InfoAut
Immagine di copertina per il post

La guerra energetica sulla testa dei popoli

||||

Ecco che le esigenze militari dell’Occidente a guida USA mettono definitivamente lo scarpone sul terreno dell’economia e della condizione delle classi popolari europee.

Il price cap contro l’interruzione delle forniture: la guerra si combatte in molti modi, non solo sul campo, ma a pagare sono sempre i popoli ed i territori.

Siamo di fronte ad una nuova escalation della guerra ibrida che si combatte sul campo in Ucraina, ma più in generale, attraverso molti altri strumenti (dalla rete alla geoeconomia), su dei fronti sempre più allargati.

L’annuncio del price cap (cioè di un tetto sul prezzo del petrolio russo) da parte del G7 ha subito scatenato la reazione dei poteri russi che hanno interrotto i flussi del gasdotto Nord Stream 1. La Presidente della Commisione UE Ursula Von der Leyen ha affermato inoltre che ritiene sia tempo di estendere il price cap anche al gas russo.

Il price cap sul gas è una misura che fin dall’inizio della guerra aveva visto un certo sostegno tra i paesi del Sud Europa (tanto che in Spagna e Portogallo era già stato adottato con il consenso dell’UE), ma che vedeva diversi scettici in ambito nord-europeo. Non bisogna dimenticare però che l’aumento dei prezzi dell’energia era iniziato precedentemente rispetto allo scoppio della guerra, che è un aumento in gran parte derivato dalla speculazione sui mercati.

La misura adottata dal G7 sul petrolio e fortemente voluta dagli Stati Uniti ha un duplice obbiettivo, da un lato tentare di rendere efficaci le sanzioni contro la Russia e dall’altro mantenere saldo il fronte degli alleati occidentali che con l’aumento del prezzo dei combustibili fossili si apprestano a vivere una recessione dai contorni ancora non ben definiti. Il rischio di un’Europa spaccata di fronte alla crisi avrebbe potuto generare conseguenze imprevedibili, dunque la necessità di rimettere in ordine la truppa e consolidare la frattura definitiva tra est ed ovest. Cioè tentare di agire di fatto una disconnessione dell’economia energetica tra i blocchi che sia effettiva. Come da copione (e lo diciamo senza alcuna simpatia per i putinisti) la Russia ha reagito annunciando un blocco della vendita di petrolio nei confronti dei paesi che aderiranno e di fatto lo sta praticando sul gas chiudendo il Nord Stream 1, non ci è dato sapere per quanto tempo.

L’Europa diventa sempre più a tutti gli effetti il campo di battaglia di questa guerra ibrida. Al momento non ci è dato sapere quali potrebbero essere le conseguenze sul nostro paese di un’interruzione di flussi del gas russo nel caso in cui si verificasse effettivamente, ma considerando le nostre dipendenze e la scarsa volontà di diversificare dalle fonti fossili, potremmo confrontarci con scenari inediti dati dalla scarsità energetica. Un discorso simile vale anche per la Germania. Per quanto riguarda il petrolio si tenga conto per esempio che solo nel mese d’agosto l’Italia ha aumentato l’acquisto di riserve di greggio dalla Russia del 400 %, probabilmente anche in vista dell’esito di questo vertice, il che la dice lunga.

Ora se ci si attiene alla logica della teoria dei giochi tanto cara agli economisti da strapazzo una parte significativa dell’Europa è in una posizione lose-lose: per dirla un po’ più alla buona i nostri governanti stanno semplicemente scegliendo di che morte (noi) dovremo morire, ma sempre di morte si tratta. E’ evidente che nel complessivo declino dell’Occidente senile e ormai incapace di produrre una grande strategia di lungo termine, un declino ancora più palese è quello delle classi dirigenti europee totalmente incapaci di pensare una progettualità autonoma neanche nel più gretto senso capitalista.

