, aggiungendo che: “A fronte di gravi attriti, abbiamo attenuato le crisi a Gaza”.

Sullivan ignora le aspirazioni palestinesi e il sostegno retorico di Washington a una Soluzione a Due Stati nell’articolo, frettolosamente riscritto nella versione online dopo gli attacchi del 7 ottobre. Nel suo pezzo originale scrive:

Nel corso di un incontro svoltosi l’anno scorso a Gedda, in Arabia Saudita, il Presidente ha esposto la sua politica per il Medio Oriente in un discorso ai presidenti dei Paesi membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo: Egitto, Iraq e Giordania. Il suo approccio restituisce disciplina alla politica statunitense. L’accento è posto sulla deterrenza delle aggressioni, sulla riduzione dei conflitti e sull’integrazione della regione attraverso progetti infrastrutturali congiunti e nuovi partenariati, anche tra Israele e i suoi vicini arabi.

McGurk, vice assistente del Presidente Biden e coordinatore per il Medio Oriente e il Nord Africa presso il Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, è stato uno dei principali artefici “dell’intensificazione militare” di Bush in Iraq, che ha accelerato lo spargimento di sangue. Ha lavorato come consulente legale per l’Autorità Provvisoria della Coalizione e per l’ambasciatore degli Stati Uniti a Baghdad. Poi è diventato lo Zar anti-ISIS di Trump.

Non parla arabo, nessuno dei quattro uomini lo parla, ed è venuto in Iraq senza alcuna conoscenza della sua storia, dei suoi popoli o della sua cultura. Tuttavia, ha contribuito alla stesura della Costituzione provvisoria dell’Iraq e ha supervisionato la transizione legale dall’Autorità provvisoria della coalizione a un governo iracheno di transizione guidato dal Primo Ministro Ayad Allawi. McGurk è stato uno dei primi sostenitori di Nouri al-Maliki, che è stato Primo Ministro iracheno tra il 2006 e il 2014. Al-Maliki ha costruito uno Stato settario controllato dagli sciiti che ha profondamente alienato gli arabi sunniti e i curdi. Nel 2005, McGurk si è trasferito al Consiglio di Sicurezza Nazionale (NSC), dove ha ricoperto il ruolo di direttore per l’Iraq, e successivamente come assistente speciale del Presidente e Direttore Capo per Iraq e Afghanistan. Ha prestato servizio nell’NSC dal 2005 al 2009. Nel 2015 è stato nominato inviato presidenziale speciale di Obama per la Coalizione Globale per contrastare l’ISIL (Califfato Islamico Mondiale). È stato confermato da Trump fino alle sue dimissioni nel dicembre 2018.

Un articolo dell’aprile 2021 intitolato “Brett McGurk: Un Eroe dei Nostri Tempi”, sulla rivista New Lines Magazine, dell’ex corrispondente estero della BBC Paul Wood, dipinge un ritratto feroce di McGurk. Wood scrive:

Un alto diplomatico occidentale che ha prestato servizio a Baghdad mi ha detto che McGurk è stato un vero disastro per l’Iraq. “È un esperto operatore a Washington, ma non ho visto alcun segno che fosse interessato agli iracheni o all’Iraq come luogo popolato di vere persone. Per lui era semplicemente una sfida burocratica e politica”. Un critico che era a Baghdad con McGurk lo definì la reincarnazione di Machiavelli. “Ci vogliono l’intelletto, l’ambizione e l’assoluta spietatezza per ascendere, a qualunque costo”.

Un diplomatico statunitense che era nell’ambasciata quando McGurk è arrivato trovò sorprendente il suo costante avanzamento. “Brett incontra solo persone che parlano inglese. Ci sono circa quattro persone nel governo che parlano inglese. E in qualche modo ora è lui la persona che dovrebbe decidere il destino dell’Iraq? Come è potuto succedere?”.

Anche coloro a cui non piaceva McGurk dovettero ammettere che aveva un intelletto formidabile, ed era un gran lavoratore. Era anche uno scrittore di talento, il che non sorprende dato che era stato impiegato per il Giudice Capo della Corte Suprema William Rehnquist. La sua ascesa rispecchiava quella di un politico iracheno di nome Nouri al-Maliki, un carrierista che aiutava l’altro. Questa è la tragedia di McGurk, e quella dell’Iraq.

I critici di McGurk sostengono che la sua non conoscenza dell’arabo significava che gli mancavano le sfumature viziose e settarie di ciò che al-Maliki diceva durante le riunioni fin dall’inizio. I traduttori sintetizzavano o non riuscivano a tenere il passo. Come molti americani in Iraq, McGurk era sordo a ciò che accadeva intorno a lui.

