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La lunga lotta del ejido San Isidro

La foto ci mostra Irma, Rosi e Trini, custodi della vita e dei semi, custodi della quotidianità e del senso politico, ovverosia il futuro del ejido San Isidro, a Jalisco, Messico: dopo 83 anni di lotte sono riuscite a recuperare le terre reclamate alla società Nutrilite, filiale di Amway, che per anni ha tenuto occupati 280 ettari del loro territorio.

Di Silvia Riberio

Editoriale del n°113 della Revista BiodiversidadLA, traduzione di ECOR Network

Sorridono, perché non è poca cosa aver combattuto per tanti anni, mantenendo il loro lavoro comune, non solo per difendere i propri diritti agrari, ma anche per difendersi dall’agrobusiness, dalla stessa Monsanto, che ha un campo sperimentale nelle vicinanze della comunità. Difendere la loro dimensione dal progresso della cultura dei prodotti agrochimici, dei semi ibridi, mentre l’ejido si impegna a difendere il suo mais autoctono, la propria visione contadina della sua produzione alimentare, e questo ora implica far crescere modalità agroecologiche che restituiscano loro la memoria della loro agricoltura tradizionale.

Così va il mondo. L’America Latina, per ora, si sta difendendo dagli organismi geneticamente modificati. In particolare Argentina e Brasile, che stanno lottando duramente contro il grano transgenico che avanza impunito, adesso anche con l’impulso della scusa della guerra in Europa e la presunta carenza di grano ucraino e con le speculazioni delle aziende che promuovono le versioni GM.

La lotta in tutto il continente è diretta contro l’agricoltura industriale, con i suoi pacchetti di fattori produttivi e le sue sementi da laboratorio, il suo mais “migliorato”, e la sua guerra di marginalizzazione contro i popoli.

Ecco perché è così importante che ci siano vittorie, o sforzi che, prima di arrivare a compimento, sono già conquiste, come il freno popolare alla Legge sulle Varietà Vegetali in Honduras, sotto l’egida della nuova presidente dell’Honduras, Xiomara Castro, e la nuovissima Costituzione cilena che, dopo un lungo processo partecipativo, è giunta a formulazioni che potrebbero migliorare le condizioni del popolo cileno, e che pur non avendo avuto l’approvazione dal referendum, ha già gettato i semi di profondi cambiamenti nella società cilena, che saprà sempre che la gente stessa, proveniente da diversi settori, sia dalla campagna che  dalla città, può determinare il proprio futuro se gli viene proposto e se l’organizzazione cresce in forza e coesione, con argomenti costruiti s’un reale tessuto di saperi e ragioni.

La biodiversità celebra questi processi e mette in guardia dagli attacchi che le brava gente continua a subire nel mondo. Siamo qui per questo. Per essere una finestra e un amplificatore del loro desiderio di giustizia.


La lunga lotta del ejido San Isidro
di Silvia Ribeiro

Questo 14 luglio, l’ejido San Isidro, Jalisco, ha raggiunto un traguardo storico nella sua lotta per la terra, recuperando finalmente la proprietà di 280 ettari (più della metà della terra dell’ejido), che rivendicava da più di 80 anni. La transnazionale statunitense Amway (che in Messico si chiama Nutrilite) che occupa questo territorio, ha annunciato che presenterà ricorso.

L’ejido San Isidro è nato nella lotta. Già nel 1936 un gruppo di contadini e lavoratori rurali del comune di San Gabriel chiesero al governo terre su cui vivere e lavorare. Nel 1939, il governo di Lázaro Cárdenas concesse loro 536 ettari, ma 280 non furono mai consegnati. A causa di successive manovre di funzionari, truffe legali, falsi proprietari e prestanomi, quella terra finì per essere occupata da Amway-Nutrilite.

Gli ejidatarios di San Isidro non hanno mai rinunciato ai loro diritti: da quattro generazioni che lottano per recuperare la loro terra. Con il sostegno del Collettivo per l’Autonomia, hanno presentato il loro caso all’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 2017 e al Tribunale Permanente dei Popoli nel 2012, processo in cui tutto l’ejido si organizzò per ospitare un’udienza del tribunale che collegò le lotte dei contadini, dei lavoratori giornalieri e delle comunità contro le agroindustrie transnazionali che hanno invaso la regione.

