India, proteste e cortei degli universitari dopo il suicidio di uno studente attivista
Rohith apparteneva all’Ambedkar Students Association, collettivo universitario di sinistra che si occupa di combattere la discriminazione contro le minoranze dell’India di oggi (lo stesso studente suicida proveniva da una famiglia di Dalit, i “fuori casta”). Negli ultimi mesi il collettivo aveva organizzato una serie di iniziative mal viste dall’amministrazione universitaria, che in un caso erano sfociate anche in scontro aperto con gli studenti appartenenti a un’associazione di destra nazionalista. Proprio questo episodio sembra essere stato preso a pretesto dall’amministrazione per decidere la sospensione di 5 studenti dell’Ambedkar Students Association, tra cui Rohith Vemula; una decisione presa su indicazione del ministero delle HRD (Human Resource Development), che ha duramente condannato l’attività politica del collettivo.
Così, i 5 studenti dell’Università Centrale di Hyderabad da inizio gennaio si sono visti negare l’accesso alle strutture universitarie (escluse le aule di lezione) e sono stati espulsi dalle loro stanze nel dormitorio del campus. Di fronte a questa decisione discriminatoria e tutta politica da parte dell’amministrazione universitaria, i 5 attivisti hanno dormito all’aperto per giorni in segno di protesta, trovando il supporto e la solidarietà di molti altri studenti e associazioni universitarie.
Nella giornata di lunedì, a poche ore dalla diffusione della notizia del suicidio di Rohith, migliaia di studenti hanno preso le strade della capitale indiana, muovendosi in corteo in direzione del Shastri Bhawan, edificio governativo che ospita molti ministeri (tra cui quello delle HRD), pretendendo risposte chiare da parte del ministro Irani sulla vicenda e denunciando le responsabilità delle autorità accademiche e politiche nel suicidio del giovane studente. All’arrivo del corteo di fronte al ministero, i manifestanti hanno iniziato a rimuovere le barriere metalliche che erano state poste attorno all’edificio, scontrandosi con la polizia che ha aperto gli idranti sugli studenti. Decine di loro sono stati arrestati (alcune fonti parlano di 70 persone, altre di 115) e caricati a forza sui pullman delle forze dell’ordine.
Dopo gli scontri di lunedì, in questi giorni la protesta contro la morte di Rohith Vemula prosegue e si sta allargando a tutti i campus universitari del paese, sollevando un’ondata di rabbia contro un sistema educativo profondamente escludente e discriminatorio che punisce e mette a tacere chi si batte per cambiare questo stato di cose.
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