Al-Maliki è stata la conseguenza di due errori degli Stati Uniti. Quanto McGurk abbia avuto a che fare con loro resta in discussione. Il primo errore è stata la “soluzione dell’80%” per governare l’Iraq. Gli arabi sunniti stavano organizzando una sanguinosa insurrezione, ma erano solo il 20% della popolazione. La teoria era che si potesse governare l’Iraq con i curdi e gli sciiti. Il secondo errore è stato quello di identificare gli sciiti con partiti religiosi estremisti sostenuti dall’Iran. Ne ha beneficiato Al-Maliki, membro del Partito religioso Da’wa.

In un articolo pubblicato sull’HuffPost nel maggio 2022 da Akbar Shahid Ahmed, intitolato: “Il principale consigliere di Biden per il Medio Oriente ha dato fuoco alla casa e si è presentato con una manichetta antincendio”, McGurk è descritto da un collega, che ha chiesto di restare anonimo, come “il burocrate più talentuoso che si sia mai visto, con il peggior giudizio sulla politica estera che si sia mai visto”.

McGurk, come altri nell’amministrazione Biden, è stranamente concentrato su ciò che verrà dopo la Campagna Genocida di Israele, piuttosto che cercare di fermarla. McGurk ha proposto di negare gli aiuti umanitari e di rifiutarsi di attuare un cessate il fuoco a Gaza finché tutti gli ostaggi israeliani non fossero stati liberati. Biden e i suoi tre più stretti consiglieri politici hanno chiesto all’Autorità Palestinese, un regime fantoccio al servizio di Israele disprezzato dalla maggior parte dei palestinesi, di prendere il controllo di Gaza una volta che Israele avrà finito di raderla al suolo. Hanno invitato Israele, dal 7 ottobre, a compiere passi verso una Soluzione a Due Stati, un piano respinto in un umiliante rimprovero pubblico alla Casa Bianca di Biden da parte di Netanyahu.

La Casa Bianca di Biden passa più tempo a parlare con israeliani e sauditi, che subiscono pressioni per normalizzare le relazioni con Israele e aiutare a ricostruire Gaza, che con i palestinesi, che nella migliore delle ipotesi non sono considerati. Ritiene che la chiave per porre fine alla Resistenza Palestinese si trovi a Riyadh, riassunta in un documento segreto diffuso da McGurk chiamato “Patto Gerusalemme-Gedda”, ha riferito l’HuffPost. Non è in grado o non vuole frenare la sete di sangue di Israele, che comprendeva attacchi missilistici in un quartiere residenziale di Damasco, in Siria, che sabato hanno ucciso cinque consiglieri militari del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche iraniane, e un attacco di droni nel Sud del Libano domenica, che ha ucciso due alti membri di Hezbollah. Queste provocazioni israeliane non rimarranno senza risposta, come dimostrano i missili balistici e i razzi lanciati domenica dai militanti nell’Iraq occidentale che hanno preso di mira il personale americano di stanza nella base aerea di al-Assad.

La fantasiosa idea secondo cui, una volta terminato il massacro di Gaza, un patto diplomatico tra Israele e Arabia Saudita sarà la chiave per la stabilità regionale è sconcertante. Il Genocidio di Israele, e la complicità di Washington, stanno distruggendo la credibilità e l’influenza degli Stati Uniti, soprattutto nel Sud del Mondo e nel mondo musulmano. Ciò garantisce che un’altra generazione di palestinesi infuriati, le cui famiglie sono state annientate e le cui case sono state distrutte, cerchino vendetta.

Le politiche adottate dall’amministrazione Biden non solo ignorano allegramente le realtà del mondo arabo, ma anche la realtà di uno Stato israeliano estremista che, con il Congresso comprato e pagato dalla lobby israeliana, non potrebbe fregarsene di meno di ciò che vuole la Casa Bianca di Biden. Israele non ha intenzione di creare uno Stato Palestinese vitale. L’obiettivo di Israele è la Pulizia Etnica dei 2,3 milioni di palestinesi di Gaza e l’annessione di Gaza. E quando Israele avrà finito con Gaza, si rivolgerà alla Cisgiordania, dove le incursioni israeliane ora avvengono quasi totalmente di notte e dove migliaia sono stati arrestati e detenuti senza accusa dal 7 ottobre.

Coloro che conducono lo spettacolo alla Casa Bianca di Biden stanno inseguendo gli arcobaleni. La marcia della follia guidata da questi quattro topi ciechi perpetua la sofferenza catastrofica dei palestinesi, alimenta una guerra regionale e presagisce un altro capitolo tragico e autodistruttivo nei due decenni di fiaschi militari statunitensi in Medio Oriente.