Hanno raggiunto diversi traguardi legali grazie all’opera dell’avvocata Carmen Figueroa González, per ordine della Segreteria della Riforma Agraria nel 1993, 1998 e 2022 di dare seguito alla risoluzione presidenziale originale e restituire i loro 280 ettari. Dovevano ricevere la restituzione delle loro terre il 30 giugno, ma quel giorno le autorità statali hanno nuovamente ritardato l’adempimento, facendo solo una demarcazione dell’area. Non avendo completato la consegna del certificato di proprietà agli ejidatarios, hanno lasciato ad Amway-Nutrilite una possibilità, che l’azienda ha utilizzato per ritardare ulteriormente la consegna, pianificando già il suo ricorso.

Amway, una delle più grandi società di vendita diretta al mondo, vende integratori alimentari, cosmetici e nutriceutici, alcuni dei quali con certificazione biologica. Secondo quanto hanno riportato lavoratori dell’azienda e gli ejidatarios, in una recente ispezione di un certificatore internazionale, sono stati trovati residui agrochimici nell’area dichiarata biologica, per la quale è stata imposta la sospensione della produzione in oltre 100 ettari. Un esempio dell’etica dell’azienda, che non si è fatta scrupoli a mentire su questo tema e probabilmente su molti altri, come la contaminazione e le condizioni di lavoro dei lavoratori giornalieri.

Alla fine, il 14 luglio, l’ejido ha ricevuto il certificato di proprietà dei 280 ettari, 120 a consegna immediata e il resto in sei mesi, come risultato del mancato completamento dell’iter del 30 giugno. Affermarono che avevano bisogno di istallare coltivazioni e infrastrutture su 160 ettari, sebbene la maggior parte di quell’area non era coltivata nell’ultimo giorno di giugno.

La legge agraria applicabile al caso prevede la fissazione di termini per quanto riguarda il raccolto e le infrastrutture da parte del possessore, il quale però deve consegnare immediatamente la terra qualora questa risulti inutilizzata. Con il ritardo dato dalle autorità, Amway ha riferito il 13 luglio di aver piantato 121 ettari il giorno prima.

In sessioni delle Nazioni Unite per stabilire un trattato vincolante sulle transnazionali e sui diritti umani, quello di Amway-Nutrilite è stato considerato un caso di abuso che viola molteplici diritti degli ejidatarios di San Isidro. Vi è una violazione del diritto alla proprietà, alla dignità – per mancanza di terra, alcuni ejidatarios hanno dovuto lavorare per l’azienda come giornalieri sulla propria terra –, al diritto all’acqua – che l’azienda monopolizza con vari pozzi e dighe –, al libero transito nella propria terra, e altri ancora. L’azienda utilizza anche cannoni antigrandine, che tolgono la pioggia necessaria alle coltivazioni dell’ejido. Oltre ad appropriarsi della terra, Amway-Nutrilite è responsabile di molteplici attacchi diretti e indiretti alla vita e alla sussistenza dell’ejido di San Isidro.

In un messaggio del commissariato ejidal del 13 luglio, si chiede solidarietà per la loro lotta contro questa potente transnazionale e per la difesa della vita e della Madre Terra, invitano coloro che li accompagnano da molti anni a sostenere questa fase finale e prestare attenzione affinché la consegna avvenga in maniera ferma e pacifica. Allo stesso tempo, avvertono della comparsa di gruppi esterni all’ejido, che si sono infiltrati come solidali, seminando discordia e divisione all’interno dell’ejido per indebolirli, favorendo così la impresa. Invitano a non cadere in queste provocazioni e ad affermare la storica lotta comunitaria dell’Ejido San Isidro, portata avanti da 83 anni a questa parte e quattro generazioni.

Rimangono 160 ettari occupati che l’azienda deve consegnare entro l’anno. La lotta a San Isidro non è solo per la terra, è un esempio di come, nonostante tanti attacchi su così tanti fronti e per così tanto tempo, l’ejido abbia lavorato per mantenere le assemblee, lo spirito comunitario, il rapporto con la natura, con le generazioni passate e future. Situati nella difficile regione della pianura in fiamme, come la chiamava Juan Rulfo, sono parte viva del cuore del mondo. Meritano tutto il nostro riconoscimento, solidarietà e attenzione.

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