Tutti i desiderata di un Green New Deal, di una transizione energetica compatibile con il capitalismo si sono rivelati per quello che sono, fumo negli occhi di fronte ad una guerra in cui sono ancora le fonti fossili ad essere tra i nodi centrali della contesa. Ad ammetterlo senza troppa remore è persino un vate del Green Capitalism a stelle e strisce come Elon Musk. Il loro modello di sviluppo è questo: oro nero e sangue (possibilmente il nostro), e non cambierà se non saremo noi a cambiarlo. In questo chiaroscuro o nasce una forza in grado di immaginare traiettorie per un futuro diverso o questa classe dirigente ci getterà nel baratro al ritmo di una marcetta.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

energiaG7guerraUsa

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ci stanno preparando alla guerra. E lo fanno contro di noi

Se militarizzano la società e ci chiamano nemici, la risposta è una sola: disertare la loro guerra, sottrarsi alla paura, spezzare il linguaggio che la legittima, difendere lo spazio vivo del dissenso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Venezuela: gli Stati Uniti rivendicano un atto di pirateria nei Caraibi

“Bene, lo teniamo, suppongo”, ha affermato Donald Trump dopo essere stato consultato dai giornalisti sull’uso del greggio della petroliera sequestrata di fronte alle coste del Venezuela.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Regione Sardegna apre all’ampliamento della fabbrica di bombe RWM

La fabbrica RWM da anni attiva in Sardegna in una porzione di territorio, il Sulcis, di proprietà della tedesca Rheinmetall, vedrà molto probabilmente il via libera per il suo ampliamento.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il fumo di Gaza oscura le fiamme della Cisgiordania: il Progetto Coloniale reso permanente

Mentre gli occhi internazionali sono puntati su Gaza, Tel Aviv sta portando avanti la sua più aggressiva campagna di Pulizia Etnica e furto di terre nella Cisgiordania Occupata dal 1948.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ucraina, prof Carpi: “Gli accordi veri saranno saranno sugli interessi riguardanti la futura ricostruzione”

“Ho poca fiducia che l’Europa possa effettivamente svolgere un ruolo di mediazione; gli europei stanno procedendo in ordine abbastanza sparso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Contro la falsa “pace” – Manifestazione regionale piemontese

In Palestina la Pace di Trump non è mai esistita, sono state oltre 400 le violazioni della tregua compiute da Israele

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Torturato Marwan Barghouti

Il noto prigioniero politico palestinese Marwan Barghouti è stato aggredito brutalmente dalle guardie carcerarie israeliane, secondo le informazioni trasmesse alla sua famiglia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Libano: oltre 10 mila violazioni dalla tregua da parte di Israele

In queste settimane si sono verificati nuovi bombardamenti in Libano, in particolare nel sud, mentre si registrano droni che sorvolano la zona e che hanno lanciato esplosivi in diverse città come nel caso di Aitaroun, con la scusa di voler colpire Hezbollah.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Germania: “Non siamo carne da cannone”, sciopero studentesco contro il servizio militare. Il Bundestag approva la leva

Nuova giornata di sciopero contro il servizio militare da parte di studenti e studentesse tedeschi, mentre si votava nelle aule del Bundestag la riforma della leva del governo di Friedrich Merz.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Bulgaria: cade il governo dopo le proteste. Quali scenari?

Giovedì il primo ministro della Bulgaria Rosen Zhelyazkov ha annunciato le sue dimissioni.

Immagine di copertina per il post
Culture

Emilio Quadrelli, un comunista eretico contro la guerra

Non vi può essere alcun dubbio che tutto il percorso intellettuale e politico di Emilio Quadrelli, scomparso nel 2024, si situi interamente nella scia dell’eresia.

Immagine di copertina per il post
Culture

Le guerre del Nord e il futuro degli equilibri geopolitici ed economici mondiali

A ben guardare, però, lo scontro apertosi ormai da anni, per il controllo delle rotte artiche e delle materie prime custodite dal mare di ghiaccio che corrisponde al nome di Artico ricorda per più di un motivo la saga della corsa all’oro del Grande Nord che l’autore americano narrò oppure utilizzò come sfondo in molti dei suoi romanzi e racconti.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

I tatuaggi di Pete Hegseth, l’America Latina e la guerra che viene

Mentre scriviamo queste righe il Presidente degli Stati Uniti dichiara unilateralmente chiuso lo spazio aereo sopra il Venezuela.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Sciopero generale e cortei nazionali: di nuovo decine di migliaia in piazza in tutta Italia

La due giorni di mobilitazioni del 28-29 novembre contro la finanziaria di guerra ed il genocidio del popolo palestinese ha nuovamente portato in piazza decine di migliaia di persone da nord a sud.