Chris Hedges è un giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è stato corrispondente estero per quindici anni per il New York Times, dove ha lavorato come capo dell’Ufficio per il Medio Oriente e dell’Ufficio balcanico per il giornale. In precedenza ha lavorato all’estero per The Dallas Morning News, The Christian Science Monitor e NPR. È il conduttore dello spettacolo RT America nominato agli Emmy Award On Contact.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

ASSEDIO DI GAZAisraelepalestinastati uniti

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La lotta per fermare il genocidio nelle università statunitensi: un reportage dall’Università del Texas

Abbiamo tradotto questo interessante reportage apparso su CrimethInc sulle proteste che stanno coinvolgendo i campus degli Stati Uniti contro la complicità del governo USA nel genocidio del popolo palestinese.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Contestati i ministri della guerra al Politecnico di Torino

Riceviamo e ricondividiamo il comunicato del CUA di Torino sulla contestazione di ieri al convegno istituzionale tenutosi alla sede del Valentino del Politecnico. Ieri mattina un gruppo di student3 dell’Università di Torino ha contestato il convegno a porte chiuse che si è tenuto al castello del Valentino su tecnoscienza e intelligenza artificiale, con ospiti di […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Milano: 25 Aprile con la resistenza palestinese

Milano – Per un 25 Aprile con la Palestina, Piazza Duomo h. 13:30.
La Resistenza non è soltanto memoria, ma è oggi. Palestina libera!

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: i Me`phaa di Tilapa creano sistema di giustizia a difesa del loro territorio

Il popolo Me`phaa di Tilapa, Guerrero, ha presentato il proprio sistema di giustizia denominato Sicurezza di Protezione Territoriale Indigena (Serti), per “difendere il territorio da una prospettiva indigena, olistica e integrale”, di fronte alle minacce di progetti minerari, saccheggio territoriale e controllo dei gruppi del crimine organizzato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Protezione Civile: 2.000 palestinesi scomparsi a seguito del ritiro delle forze israeliane da alcune aree di Gaza

La Difesa civile della Striscia di Gaza ha rivelato in un comunicato divulgato domenica che circa duemila palestinesi sono stati dichiarati dispersi in varie aree dell’enclave dopo il ritiro delle forze di occupazione israeliane (IOF) da esse.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Un documento trapelato dal New York Times su Gaza dice ai giornalisti di evitare le parole: “Genocidio”, “Pulizia Etnica” e “Territorio Occupato”

Nel mezzo della battaglia interna sulla copertura del New York Times riguardo la guerra di Israele, i principali redattori hanno emanato una serie di direttive.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

USA per la Palestina: dipendenti Google licenziati e studenti alla Columbia University sgomberati dalla polizia

Negli Stati Uniti proteste in corso a sostegno del popolo palestinese, per il quale diversi settori della società civile si sono mobilitati.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Giornata di mobilitazione per il clima e a sostegno della Palestina.

Da Nord a Sud Italia questa mattina lo sciopero climatico lanciato da Fridays For Future ha riempito le piazze di giovani e giovanissimi che hanno ribadito le connessioni stringenti tra la devastazione dei territori e le guerre, rappresentando un forte grido in sostegno alla Palestina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Appello alla mobilitazione in sostegno alla popolazione di Gaza ed alla resistenza palestinese

Ci appelliamo a tutt3 coloro che vogliono sostenere la resistenza del popolo palestinese per difendere una prospettiva universale di autodeterminazione, uguaglianza, equità e diritti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Attacco iraniano a Israele: quali conseguenze per il Libano?

Lo Stato ebraico potrebbe intensificare la lotta contro Hezbollah, ma secondo gli esperti una guerra aperta sul territorio libanese è improbabile.

Immagine di copertina per il post
Antifascismo & Nuove Destre

Il significato conteso del 25 aprile di fronte al genocidio. Spinte e possibilità.

Le iniziative ufficiali del 24 e 25 aprile di quest’anno sono state la dimostrazione della separatezza che intercorre tra il sinistro antifascismo istituzionale e quello quotidiano di chi non si rifugia in un’identità stantia priva di sostanza e attinenza alla realtà.

Immagine di copertina per il post
Antifascismo & Nuove Destre

Puntata speciale 25 aprile: resistenze di ieri e di oggi.

In questa puntata del 25 aprile dell’informazione di Blackout abbiamo voluto sottolineare il legame forte e prioritario che ha la resistenza palestinese oggi con le possibilità che si aprono anche alle nostre latitudini.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Sui fatti di ieri, rispondiamo ai Ministri.

Sui fatti di ieri, tutti i ministri presenti si sono spesi in dichiarazioni abbastanza perentorie e retoriche ai giornali, come al solito ribaltando la realtà e ricostruendo uno scenario molto fantasioso su quelle che sono state le dinamiche della piazza di contestazione.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Tamburini di guerra

Mentre gli stati continuano ad ammassare armamenti il tentativo di condizionamento dell’opinione pubblica sull’inevitabilità della guerra raggiunge nuove vette, tra giornalisti che lodano i benefici per l’economia dell’industria delle armi, propaganda nelle scuole e proposte politiche scellerate.